mercoledì 23 aprile 2014

Teatro Moderno, via Gramsci 5,Tavarnuzze  


Lunedì 28 Aprile ore 21,15

Campagna elettorale del PD per le Elezioni Europee del 25 Maggio 2014

Una campagna elettorale non facile, in cui dobbiamo dare un messaggio di cambiamento, affinché il successo delle forze progressiste e democratiche sia punto di partenza per un Parlamento europeo che possa davvero modificare le politiche volute dai conservatori  in questi anni. 
Per un’Europa  più trasparente, più democratica, più sociale e con una politica più autonoma dai sistemi finanziari.

Ne parliamo con Leonardo Domenici, candidato alle elezioni europee del 25 maggio, attraverso la presentazione del libro che ripercorre il suo impegno nell'attuale legislatura:


"La nostra Europa… non è la loro" 

Ennesima bufala dei Grillini d'Impruneta

Ecco la risposta dell'Arch. Breschi responsabile dei lavori della Piazza di Tavarnuzze all'attacco lanciato a mezzo stampa dal rappresentante dei 5 Stelle nell'Osservatorio sui lavori.  Anziché chiedere e informarsi, il signor Toti ha pensato bene di sparare subito la piazzata... tanto, qualcuno ci crederà!


Firenze 22 Aprile 2014.

Lavori di riqualificazione della piazza di Tavarnuzze e delle aree
adiacenti.

In merito alla richiesta di chiarimenti sulla nuova fondazione stradale in
via della Resistenza, si dichiara che il parziale utilizzo dei materiali non
inquinanti derivanti dalle demolizioni della copertura, ha carattere
provvisorio ed è stato effettuato per allargare il piano carrabile dell’area
di cantiere, allo scopo di creare uno spazio per lo stoccaggio dei materiali
necessari alla formazione dei nuovi marciapiedi.

Tale utilizzo, espressamente richiesto dalla Ditta Ge.co., non sostituisce
in alcun modo la massicciata stradale che verrà eseguita con i materiali e
le modalità del capitolato speciale di appalto, dopo che saranno terminate
le opere di completamento dei marciapiedi e sarà eseguito lo scavo
necessario alla posa della fondazione stradale.

Questa mia precisazione sarebbe stata fornita direttamente al Sig. Riccardo
Toti se avesse avuto la premura di chiederlo, anche in considerazione del
fatto che, nell’ultimo incontro con l’Osservatorio, ho dato la più ampia
disponibilità ad ogni chiarimento, così come ho sempre fatto sin dal 2006
quando è cominciato questo progetto che mi ha portato, in molteplici
occasioni,  a confrontarmi  con la comunità locale, ad incontrare tecnici,
amministratori, categorie e cittadini in genere, al solo fine di ottenere il
miglior risultato, andando ben oltre il semplice dovere professionale.

Il sottoscritto è stato informato di questa vicenda il giorno17, mentre il
18,  il giornale “La Nazione”  riportava le osservazioni del rappresentante
del Movimento 5 Stelle, senza che nessuno si sia curato, per correttezza e
completezza d’informazione, di chiedere un chiarimento al Responsabile del
Procedimento del Comune di Impruneta, al Direttore dei Lavori o al
responsabile dell’impresa, ognuno dei quali avrebbe dato ampie delucidazioni
su questo davvero marginale evento, evitando inutili polemiche.

Nel rinnovare la mia disponibilità a rispondere ad ogni quesito
dell’Osservatorio, porgo i miei più distinti saluti,


                              Arch. Alberto Breschi

martedì 8 aprile 2014

Il pasticcio delle riforme

Il pasticcio delle riforme
8 aprile 2014 - la Repubblica
Stefano Rodotà


fotoRodotà
Ho scoperto in questi giorni di detenere da anni un potere immenso. Faccio parte di un “manipolo di professoroni” (così veniamo graziosamente apostrofati) che è riuscito nell’impresa di sconfiggere le velleità riformatrici di Craxi e Cossiga, di D’Alema e Berlusconi, e oggi intralcia di nuovo ogni innovazione. Usiamo un’arma impropria — “la Costituzione più bella del mondo” — per terrorizzare politici pavidi e cittadini timorati.
So bene che al grottesco, alla mancanza di senso delle proporzioni, all’assenza di informazioni accurate è difficile porre ragionevoli limiti. Ma qualche chiarimento può essere utile, per evitare che venga inquinata una discussione che si vorrebbe seria. Comincio proprio da quel riferimento alla Costituzione più bella del mondo, che viene usato con toni di dileggio e per accusare di testardaggine conservatrice chi critica questa o quella proposta di riforma, o meglio i tentativi di stravolgimento del testo costituzionale. Ora, quelle parole vengono da una fantasiosa uscita di Roberto Benigni, ma non sono mai state la bandiera di chi ha riflettuto sulla Costituzione con la guida di Costantino Mortati e Carlo Esposito, di Massimo Severo Giannini e Leopoldo Elia. Ed è falso che vi sia stato un irragionevole arroccamento intorno all’intoccabilità della Costituzione. È notissimo, invece, che si è insistito sull’obbligo di rispettarne principi e diritti, mentre si avanzavano proposte per una “buona manutenzione” della sua seconda parte. Mi limito a ricordare solo quello che io stesso e molti altri suggerimmo quando il governo Letta si imbarcò nella rischiosa, e fallita, impresa di modificare l’articolo sulla revisione costituzionale. Si disse che sarebbe stato opportuno cominciare subito, senza forzare quell’articolo, dai punti sui quali già si era formato un largo consenso — dunque dalla riduzione del numero dei parlamentari e dal superamento del bicameralismo perfetto, per il quale esistevano proposte ragionevoli, ben lontane da quelle sgrammaticate che circolano in questi giorni. Se quel suggerimento fosse stato seguito, oggi molto probabilmente già avremmo portato a compimento questa significativa riforma.
Facendo una veloce ricerca in rete, non sarebbe stato difficile trovare le molte riforme proposte anche dal mondo di chi critica le riforme costituzionali della fase cominciata con il governo Letta. Invece, tutta l’acribia filologica è stata impiegata per cogliere in flagrante peccato di contraddizione il noto Rodotà, reo di aver firmato nel 1985 una proposta di riforma in senso monocamerale. Purtroppo il ricorso a questo argomento è, all’opposto, la prova evidente di quanto profonda sia ormai la regressione culturale nella quale sono caduti molti che intervengono nella discussione pubblica. Quella proposta veniva fatta in un tempo in cui il sistema elettorale era quello proporzionale, i deputati erano scelti con il voto di preferenza, i regolamenti parlamentari rispettavano i diritti delle minoranze, non prevedevano “ghigliottine”, costrittivi contingentamenti dei tempi, limiti alla presentazione degli emendamenti. Erano i tempi in cui l’ostruzionismo della sinistra fece cadere in prima battuta il decreto con il quale Craxi tagliava i punti di contingenza e il Parlamento svolgeva grandi inchieste come quella sulla loggia P2. Quella proposta (n. 2452 della IX legislatura) era stata scritta da un costituzionalista di valore come Gianni Ferrara e andava nella direzione assolutamente opposta rispetto alla linea attuale. Voleva riaffermare nella sua pienezza la funzione rappresentativa del sistema parlamentare, assicurata da una forte Camera dei deputati che garantiva gli equilibri costituzionali e si opponeva alle emergenti derive autoritarie, alla concentrazione del potere nel governo. Nasceva dall’idea della centralità del Parlamento, rispondeva all’ineludibile diritto dei cittadini di essere rappresentati, che è alla base della sentenza con la quale quest’anno la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del Porcellum. Oggi, invece, l’Italicum deprime la rappresentanza, le proposte relative al Senato sono un pasticcio, e tutto confluisce in un sostanziale antiparlamentarismo, alimentato da artifici ipermaggioritari che fanno correre il rischio di una nuova dichiarazione di incostituzionalità.
Chi cerca proposte sulla riforma del Senato, com’è giusto che sia, può attingerne alla bella intervista su questo giornale di Gustavo Zagrebelsky o al disegno di legge presentato dai senatori Walter Tocci e Vannino Chiti, entrambi del Pd. La verità è che non sono le proposte ad essere mancate. Non si vuol riconoscere che da anni si fronteggiano due linee di riforma costituzionale, una neoautoritaria e una volta a mantenere ferma la logica democratica della Costituzione, senza ignorare i punti dove le modifiche sono necessarie. Ora il confronto è giunto ad un punto critico, ed è bene che tutti ne siano consapevoli.
Chi sinceramente vuole una Costituzione all’altezza dei tempi, e delle nuove domande dei cittadini, non deve cercare consensi con appelli populisti. Deve essere consapevole della necessità di ricostruire le garanzie e gli equilibri costituzionali alterati dal passaggio ad un sistema già sostanzialmente maggioritario. Deve riaprire i canali di comunicazione tra istituzioni e cittadini, abbandonando la logica che riduce le elezioni a investitura di un governo che risponderà ai cittadini solo cinque anni dopo, alle successive elezioni. Ricordate la critica estrema di Rousseau? “Il popolo inglese ritiene di essere libero: si sbaglia di molto; lo è soltanto durante l’elezione dei membri del parlamento. Appena quelli sono eletti, esso è schiavo, non è nulla”. Rousseau è lontano, è impossibile ridurre i cittadini al silenzio tra una elezione e l’altra, perché troppi sono ormai gli strumenti per prendere la parola. Se si vuole sfuggire alla suggestione che la Rete sia tutto, alle ingannevoli contrapposizioni tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta, bisogna lavorare per creare le condizioni costituzionali perché queste due dimensioni possano essere integrate, come già cerca di fare il Trattato europeo di Lisbona. Le proposte non mancano, a partire da quelle sulle leggi d’iniziativa popolare (ne parlo dal 1997, e ora sono arrivate in Parlamento).
Le semplificazioni autoritarie sono ingannevoli, la concentrazioni del potere nelle mani del solo governo, o di una sola persona, produce l’illusione dell’efficienza e il rischio della riduzione della democrazia. Si sta creando una pericolosa congiunzione tra disincanto democratico e pulsioni populiste. Vogliamo parlarne, prima che sia troppo tardi, e agire di conseguenza?
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lunedì 7 aprile 2014

Cordoglio per la morte di Nicoletta Livi Bacci


Dalla Libreria delle Donne all'Associazione Artemisia,dalle case rifugio per donne e bambini alla costituzione della rete DI.Re al premio Nazionale della Solidariteà  Nicoletta Livi Bacci  è stata ed è punto di riferimento per la lotta dei Diritti delle Donne. 


La sua improvvisa scomparsa lascia un grande vuoto nel panorama nazionale delle femministe e di tutte quelle associazioni che operano nel sociale contro la violenza sui minori e sulle donne.

Ci rimane la sua passione, il suo impegno, il suo coraggio, la sua tenacia ,la sua generosità ,il suo grande lavoro per le donne. 

Le donne del PD sono accanto al cordoglio della famiglia.

Portavoce Donne PD FI Metropolitano
Maria Grazia Pugliese



E’ morta a Firenze Nicoletta Livi Bacci, fondatrice, con Catia Franci, dell’associazione Artemisia che si batte da anni contro la violenza sulle donne. A Nicoletta Livi Bacci è stato assegnato anche la massima onorificenza cittadina, il Fiorino d’oro. “Ci ha lasciato una donna intelligente ed appassionata, da sempre impegnata nell’associazionismo in difesa dei più deboli, che ha legato la sua vita alla difesa delle donne”, ha detto il vicesindaco Dario Nardella, esprimendo il suo cordoglio al marito della scomparsa, Massimo Livi Bacci, professore di demografia all’Università di Firenze e senatore Pd nella scorsa legislatura, e ai figli Lorenzo e Caterina. Il presidente della Regione, in rappresentanza di tutta la giunta, esprime il suo profondo cordoglio per la scomparsa di Nicoletta Livi Bacci, una donna che si è intensamente impegnata sul fronte dei diritti delle donne vittime di violenza. Proprio di recente nella sala Pegaso della sede della presidenza regionale si è svolta una importante riunione a cui Nicoletta aveva partecipato. Per mettere a fuoco i problemi e per concordare strategie di contrasto alla violenza e di prevenzione diffuse sul territorio regionale. La scomparsa di Nicoletta Livi Bacci lascia un vuoto che gli impegni presi con lei e con la rete dei Centri antiviolenza sono impegnati a colmare. LE ARTEMISIE “Nicoletta Livi Bacci, socia fondatrice e presidente dell’Associazione Artemisia, ci ha lasciato in eredità la sua forza, passione, determinazione e la sua grande benevolenza”: cosi’ le socie dell’associazione che si batte da anni contro la violenza sulle donne ricordano la loro presidente scomparsa ieri. “E’ stata un punto di riferimento attivo a livello locale e nazionale per tutti i movimenti femministi e le associazioni in difesa dei diritti delle donne, dei bambini e delle bambine e per la lotta contro ogni forma di violenza. Abbiamo condiviso con lei l’impegno nella protezione delle donne e dei loro figli e figlie e l’impegno nella diffusione di una cultura dell’accoglienza, del rispetto e dell’empowerment”, aggiungono le “Artemisie, come ci chiamava lei”, annotano le socie di Artemisia. “La sua esperienza quotidiana nelle case rifugio che Artemisia gestisce, dove sono ospitate donne con i loro figli e figlie che si trovano in estremo pericolo, è diventata per tutte un patrimonio di saperi. Con il suo entusiasmo ha scosso e trascinato le coscienze, tante persone e le istituzioni verso politiche concrete di contrasto alle discriminazioni e per il riconoscimento della libertà e inviolabilità del corpo femminile. Porteremo sempre con noi – concludono – il suo meraviglioso sorriso, la sua seria leggerezza e il suo rigore”. La Vice Presidente del Senato Valeria Fedeli ”Le sue battaglie hanno reso le donne più consapevoli” “Sono davvero addolorata per la morte di Nicoletta Livi Bacci, una donna che si è sempre battuta per i diritti delle donne e la diffusione e l’ affermazione della cultura della parità di genere. Un impegno che, insieme a quello per la difesa e la tutela dei minori, e’ stato sempre al centro della sua vita e delle sue battaglie. Alla sua passione si deve la nascita dell’Associazione Artemisia, che si occupa di donne e minori che subiscono violenza, e ancor prima della Libreria delle Donne di Frenze. Il suo lavoro serio e rigoroso, con il quale ha contribuito a far si che le donne fossero più consapevoli dei propri diritti, le e’ valso il Premio nazionale per la solidarietà. Oggi sento di doverla ringraziare per le tante battaglie che ha portato avanti con dedizione e coraggio”. Associazione Nazionale Legalità e Giustizia: “Una grave perdita, una grande eredità morale” “Apprendiamo con dolore della prematura e improvvisa scomparsa di Nicoletta Livi Bacci, fondatrice dell’associazione Artemisia e membro del Comitato Scientifico della ANLG. Nicoletta Livi Bacci, punto di riferimento di tante associazioni e movimenti per la difesa dei diritti delle donne, ci lascia una grande eredità di impegno, cultura e solidarietà. Grazie all’associazione Artemisia e alle case rifugio create dalla Livi Bacci, sono tantissime le donne in grave pericolo che hanno trovato un rifugio sicuro e un’assistenza per loro stesse e per i loro figli. L’Associazione Nazionale Legalità e Giustizia si unisce al cordoglio per questa grande perdita e vuole esprimere alla famiglia le più sentite condoglianze.” Il cordoglio del presidente Consiglio comunale di Firenze Eugenio Giani Dolore e cordoglio per la morte di Nicoletta Livi Bacci è stato espresso dal presidente del Consiglio comunale Eugenio Giani che ha voluto sottolinerae. “il grande impegno contro la violenza sulle donne portato avanti con determinazione, passione e coraggio. Ad Artemisia – aggiunge Giani- l’associazione dal lei fondata insieme a Catia Franci, Nicoletta lascia una grande eredità e un esempio da portare avanti. Siamo orgogliosi di averle attribuito il Fiorino d’oro, la massima onorificenza della città ”

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E’ morta a Firenze Nicoletta Livi Bacci, fondatrice, con Catia Franci, dell’associazione Artemisia che si batte da anni contro la violenza sulle donne. A Nicoletta Livi Bacci è stato assegnato anche la massima onorificenza cittadina, il Fiorino d’oro.

LE ARTEMISIE
“Nicoletta Livi Bacci, socia fondatrice e presidente dell’Associazione Artemisia, ci ha lasciato in eredità la sua forza, passione, determinazione e la sua grande benevolenza”: cosi’ le socie dell’associazione che si batte da anni contro la violenza sulle donne ricordano la loro presidente scomparsa ieri. “E’ stata un punto di riferimento attivo a livello locale e nazionale per tutti i movimenti femministi e le associazioni in difesa dei diritti delle donne, dei bambini e delle bambine e per la lotta contro ogni forma di violenza. Abbiamo condiviso con lei l’impegno nella protezione delle donne e dei loro figli e figlie e l’impegno nella diffusione di una cultura dell’accoglienza, del rispetto e dell’empowerment”, aggiungono le “Artemisie, come ci chiamava lei”, annotano le socie di Artemisia. “La sua esperienza quotidiana nelle case rifugio che Artemisia gestisce, dove sono ospitate donne con i loro figli e figlie che si trovano in estremo pericolo, è diventata per tutte un patrimonio di saperi. Con il suo entusiasmo ha scosso e trascinato le coscienze, tante persone e le istituzioni verso politiche concrete di contrasto alle discriminazioni e per il riconoscimento della libertà e inviolabilità del corpo femminile. Porteremo sempre con noi – concludono – il suo meraviglioso sorriso, la sua seria leggerezza e il suo rigore”.