domenica 28 luglio 2013

TUTTI CON CÉCILE, CATENA UMANA DI SOLIDARIETÀ ANTIRAZZISTA


(Gad Lerner, La Repubblica)

Adesso basta. Le offese e le minacce contro la ministra Cécile Kyenge non sono più sopportabili. Disonorano il nostro paese e necessitano di una ferma risposta collettiva. E se non ci riescono i vertici dello Stato a espellere i razzisti dalle istituzioni –come purtroppo ha confermato l’inamovibilità del vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, protetto dal suo partito- ciascuno di noi è chiamato a farsene carico.
Il lancio di banane contro una concittadina dalla pelle nera, chiamata dal governo a occuparsi dell’integrazione di milioni di immigrati, ha un nesso inequivocabile con la violenza verbale di chi l’aveva paragonata a un orango. Altri le hanno augurato di subire uno stupro. Hanno appeso manichini insanguinati nei luoghi in cui lei doveva intervenire. Hanno messo in dubbio il suo diritto alla cittadinanza italiana per il fatto di essere nata in Congo. Insinuano che la sua laurea in oculistica la renderebbe inadeguata alla funzione ministeriale. Si lamentano che usufruisca di una scorta di polizia.
Di fronte a queste infamie esprimiamo, certo, ammirazione per il self control mostrato da Cécile Kyenge; e consideriamo elegante il suo sforzo di minimizzare nonostante le continue umiliazioni cui viene sottoposta insieme alla sua famiglia e a tanti altri cittadini che ne condividono il faticoso percorso di vita. Ma se anche lei minimizza, noi non possiamo permettercelo. Mi spiace dissentire da Mara Carfagna: per quanto felice sia la battuta sullo spreco di cibo con cui la ministra ha avuto la prontezza di liquidare a Cervia quel lancio di banane, l’ironia non sarà mai grimaldello sufficiente a controbattere un’azione sistematica d’inciviltà. Illudersi che si tratti solo di pochi “stolti”, parola di Carfagna, è una falsa consolazione. Per favore, non chiudiamo gli occhi di fronte all’evidenza: la pazzesca campagna razzista scatenata contro Kyenge è il condensato di un odio che in Italia si è diffuso anche usufruendo di una prolungata, non più tollerabile, legittimazione dall’alto. Gli “stolti” hanno goduto di comprensione, se non di giustificazione, e così si sono moltiplicati.

martedì 23 luglio 2013

TENERSI QUESTO GOVERNO E' UNA QUESTIONE DI INCENTIVI


di Elisabetta Addis sull’Huffington Post 22 luglio 2013

addis
Noi economisti ragioniamo spesso in termini di incentivi. Cioè di convenienze: andiamo a vedere cosa, a un dato soggetto, conviene fare. Scopriremo che, di solito, lo fa. Quindi, se vogliamo che un dato soggetto faccia una cosa, dobbiamo  “allineare gli incentivi”: cioè, fare in modo che gli incentivi che ha corrispondano con quello che vogliamo che faccia. Gli incentivi devono essere allineati all’obiettivo, se no non si ottiene il risultato. Esempio brutale: ai pompieri bisogna dare contratti a tempo indeterminato, perché, se li paghi per ogni incendio che spengono, qualcuno sarà tentato di fare il piromane.
Questo governo era nato come un governo anomalo, di emergenza, per eliminare il porcellum e darci una legge elettorale da paese civile. Però, fintanto che non fa una nuova legge elettorale, resta a governare e quindi ha potere di decidere su lavoro, IMU, industria, università, dissidenti kazhaki e quant’altro.
Qual è il contenuto di queste decisioni, è variabile, non lo possiamo sapere prima, perché il governo è composto da forze politiche che, su quasi tutto, si sono presentate agli elettori proponendo di fare cose diverse. Il governo non avrebbe mandato per fare null’altro che la legge elettorale. Non ha mandato politico. Però avere il potere, come è noto, piace: i siciliani dicono, “commannare è meglio di futtire”. E il paese ha bisogno di governo: senza governo lo spread cresce! E quindi, ci si è divisi la torta: il Pdl decide sui kazhaki, laddove il ministro è Alfano. Il Pd deciderà su qualcos’altro, laddove i ministri sono suoi.
Questo governo ha tutti gli incentivi a non fare la legge elettorale, perché dopo che la fa, muore. E stessa cosa questo parlamento. Non la si farà fino a che si potrà. Forse si farà dopo il congresso del PD, dopo le elezioni tedesche, quando qualcuno nello schieramento politico penserà, a ragione o a torto, di poter avere un po’ di potere in più. Ma solo forse: perché è duro lasciare il certo per l’incerto. Nel frattempo, chi è ministro e addirittura vicepremier può fare quello che vuole. A meno che naturalmente non si chiami Idem, voglia dare diritti civili ai gay, si mostri indisciplinata rifiutando la sottosegretaria Biancofiore, incappi nella macchina del fango Berlusconiana e voglia fare seriamente il ministro delle Pari Opportunità. Due pesi e due misure.
Caro Letta, le donne della sinistra non hanno abbastanza incentivi a tenersi questo governo. Dovresti darci almeno una buona legge sul cognome della madre, che aspettiamo dai tempi della Finocchiaro alle Pari Opportunità. Degli sgravi per chi assume donne, anche se non giovani, che Monti aveva dato e Giovannini non ha confermato. Un bel portafoglio alla nuova viceministra delle Pari Opportunità, o magari anche una ministra…perché in queste condizioni, non c’è da stupirsi che una noi, la presidente del PD sardo, Valentina Sanna, se ne vada sbattendo la porta. Sono gli incentivi.

LUNEDI' DEMOCRATICO a TAVARNUZZE

Giornata di Festa Democratica a Tavarnuzze. Grazie a tutti gli intervenuti!





domenica 14 luglio 2013

Le proposte di modifica per il prossimo Congresso

Via l'automatismo fra segretario e candidato premier. Congressi dei circoli, di federazione e regionali solo fra gli iscritti e prima di quello nazionale. Elezione del segretario nazionale attraverso l'albo degli «aderenti», non più degli «elettori» del Pd. Dimezzamento dell'assemblea nazionale (da mille a 500 persone) che sarà in parte scelta dai territori. In estrema sintesi è questa la proposta che il responsabile organizzazione del Pd, Davide Zoggia, ha in mente per il prossimo congresso. Una riforma, rispetto ai congressi di Veltroni e Bersani, che necessariamente dovrà passare attraverso la modifica di varie norme statutarie. E quindi dal voto a maggioranza assoluta dei componenti l'assemblea nazionale.   

sabato 13 luglio 2013

NON SI FA Più IL TERMOVALORIZZATORE DI TESTI!

Non c'è una lira, la gente mangia (come Pinocchio nella favola) anche il torsolo e la buccia delle pere, quindi i rifiuti sono meno del previsto e il Piano dei Rifiuti interprovinciale cancella il Termovalorizzatore di Testi. Scherzi a parte, se riusciamo a differenziare e riciclare, ottima cosa e ottima notizia.


giovedì 11 luglio 2013

Il PD e i processi del Cavaliere

Care democratiche, cari democratici,

molte bugie e falsità si stanno diffondendo su ciò che è stato deciso ed è accaduto ieri. E' bene dunque chiarirlo. Dopo l'annuncio della Cassazione che ha fissato il giudizio sul processo Mediaset al 30 luglio, ieri Il Pdl ha chiesto tre giorni di sospensione dei lavori parlamentari. Il Pd si è opposto, perchè questa richiesta era inaccettabile. Cosi come si è opposto alle richieste di sospensioni di due giorni o un giorno dei lavori. A questo punto il Pdl ha richiesto di poter riunire i gruppi parlamentari della Camera e del Senato, nel tardo pomeriggio, dopo il question time del presidente Enrico Letta alla Camera. Analoghe richieste, fatte anche dal Pd e dagli altri gruppi parlamentari, sono sempre state accolte. Se ne è discusso nelle presidenze dei gruppi parlamentari del Pd al Senato e alla Camera. E in entrambi i casi, considerati anche i precedenti e la consuetudine, si è acconsentito.

Far passare questa decisione come un piegarsi del Pd alla volontà del Pdl di protestare contro le decisioni della Cassazione è contro la verità. E' una speculazione politica e una provocazione che si lancia in un momento particolarmente difficile della vita del Paese. Lo dimostra anche il fatto incontrovertibile di un Parlamento regolarmente al lavoro.

Il Pd ha una posizione chiara: non si possono mischiare le vicende giudiziarie personali con la vita del governo. Le sentenze, come ha chiarito il segretario Epifani, si rispettano e si applicano. Su queste posizioni non vi possono essere dubbi, cosi come non ve ne devono essere sulla fermezza del partito: noi abbiamo deciso di sostenere il governo di servizio, l'unico possibile dopo che Grillo e il Movimento 5 Stelle hanno deciso di non utilizzare il consenso popolare ottenuto per un governo diverso. Con lealtà sosteniamo il governo di servizio per realizzare il programma indicato dal presidente Letta: affrontare l'emergenza economica e fare le riforme. Ma non abbiamo paura e siamo pronti ad ogni evenienza. Non consentiremo al Pdl di giocare con la vita del paese.

Luigi Zanda e Roberto Speranza