martedì 31 gennaio 2012

Il Cassiere della ex Margherita e senatore PD si frega 13 milioni


Ex Margherita, il tesoriere vuole patteggiare
Luigi Lusi ha ammesso le proprie responsabilità, ossia di essersi appropriato del denaro del partito attraverso decine di bonifici destinati a se stesso e ad una società a lui riconducibile. E sarebbe pronto a restituire 13 milioni. Rutelli: "Siamo incazzati e addolorati" 

Bersani: "Se responsabile lo sospendiamo"
Bersani!!!! ma come: "Se colpevole, sospeso dal partito".... 
- il sen. Lusi è reo-confesso! 
- e poi, per essere buttati fuori dal partito, cosa bisogna fare?

EMILIANO BRANCACCIO SCRIVE ALLA FORNERO


domenica 29 gennaio 2012

Lettera alla mia ex-professoressa, Elsa Fornero


Mentre Eugenio Scalfari scrive una lettera a Susanna Camusso per esortarla a sostenere la causa della flessibilità del lavoro c
on argomenti analiticamente discutibili, io mi permetto di scrivere alla mia ex professoressa Elsa Fornero, attuale ministro del Lavoro e del Welfare.

Elsa Fornero è stata la mia docente di Macroeconomia nel 1998, durante i corsi del Master in Economics del CORIPE Piemonte di Torino, l’attuale Real Collegio. Ricordo una donna chiara, determinata, volitiva, capace di introdurci con perizia ad “Understanding Consumption” di Angus Deaton e ai relativi problemi della cosiddetta “ottimizzazione intertemporale”. Se ci imbattevamo in un esercizio più ostico del solito, Fornero amava spronarci con un monito, una curiosa mescola di americanismo e spirito mediterraneo: “It’s up to you”, ci diceva, con l’aria un tantino materna, nonché lievemente marziale, di chi ha fiducia ma al tempo stesso si attende molto dai suoi studenti.
Dal canto nostro non eravamo una classe agevole… Devo dire che tra noi regnava un notevole scetticismo, riguardo ai modelli neoclassici di ottimizzazione  intertemporale. Facendo parte di una delle ultime generazioni “eterodosse” di dottorandi, eravamo stati abituati a guardare con sospetto ad analisi che davano per scontato che il livello del reddito nazionale fosse sempre quello di piena occupazione, e che si limitavano ad esaminare solo il modo in cui la popolazione potesse ripartire quel reddito tra consumo presente e risparmio per il consumo futuro. Fornero tuttavia non sfuggì ai nostri rilievi critici: riconobbe che i modelli che studiavamo erano delle mere astrazioni concettuali, e che nella realtà il problema keynesiano della carenza di domanda effettiva e della conseguente disoccupazione mantiene tutta la sua rilevanza.

LA RISPOSTA DELLA CAMUSSO A SCALFARI


Quante differenze dagli anni di Lama
oggi la precarietà è il primo problema

di SUSANNA CAMUSSO 
CARO DIRETTORE, nel suo editoriale di ieri Scalfari  cita un'intervista a Luciano Lama, della quale si tralascia di ricordare le affermazioni sui profitti e sulla funzione "programmatica" dell'accumulazione che è fondamentale nel pensiero di Lama, e nella svolta dell'Eur.

La Cgil oggi, come Lama ieri, mette al centro occupazione e lavoro, ma mentre allora i salari crescevano, anche se molto erosi dall'inflazione, oggi siamo alla perdita sistematica del loro potere d'acquisto e ciò rappresenta una ragione importante della recessione in atto. La distribuzione del reddito tra profitti e retribuzioni non aveva lo squilibrio di oggi. Tutti, ormai, leggono in questa diseguaglianza la ragione profonda della crisi che attraversiamo e il motivo per cui le politiche monetariste non ci porteranno fuori dal guado.

La diseguaglianza è dettata dallo spostamento progressivo dei profitti oltre che a reddito dei "capitalisti", a speculazione (o si preferisce investimento?) di natura finanziaria. Così si riducono, oltre che la redistribuzione, anche gli investimenti in innovazione, ricerca, formazione e in prodotti a maggior valore e più qualificati.

Senza investimenti, si è scelto di produrre precarietà, traducendo l'idea di flessibilità invece che nella ricerca di maggior qualità del lavoro, di accrescimento professionale dei lavoratori, in quella precarietà che ha trasferito su lavoratori e lavoratrici le conseguenze alla via bassa dello sviluppo. In sintesi: lo spostamento sui lavoratori dei rischi del fare impresa.

LA LETTERA DI SCALFARI ALLA CAMUSSO


Una lettera per la Camusso
che viene da lontano

EUGENIO SCALFARI
Quando il sindacato mette al primo posto del suo programma la disoccupazione vuol dire che si è reso conto che il problema è angoscioso e tragico e che ad esso debbono essere sacrificati tutti gli altri obiettivi. Per esempio quello, peraltro pienamente legittimo per il movimento sindacale, di migliorare le condizioni degli operai occupati. Ebbene, se vogliono esser coerenti con l'obiettivo di far diminuire la disoccupazione, è chiaro che il miglioramento delle condizioni degli operai occupati passa in seconda linea.

La politica salariale nei prossimi anni dovrà essere molto contenuta e il meccanismo della cassa integrazione dovrà esser rivisto da cima a fondo. Non possiamo più obbligare le aziende a trattenere un numero di lavoratori che supera le loro possibilità produttive, né possiamo continuare a pretendere che la cassa integrazione assista in via permanente i lavoratori eccedenti. La cassa può assistere i lavoratori per un anno e non oltre salvo casi eccezionalissimi che debbono essere esaminati dalle commissioni regionali di collocamento. Insomma, mobilità effettiva della manodopera e fine del sistema del lavoro assistito in permanenza. Si tratta d'una svolta di fondo. Dal 1969 in poi il sindacato ha puntato le sue carte sulla rigidità della forza-lavoro, ma ora ci siamo resi conto che un sistema economico aperto non sopporta variabili indipendenti. I capitalisti sostengono che il profitto è una variabile indipendente.
I lavoratori e il sindacato, quasi per ritorsione, hanno sostenuto che il salario e la forza-lavoro sono variabili indipendenti.  Sono sciocchezze perché in un'economia aperta le variabili sono tutte dipendenti una dall'altra.
Se il livello salariale è troppo elevato rispetto alla produttività, il livello dell'occupazione tenderà a scendere e la disoccupazione aumenterà perché le nuove leve giovani non troveranno sbocco. Naturalmente non possiamo abbandonare i licenziati al loro destino. Il salto che si fa ammettendo il principio del licenziamento degli esuberi e limitando l'assistenza della cassa integrazione a un anno è enorme ed è interesse generale quello di non rendere drammatica ed esplosiva questa situazione sociale. Perciò dobbiamo tutelare con precedenza assoluta i lavoratori licenziati.

GIORNALISTI DI GRAN CLASSE

SE CI CLICCATE SU SI INGRANDISCE E LEGGETE MEGLIO

domenica 29 gennaio 2012

IL PDL MINACCIA DI FAR CADERE IL GOVERNO SE TOCCA LA PRESCRIZIONE

LA PRESCRIZIONE ALL'ITALIANA, GARANZIA DI IMPUNITA' (da il Fatto)


Solo a volerlo ammettere, la questione è semplice. In Italia la giustizia penale non funziona perché una parte importante di coloro i quali sono chiamati a fare le leggi non vogliono che funzioni o, nel migliore dei casi, non possono farla funzionare. E questa non è un’opinione, è un fatto. Dimostrato da quanto è accaduto negli ultimi 25 anni.
Il problema è che lo sanno anche le decine e decine di parlamentari condannati, indagati o salvati da prescrizione e amnistia che, assieme ai loro avvocati, siedono a Montecitorio o Palazzo Madama. A partire da quei fedelissimi di Silvio Berlusconi che oggi dicono: se si tocca la prescrizione il governo cade.

A gente come loro una giustizia che funzioni non conviene. Perché ai capponi puoi chiedere tutto, ma non di festeggiare il Natale.


venerdì 27 gennaio 2012

Fiaccolata 26 gennaio a Firenze

SE NON ORA QUANDO Firenze ieri ha preso parte alla fiaccolata nazionale contro la violenza sulle donne, in memoria di Stefania Noce (e di tutte le altre!)
Ecco alcune immagini:





giovedì 26 gennaio 2012

Una parabola buona per tutti


Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese: «Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno»
Dio condusse il sant'uomo verso due porte.
Ne aprì una e gli permise di guardare all'interno.
C'era una grandissima tavola rotonda. Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente, contenente cibo dal profumo delizioso.
Il sant' uomo sentì l'acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato. Avevano tutti l'aria affamata e dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno".

Poi si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì.
La scena che l'uomo vide era identica alla precedente.
C'era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire
l'acquolina in bocca.
Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici. Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro sorridendo.
Il sant'uomo disse a Dio: «Non capisco!»
E' semplice, - rispose Dio, - essi hanno imparato che il manico del cucchiaio è troppo lungo, non consente di nutrire sé stessi.... ma permette di nutrire il proprio vicino.
Perciò hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri!
Quelli dell'altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi...
Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura... la differenza, la portiamo dentro di noi!
Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti ma non per soddisfare l'ingordigia di pochi.

Stasera FIACCOLATA in piazza della Signoria


FIACCOLATA A FIRENZE giovedì 26 Gennaio
Piazza Signoria (angolo via De’ Gondi) ore 19:30

PER STEFANIA NOCE E TUTTE LE ALTRE DONNE

La dichiarazione di voto di Bersani


"Il PD si sta impegnando perché ci sia una piattaforma comune dei progressisti europei, così che nella crisi già si veda finalmente un'Europa come comunità e non solo come tavolo di nazioni". Dichiarazione di voto di Pier Luigi Bersani alla Camera dopo il discorso del premier Monti sulla politica europea dell'Italia - 


Signor Presidente, come si sa noi sosteniamo lealmente e con le nostre idee il Governo Monti, che per noi è un Governo di emergenza e di impegno nazionale. Fuori sacco dirò che al Governo di emergenza formuliamo l'auspicio che voglia presidiare visibilmente emergenze sociali che si mostrano nel Paese; un Paese che deve essere guardato in faccia certamente nell'esigenza di riforma, ma anche nelle difficoltà più immediate ed acute che sta vivendo. Al Governo di impegno nazionale - arrivo al tema di oggi - chiediamo, fra le altre cose, di rimettere in carreggiata il nostro ruolo europeo e di ridarci il nostro profilo europeo, che non è quello di parlare di Europa come se si bussasse alla porta di casa altrui per vedere se qualcuno ce la apre, ma parlarne come si parla della casa comune, che in questo momento sta pericolosamente incrinandosi, parlare da Paese fondatore cioè, che non rinuncia all'obiettivo storico dell'unità federale dell'Europa.

Dentro la crisi, quel grande obiettivo - voglio dirlo semplicemente e chiaramente - rischia di sfuggirci di mano e l'euro rischia di diventare non il nuovo inizio ma la colonna d'Ercole del sogno europeo. Dobbiamo assolutamente reagire, partendo certamente dalle questioni economiche e finanziarie, ma senza fermarci lì. Sul tema economico e della finanza pubblica, al di là delle diplomazie, credo vada detto con chiarezza che questa divisione dell'Europa in buoni e cattivi ci sta portando ad un disastro collettivo.

È vero, dopo l'euro i Paesi più indebitati avrebbero dovuto approfittare del calo dei tassi per aggiustare le cose a casa propria, è vero, e me lo si lasci dire, conti alla mano e per amor di verità, questo fu fatto dai Governi di centrosinistra, che lasciarono, andandosene via, un avanzo primario superiore al 3 per cento. Obiettivamente e conti alla mano non fu fatto dopo e adesso dobbiamo e vogliamo rimediare, ma è altrettanto vero che l'euro è stato un toccasana per dei surplus come quello tedesco. Un grande tedesco, il cancelliere Helmut Schmidt, in un recente discorso che andrebbe letto nelle scuole, secondo me, ha detto: «Gli avanzi di noi tedeschi sono in realtà i deficit degli altri».


E non si dica quindi - come ha detto qualcuno della stessa lingua del Cancelliere, ma non dello stesso spirito - che l'Italia può farcela da sola, perché nessuno ce la fa da solo, e del resto non ce la fece da sola la Germania quando dopo il muro cercò la sua nuova strada. Non fece da sola, fece con l'Europa, e l'euro fu il pegno di un equilibrio che non alludeva solo all'economia ma alla promessa, presa in un momento cruciale, di un destino comune dell'Europa. È quella promessa che è in gioco oggi, e Pag. 96bisogna trovare il modo di dirlo, non meno di questo. E solo cosa da economisti o dei mercati trovare una strada comune? No, non può essere che la più grande piattaforma economica del mondo diventi l'epicentro del problema. Non può essere che il migliore esempio di equilibrio fra economia e società che si è visto al mondo diventi un esempio negativo da cui guardarsi, e non è possibile stare qui col cuore in mano a vedere cosa succede del debito greco, di un Paese che, con tutto il rispetto, ha il 3 per cento del PIL europeo. Non è possibile...

mercoledì 25 gennaio 2012

LA PERDITA DI MEMORIA


LE LIBERALIZZAZIONI DI BERSANI e QUELLE DI MONTI

Nella foga di voler dimostrare che la politica va buttata al macero per far posto a qualche nuovo demiurgo proveniente dall’industria, dalla finanza, comunque dai salotti del potere, alcuni quotidiani hanno cancellato la storia d’Italia in questi ultimi giorni, inneggiando alle liberalizzazioni del governo come alla prima iniziativa di questo genere nel paese, e hanno chiuso gli occhi sulla riflessione che in queste stesse settimane si sta aprendo a livello internazionale sulla necessità di mettere su un nuovo piano il rapporto tra politica ed economia. 

Da L’Unità. Articolo di Bianca Di Giovanni. “Non sappiamo se si tratti di innocenti amnesie, o di una studiata «damnatio memoriae». Sta di fatto che da quando il decreto liberalizzazioni è stato varato venerdì scorso, sui mass media si ripete lo stesso ritornello: finalmente l`Italia ha fatto cose mai viste prima. Qualche ministro (sottaciamo il nome) si attribuisce anche altisonanti primati: queste misure aspettavano da 20 anni. Tutto bene, per carità. Meglio agire che restare fermi come Berlusconi. Male però che si racconti una storia «addomesticata». Dalle cosiddette lenzuolate del governo Prodi non è passato molto tempo: difficile che tutti le abbiano dimenticate. E altrettanto poco credibili appaiono questi inni, dopo un triennio di silenzio assordante su tutti i tentativi, spesso riusciti, di ammorbidire quelle norme. Vale la pena abbozzare un confronto sull`impatto delle misure di allora, rispetto a quelle che ora affronteranno l`esame parlamentare. Tutti ricorderanno i costi di ricarica che i grandi gruppi telefonici imponevano ai clienti. Sono scomparsi con un tratto di penna, consentendo immediatamente un risparmio complessivo valutato in due miliardi di curo. Nessun rinvio a prossimi decreti. Tra le nuove norme si fa fatica a rintracciare una misura tanto vantaggiosa per i bilanci familiari. Da notare che durante la discussione sempre gli stessi giornali erano pieni di fosche previsioni (che non si sono avverate) sul conseguente taglio di posti di lavoro da parte delle compagnie telefoniche....

CROZZA - Ballarò 24/01/2012 -- l'Italia paralizzata

martedì 24 gennaio 2012

PUBBLICA ASSISTENZA TAVARNUZZE

SABATO 11 FEBBRAIO 
dalle ore 16
FESTA del TESSERAMENTO
alla 
PUBBLICA ASSISTENZA di TAVARNUZZE

GIOVEDI' FIACCOLATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE


PER STEFANIA NOCE E PER TUTTE LE ALTRE DONNE

FIACCOLATA A FIRENZE

Giovedì 26 GENNAIO 2012 ore 19,30

PIAZZA DELLA SIGNORIA -Angolo Via de’ GONDI-

FERMIAMO LA STRAGE
127 donne sono morte nel 2010, 139 sono morte nel 2011, 12 sono già state uccise nel 2012.
Sono i numeri delle donne uccise: omicidi che spesso sono la brutta conclusione di una lunga serie di violenze fisiche e psicologiche.
E la strage non si ferma: già a metà gennaio nel 2012 sono state uccise per femminicidio12 donne.

Una delle ultime donne assassinate nel 2011 è Stefania Noce.
Stefania aveva solo 24 anni e viveva in provincia di Catania coltivando molti interessi. Si era impegnata nelle recenti mobilitazioni di donne.
E' stata accoltellata, insieme al nonno, dal suo ex fidanzato.

…..Una storia come moltissime altre.
Una storia di violenza e sessismo che non vogliamo che venga liquidata nelle cronache come delitto passionale…..

Il Comitato Se Non Ora Quando di Catania chiede che “… la morte di Stefania e di tutte le altre donne non venga relegata tra le colonne di cronaca nera di quotidiani incapaci anche loro di riconoscere che la violenza sulle donne e il sessismo sono una questione sociale e politica e come tale deve essere affrontata e discussa”. E propone “… a tutti i comitati sul territorio nazionale di accendere una, dieci, cento fiaccole ...” il 26 gennaio.

FIRENZE RISPONDE ALL'APPELLO
ACCENDIAMO LE NOSTRE CANDELE PER STEFANIA E PER TUTTE LE ALTRE DONNE  VITTIME DI VIOLENZA

NON FACCIAMO SPEGNERE L'ATTENZIONE

27 GENNAIO 2012 : “GIORNO DELLA MEMORIA”



 Il prossimo 27 gennaio si celebra in tutta Europa, per il dodicesimo anno, il “Giorno della Memoria”, istituito in Italia con la legge 211 del 2000, per ricordare la data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz e commemorare la persecuzione, la deportazione, la prigionia e lo sterminio nei campi di concentramento e per non dimenticare tutti coloro che si opposero, pur in campi e schieramenti diversi, al progetto di genocidio, non esitando a salvare altre vite e a proteggere in condizioni difficili i perseguitati, anche a rischio della propria vita.
“E’ fondamentale riuscire – sostiene l’Assessore alle Politiche della Formazione, Francesca Buccioni – a creare momenti comuni, soprattutto per le giovani generazioni, di riflessione e di conoscenza su quanto accadde allora agli ebrei e a tutti i deportati politici e militari, italiani e non, nei campi di concentramento, al fine di conservare viva la memoria di quel periodo della storia europea e del nostro Paese, perché sia scongiurato per sempre il ripetersi di simili tragedie.”

L’Assessorato alle Politiche della Formazione ha messo in programma per i ragazzi delle terze classi della scuola secondaria di primo grado dell’ Istituto P. Levi una mattinata dedicata all’approfondimento di questo argomento: il prossimo 27 gennaio nell’aula polivalente della Scuola D. Ghirlandaio a Tavarnuzze si terrà una rappresentazione teatrale a cura dell’Associazione culturale Teatro delle Stanze dal titolo “MI RICORDO, IO MI RICORDO”

lunedì 23 gennaio 2012

...ed ecco cosa stava scrivendo


Assemblea Nazionale PD
Roma 21 gennaio 2012
Pier Luigi Bersani
Se mi permettete comincerei con un cenno di ricordo e di saluto nell’anniversario della morte di Enrico Micheli, che cade oggi. Per ricordare un amico vero, un pilastro autentico delle politiche di governo del centro-sinistra, una persona gentile, una persona intelligente, spiritosa, simpatica e, credo si possa dire, un democratico ante-litteram. Per tutte queste cose salutiamo ancora una volta Enrico Micheli.
Ora io dico subito che questa è stata una bella discussione. Vorrei far notare che quando non ci sono grandi necessità di posizionamento riusciamo ad essere un gruppo dirigente che si ascolta. Ci sono stati splendidi interventi ma c’è stato molto più ascolto oggi di altre volte. Per quello, per quel motivo. Vorrei dire, inoltre, che abbiamo avuto un Assemblea senza lazzi, frizzi, ricchi premi e cotillon, ma, lo dico anche a chi ha la pazienza di osservarci, questo è un organismo dirigente. Qui non si fanno comizi o cabarèt. Qui si studia per dare la strada giusta ad un grande partito. Poi ci saranno tempo e luoghi anche per i comizi e per gli spettacoli. Credo che ieri abbiamo avuto una raffigurazione molto plastica delle enormi risorse che abbiamo. In termini di protagonismo e di comprensione della materia, dirò così, sui grandi temi europei.
Questo è un asset per noi. Non c’è nessun partito in Italia che, neanche lontanamente, possieda la tematica europea e l’iniziativa europea come il nostro. Oggi il tema è diventato, come si sa, crucialissimo. Io vorrei fermarmi un minuto su una cosa che è stata discussa ieri, senza riprendere tutto il tema ovviamente. Quale domanda, in fondo, è rimasta inevasa ieri? Inevasa perché è difficile darle una risposta, in quanto ognuno dice la sua, ma ancora non ci siamo. Perché l’Europa si è trovata nell’epicentro della crisi? Quando è arrivata la crisi, lo hanno ricordato in tanti(come ad es. Visco), l’Europa stava piuttosto bene rispetto a tante altre parti del mondo. Poi quando è arrivato l’urto della crisi si è scoperto improvvisamente, che cosa? Che l’Europa non aveva le risorse per reagire, a differenza di altre parti del mondo più deboli dell’Europa, che hanno trovato le risorse per farlo. Perché non ha avuto questa forza? Allora Gualtieri diceva: ”non credo si sia trattato solo di un problema istituzionale, cioè per delle istituzioni ancora incoerenti con l’Euro”. Io sono d’accordo con lui. Perché, in fondo, lui ha dimostrato che sarebbe stato possibile reagire più fortemente anche stando dentro i trattati, che pure sono insoddisfacenti. C’è un deficit politico. Non ci sono risorse politiche sufficienti per una politica europea che non sia la sommatoria dei singoli stati. E anche qui, perché non ci sono queste risorse politiche? Io mi do una risposta, non so se sia giusta. Ma io credo che in tutto questo periodo che abbiamo alle spalle, dall’Euro in poi, sostanzialmente, lo dicevo anche un po’ nella relazione, questa frusta della globalizzazione che ha dato a parti del mondo (l’America latina, la Cina) una psicologia acquisitiva, la sensazione che il mondo vada avanti galoppando, ha, invece, dato una frustata micidiale, ha scompaginato quello che abbiamo chiamato il modello sociale europeo.
Che però, attenzione, ....

domenica 22 gennaio 2012

A proposito di pensioni....

Avranno anche versato fior di contributi, ma è immorale o no? Altri paesi hanno tetti pensionistici, non dico a 2.000 euro, ma con 10.000 al mese non ci mangi? Se questi guadagnavano in proporzione, un po' di lesso da parte lo avranno messo, o no? Forse ce la farebbero a sopravvivere... senza considerare che alcuni se non tutti hanno massacrato le aziende che guidavano.


Inaugurato il Fontanello di Tavarnuzze

Sabato 21 ad Impruneta e a Tavarnuzze due nuovi fontanelli sono stati inaugurati alla presenza del sindaco di Impruneta Ida Beneforti, dell'assessore all'Ambiente Filippo Ciolli, dell'assessore all'ambiente della Provincia di Firenze Renzo Crescioli. Nella foto, la cerimonia del "varo" del fontanello a Tavarnuzze.







mercoledì 18 gennaio 2012

ARRIVANO I FONTANELLI!


FONTANELLI DI ACQUA DI QUALITÀ A IMPRUNETA E A TAVARNUZZE

Sabato 21 Gennaio saranno inaugurati a Impruneta due fontanelli di acqua di qualità naturale e frizzante: alle ore 11:00 il fontanello in Piazza Accursio da Bagnolo a Impruneta e alle ore 12:00 quello in Via della Repubblica a TavarnuzzeAll’inaugurazione parteciperanno l’Assessore Provinciale all’Ambiente Renzo Crescioli, il Presidente di Publiacqua Erasmo D’Angelis, il Sindaco Ida Beneforti e l’Assessore all’Ambiente Filippo Ciolli. L’installazione dei due fontanelli è il risultato della collaborazione tra alcuni comuni dell’area fiorentina con Publiacqua e la provincia di Firenze. La Provincia ha infatti erogato un contributo straordinario nell’ambito dei progetti finalizzati alla riduzione dei rifiuti. Publiacqua si occuperà oltre alla realizzazione della loro gestione per assicurare la sicurezza e la qualità dell’acqua che sarà erogata . In un primo periodo tutta l’acqua, sia naturale che frizzante, sarà completamente gratuita, mentre successivamente per l’acqua frizzante sarà previsto il pagamento di una tariffa contenuta per coprire il costo dell’anidride carbonica. Il Sindaco e l’Assessore esternano la loro soddisfazione. “Con questo progetto prevediamo di contribuire significativamente alla riduzione dei rifiuti costituiti dalle bottiglie di plastica e di dare anche un piccolo contributo ai cittadini che potranno risparmiare sull’acquisto di acqua minerale”.

sabato 14 gennaio 2012

A che gioco giocano le agenzie di Rating?



Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch continuano ad abbassare la valutazione del debito dei paesi in crisi, mettendo a rischio la loro stabilità e quella dell'Eurozona. E ora alzano il tiro, minacciando di fare lo stesso con le economie "tripla A".
Jean Quatremer,   Liberatìon

C'è da chiedersi se le agenzie di rating vogliono la pelle dell'euro. Dopo aver declassato negli ultimi 18 mesi il debito pubblico dei paesi periferici della zona euro, assimilandoli in alcuni casi a junk bonds, obbligazioni spazzatura, adesso le agenzie minacciano di dichiarare il fallimento della Grecia. Per quale motivo? Per la semplice ragione che gli stati europei hanno osato pensare a una partecipazione volontaria delle istituzioni finanziarie private (banche, assicurazioni, fondi di gestione e così via) al salvataggio di questo paese. Un modo per impedire una soluzione che permetterebbe di salvare la Grecia da un fallimento che considerano, guarda caso, quasi certo.
E in questo clima di nervosismo dei mercati finanziari, le agenzie si interessano adesso all'esclusivo club degli stati a tripla A, il rating più alto (sono quattordici). E hanno annunciato che nel corso delle prossime settimane la Francia o l'Austria potrebbero perdere, sul più o meno lungo periodo, la loro tripla A che permette di finanziarsi sul mercato a più bassi tassi di interesse
Ma la zona euro non è l'unico obiettivo di questo attivismo frenetico: sullo slancio, le agenzie hanno minacciato di degradare anche Stati Uniti e Gran Bretagna. Molti economisti si chiedono quale sia l'obiettivo delle agenzie. "Se l'attività finanziaria più sicura, il debito americano, non dovesse presentare alcun rischio, beh allora faremmo prima a cambiare il mondo", osserva Laurence Boone, professoressa di economia alla Scuola normale superiore di Cachan (Val-de-Marne). Le agenzie di rating prendono il rischio di destabilizzare il mondo finanziario, che sarà privato di investimenti sicuri, cosa che potrebbe favorire una nuova crisi mondiale.

giovedì 12 gennaio 2012

Consulta respinge il referendum elettorale

No ad entrambi i quesiti

Dopo un giorno e mezzo di camera di consiglio dalla Corte costituzionale una doppia bocciatura. Inammissibili le due richieste presentate dal comitato per l'abrogazione totale della legge Calderoli o solo in parte. Parisi: "Non sono sorpeso, battaglia continua". Di Pietro: "Deriva antidemocratica. Fatto favore al capo dello Stato". Il Quirinale: "Insinuazione volgare e gratuita" 

RICORDATE? VE LO AVEVAMO DETTO (link). 

Passigli, Sartori e gli altri professori avevano preparato quesiti referendari calibrati e compatibili con la possibilità di essere accolti, in quanto avrebbero abrogato la porcata del Porcellum lasciandoci però con una legge elettorale immediatamente utilizzabile. Poi, ci sarebbe stato tempo e modo, con un parlamento decente, di pensare a correttivi. Sono stati accusati di voler tornare al "proporzionale" e altre nefandezze...
Risposero quietamente spiegando che i quesiti proposti da Parisi, Di Pietro e Co. erano destionati a prendere la gente per i fondelli, perché sarebbero stati bocciati inevitabilmente in quanto avrebbero prodotto un vuoto legislativo. Così è stato  (LINK). Adesso i nostri "eroi" Parisi Di Pietro e Co. fingono di cadere dal pero e strepitano accusando a destra e manca. Eppure ve lo avevamo detto (scritto) e spiegato, anche su questo Blog. Dispiace per i cittadini, presi per i fondelli ancora una volta da falsi populisti e cattivi maestri, gattopardi in servizio permanente... perché nulla cambi...

 

martedì 10 gennaio 2012

At my insapute - La sora Cesira

La Sora Cesira sul Ministro Sbadato

ATTENZIONE, ANCORA SU ATAF!

INTEGRAZIONE TARIFFARIA: ATAF CONVERTE GLI ABBONAMENTI ANNUALI IN MENSILI VALIDI ANCHE SUI MEZZI EXTRAURBANI NELLE TRATTE SOVRAPPOSTE
Le richieste di sostituzione dovranno essere presentate ad ATAF alla Sala Clienti Stazione SMN entro il 31 gennaio 2012A seguito delle modifiche al sistema tariffario integrato, Ataf, in via del tutto eccezionale,
comunica che i clienti in possesso di abbonamento annuale di ATAF&Li-nea potranno chiederne la
conversione in abbonamenti mensili per la quota residua, in modo che il titolo sia utilizzabile
sui mezzi extraurbani AMV (autolinee Mugello Valdisieve) e ACV (autolinee Chianti Valdarno) nelle tratte in sovrapposizione, come prevede la legge Regionale 42/98.

La possibilità di viaggiare nelle tratte in sovrapposizione sui mezzi extraurbani con il titolo di viaggio Ataf&Li-nea, infatti, è prevista solo per biglietti di corsa singola e abbonamenti mensili: con il venir meno dell'integrazione tariffaria, chi aveva acquistato l'abbonamento annuale avrebbe quindi dovuto pagare il prezzo pieno del titolo per il mezzo extraurbano.

Convertendo l'annuale in mensile, si può invece viaggiare con il titolo Ataf&Li-nea sulle tratte in sovrapposizione il cui elenco è pubblicato sul sito www.ataf.net insieme al modulo necessario per la conversione.

I possessori di abbonamento annuale (annuale ordinario, working pass e annuale studenti) che
desiderano convertirlo in mensili devono recarsi esclusivamente alla Sala Clienti Ataf di
Santa Maria Novella e chiedere la sostituzione del titolo, presentando e compilando il modulo.

Il valore residuo dell'abbonamento annuale, calcolato alla data di presentazione del modulo,
verrà convertito in titoli mensili (mensile ordinario per working pass e annuale ordinario, mensile studenti per annuale studenti).

Esempio: restituisco il 12 gennaio un abbonamento annuale studenti, che scade il 30/04/2012,
pagato EUR 185. La quota residua è di 55.66 EUR (185/365*110) e dà diritto a 2 abbonamenti mensili
studenti da 23EUR. La differenza di 9.34 EUR o va perduta oppure viene integrata dal cliente con EUR
13.66 e verrà consegnato un terzo abbonamento mensile studenti.

ATTENZIONE! I titoli agevolati (come l'ISEE) non sono convertibili.
Inoltre, poiché l'acquisto dei titoli mensili è più caro rispetto all'abbonamento annuale
unico, la differenza di costo potrà venire rimborsata direttamente dai Comuni di residenza dietro
richiesta dei passeggeri.

Le richieste di sostituzione dovranno essere presentate ad ATAF alla Sala Clienti Stazione SMN (aperta tutti i giorni 7.30-19.30) entro il 31 gennaio 2012 e la sostituzione sarà effettuata immediatamente.

Per ottenere la conversione servono il modulo compilato e l'abbonamento da sostituire. 

COME CHIEDERE I RIMBORSI ATAF-CAP-LINEA


Provincia di Firenze 
TRASPORTO PUBBLICO LOCALE, ONLINE IL MODULO PER I RIMBORSI
Pubblicata anche sul sito della Provincia la modulistica necessaria per ottenere il rimborso per le tratte non più coperte economicamente dal servizio Ataf & Linea. Online anche la tabella con le tratte a tariffa integrata

Pubblicato oggi sul sito della Provincia di Firenze (http://www.provincia.fi.it/notizie/leggi/a/stop-alla-tariffa-integrata-ecco-come-avere-i-rimborsi/ ) il modulo per la richiesta di rimborso per i mesi residuali dell’abbonamento annuale Ataf&Linea nei tragitti non più coperti economicamente. Per poter usufruire del rimborso sarà necessario allegare al modulo di richiesta una fotocopia dell’abbonamento extraurbano acquistato in sostituzione. 

LE TRATTE A TARIFFA INTEGRATA. Da qualche giorno è invece online l’elenco delle tratte di sovrapposizione su cui si potrà continuare a viaggiare con un unico titolo di viaggio di corsa semplice e/o abbonamento mensile. La tabella riporta le 9 direttrici del trasporto pubblico locale interessate dai nuovi provvedimenti, che riguardano alcune tratte ben specifiche.
Se, ad esempio, fino al 31 dicembre 2011 era possibile spostarsi sull’intera tratta Pontassieve-Firenze con un unico titolo di viaggio, d’ora in avanti ciò sarà possibile solo dalla località Le Falle a Firenze, e viceversa.
Un altro esempio concreto è quello della direttrice Pratolino (Vaglia)-Firenze dove si possono utilizzare con il biglietto di corsa semplice e/o l'abbonamento mensile di ATAF&LINEA anche le linee 302, 306 e 307 dei servizi extraurbani di Autolinee Mugello Valdisieve (AMV). Viceversa, con il biglietto di corsa semplice e/o l'abbonamento mensile di AMV si può utilizzare la linea 25 e 25 A di ATAF&LINEA.

giovedì 5 gennaio 2012

Assemblea sulle tariffe dei trasporti


COMUNE DI IMPRUNETA

Si comunica che Lunedì 9 gennaio 2012 alle ore 21.15 presso la Biblioteca Comunale in P.zza Buondelmonti 19/20 si terrà un’assemblea pubblica sulle novità in tema di integrazione tariffaria per il trasporto locale e per le procedura di rimborso messe in atto dal Comune di Impruneta.
Si raccomanda agli utenti viaggiatori di conservare i vari cedolini di abbonamento da allegare alle richieste di rimborso (seguirà apposito regolamento per disciplinare tutta la procedura dei rimborsi). I titolari di abbonamenti Ataf stipulati nell’anno 2011 e validi anche per il 2012 che devono sostituirli solo con un extraurbano, possono già avviare la procedura di richiesta di rimborso all’Ataf.
Si informano infine i cittadini che l’Amministrazione Comunale ha sollecitato le aziende di trasporto affinchè nei primi giorni di applicazione delle nuove tariffe vi sia disponibilità e comprensione nelle procedure di controllo.

L'agenda di Bersani per le riforme


Abbiamo davanti un anno arduo e non semplice da interpretare. Vale forse la pena di "progettarlo" un po', togliendo di mezzo un eccesso di fatalismo. Vorrei cominciare con qualche prima idea. 

1. La scena si apre sull'Europa. Fino ad ora le decisioni sono state deboli. L'agenda da qui a marzo di per sé non rassicura. Nelle opinioni pubbliche è ancora dura come il marmo quell'ideologia difensiva e di ripiegamento che le destre europee hanno coltivato, ricavandone inutili vittorie, e che i progressisti non hanno potuto o saputo contrastare, ricavandone larghe e dolorose sconfitte.

Inutile illudersi. O si mette in comune rapidamente e seriamente la difesa dell'Euro (vincoli di disciplina, strumenti efficaci e condivisi contro la speculazione e per la crescita, politiche macroeconomiche coordinate) o sarà il disastro. Se davvero l'Italia è troppo grande sia per fallire che per essere salvata, allora è troppo grande anche per stare zitta.

È tempo che ciascuno di noi faccia la sua parte in Europa; il Partito Democratico sta lavorando per la piattaforma comune dei progressisti europei. Ma è tempo anche di fare qualcosa assieme, qui in Italia. Governo e forze politiche possono determinare una posizione nazionale. Il Parlamento (che non esiste solo in Germania!) può articolarla e assumerla. Il nostro Presidente del Consiglio può interpretarla e gestirla al meglio. Le idee ci sono e vedo su di esse la possibilità di una larga convergenza.

Il biglietto da visita delle nostre idee in Europa potrebbe essere così concepito: noi continueremo le nostre riforme e ci riserviamo ogni ulteriore iniziativa per rafforzare la nostra credibilità. Ma non faremo più manovre. A chi raggiunge il 5% di avanzo primario che cosa altro si può chiedere? Nel caso, nessuno pensi di trattarci come la Grecia. Come si diceva, siamo troppo grandi e quindi parecchio ingombranti. Se ne tenga conto.

2. Torniamo qui ai nostri compiti. Salvare l'Italia significa, al concreto, contrastare la recessione, produrre crescita e occupazione, dare una prospettiva alla nuova generazione. Salvare l'Italia è possibile solo se cambiamento e coesione si danno la mano. Se coesione e cambiamento diventassero un ossimoro, non ci sarebbe speranza.

L'azione di governo deve dunque possedere un metodo fondamentale e un fondamentale messaggio. Quanto al metodo, emergenza e transizione pretendono una forma particolare di dialogo sociale tale da sollecitare partecipazione e corresponsabilità, salvaguardando comunque la decisione tempestiva. Si può fare e, a parer mio, si deve fare.

Ma voglio sottolineare in particolare il metodo politico. Il Governo troverà la sua forza in un rapporto stabile, permanente e ordinato con i Gruppi Parlamentari; un rapporto da allestire anche nella fase ascendente delle decisioni. Si parli di mercato del lavoro, o di liberalizzazioni, o di politica industriale, di pubblica amministrazione, di immigrazione, di Rai e di cento altri temi, esistono in Parlamento, da ogni lato, idee inevase da anni e non necessariamente divisive.

Dica il Governo il suo piano di lavoro, raccolga dal Parlamento orientamenti e idee e avanzi quindi le sue decisioni e le sue proposte. Noi non pretendiamo il cento per cento di quel che faremmo, e così sarà per gli altri. Ma la trasparenza e la chiarezza servono a tutti. Quanto al messaggio fondamentale, se nell'emergenza è in gioco il comune destino del Paese, si deve innanzitutto promuovere un'idea di comunità degli italiani. Ci si ricordi allora che la solidarietà è la materia prima di una comunità, è ciò che la distingue da una accozzaglia anarchica di interessi.

Se vogliamo farcela, tutti assieme, i riflettori vanno dunque puntati su chi è più in difficoltà. Bisogna predisporre l'aiuto a chi sta vivendo e vivrà le condizioni più difficili, come l'assenza di lavoro, l'insufficienza di reddito o una disabilità abbandonata. Su questo, non ci siamo ancora. Occorre fare di più, cominciando col cancellare qualche inutile asprezza di alcune misure già adottate che suscitano un giusto risentimento.

3. La grande parte delle forze politiche e parlamentari si dichiarano interessate e disponibili ad una iniziativa di riforma delle Istituzioni e della politica
Il Presidente della Repubblica la sollecita autorevolmente. È evidente che un simile percorso significherebbe stabilità per il Governo e maggiore credibilità della politica e delle Istituzioni nella prospettiva della nuova legislatura.

Sto parlando della già avviata adozione di parametri europei nei costi della politica, di riduzione del numero dei Parlamentari, di riforma del bicameralismo, di radicale aggiornamento dei regolamenti parlamentari e, alla luce delle prossime decisioni della Corte, di riforma elettorale. Su tutto questo esistono proposte e appaiono possibili convergenze significative.

Si intende fare sul serio? Intendiamo davvero passare dalle parole ai fatti? Questo pronunciamento tocca innanzitutto ai segretari dei partiti, ovviamente non solo a quelli che hanno votato la fiducia al Governo, ma a partire da loro. C'è poco tempo ed è quindi ora di prendersi impegni pubblici, espliciti e dirimenti.

I tre punti che ho segnalato dovrebbero essere, a parer mio, l'agenda di gennaio. Infine una parola per chi, nel gioco ormai stucchevole fra tecnica e politica, si predispone a promuovere, chissà in quali forme nuove, l'edizione 2012 dell'antipolitica. L'Italia ha già dato.

Per quello che ci riguarda il Partito Democratico ha compiuto un gesto propriamente politico, trasparente e generoso, nel sostenere questa transizione e si predispone ad offrire agli elettori, quando sarà il momento, una proposta riformista e democratica di ricostruzione, alternativa al decennio populista.

Siamo pronti a riconoscere in termini nuovi i codici e i limiti della politica. Anche in questo difficile passaggio, tuttavia, siamo convinti di poterne rafforzare la dignità e l'indispensabile ruolo.

LA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO


REGOLE uniche per le pensioni, regole uniche anche nel mercato del lavoro. È l'obiettivo che si è dato il governo Monti. Dopo quindici anni di flessibilità spinta che ha portato a oltre quaranta tipologie contrattuali (dal lavoro in affitto fino al job on call, una vera giungla contrattuale) e che ci lascia, però, un tasso di occupazione giovanile tra i più bassi d'Europa (circa il 47 per cento contro una media Ue che viaggia intorno al 60 per cento), si è deciso di voltare pagina.  Non un ritorno al passato, ormai improponibile nella competizione globale, ma il tentativo di chiudere la lunga stagione del dualismo nel mercato del lavoro: da una parte i protetti dalle leggi e dai contratti, dall'altra i precari quasi senza leggi e diritti contrattuali.
Le proposte progressiste
Nuovi ammortizzatori sociali, dunque, e nuove regole (omogenee) nel mercato del lavoro, due facce della stessa medaglia.

mercoledì 4 gennaio 2012

L'anno dei Maya


Satira in versi per raccontare l'anno che verrà. Talmente sobrio da portare il governo e tutti gli italiani a lavorare anche in spiaggia. L'euro sparirà e ritroveremo il baratto. Torneranno in campo politici che sembravano scomparsi mentre il San Raffaele si trasferirà nei Caraibi. E alla fine la profezia dei Maya... di MICHELE SERRA

GENNAIO
Vien gennaio. Sobriamente.
Perché questo è il corso nuovo:
che si mangia, mediamente,
due persone con un uovo.
Molto sobri anche nel bere
perché questo è il nuovo corso:
grande o piccolo il bicchiere
se ne beve solo un sorso.
Ci si copre, e basta e avanza,
con un vecchio paletò
che se stringe sulla panza
basta dimagrire un po'.
Il ministro bocconiano
dà l'esempio: in aeroplano
vola a Londra a risuolare
le sue scarpe molto care.

FEBBRAIO
È febbraio. Nevicate
siberiane, che a folate
trasfigurano i passanti.
Son davvero mendicanti
quelle giovani, a Milano
che protendono la mano
per un obolo da poco?
E le unghie rosso fuoco?
E le labbra sifonate?
E le Mini abbandonate
senza benza? E gli Svaroschi
che l'incuria ha reso foschi?
Con il refolo di fiato
che rimane alle tapine
il mistero è rivelato:
"eravamo le Olgettine"....

La grande morìa dei negozi sottocasa

(da La Repubblica-L'Espresso - Inchieste)
ROMA - In quello che per dodici anni è stato il negozio di informatica di Giulio Credazzi, a Roma, non c'è solo una saracinesca chiusa, ce ne sono tre. Perché era un negozio grande, e con molti dipendenti. A un certo punto, però, le cose non sono andate più bene: "Prima è arrivato il centro commerciale, che ha avuto un impatto devastante sulla nostra attività, e così abbiamo cominciato a perdere il 10% l'anno. A un certo punto si è aggiunta la crisi: le perdite si sono sommate, siamo passati dal 30 al 40 al 50%. Per giunta la proprietaria ci ha chiesto un aumento, e allora ho deciso di chiudere". Adesso Credazzi si occupa di servizi informatici, a domicilio: ripara computer, fornisce software, pezzi di ricambio. Il suo negozio è rimasto chiuso: a distanza di due anni, non lo vuole nessuno. I clienti però non mancano e, non essendoci più le spese del negozio, i margini di guadagno sono tornati accettabili.

Anche Roberto Carletti, romano, dopo il fallimento del suo negozio ha cambiato filosofia: "Quando avevo il negozio, aspettavo i clienti. Adesso vado da loro". Carletti era approdato al commercio dopo aver fatto altri lavori: la sua era un'aspirazione coltivata da tanto tempo. Gli è andata male: "Vendevo articoli per la casa, ma in negozio c'era sempre poca gente, poco movimento, poco incasso; l'affitto correva, la merce andava riacquistata, perché era un'attività nella quale bisognava avere sempre tutto: il gioco non valeva la candela". Allora ha chiuso, e a quel punto ha colto al volo un'opportunità offerta dalla Vorwerk Folletto: si è reinventato venditore a domicilio, e adesso, dopo qualche anno, è capovendita, ha alle sue dipendenze sei venditori, ed è entusiasta del suo lavoro.