di Elisabetta Addis sull’Huffington Post 22 luglio 2013
Noi
economisti ragioniamo spesso in termini di incentivi. Cioè di
convenienze: andiamo a vedere cosa, a un dato soggetto, conviene fare.
Scopriremo che, di solito, lo fa. Quindi, se vogliamo che un dato
soggetto faccia una cosa, dobbiamo “allineare gli incentivi”: cioè,
fare in modo che gli incentivi che ha corrispondano con quello che
vogliamo che faccia. Gli incentivi devono essere allineati
all’obiettivo, se no non si ottiene il risultato. Esempio brutale: ai
pompieri bisogna dare contratti a tempo indeterminato, perché, se li
paghi per ogni incendio che spengono, qualcuno sarà tentato di fare il
piromane.
Questo governo era nato come un governo anomalo, di emergenza, per
eliminare il porcellum e darci una legge elettorale da paese civile.
Però, fintanto che non fa una nuova legge elettorale, resta a governare e
quindi ha potere di decidere su lavoro, IMU, industria, università,
dissidenti kazhaki e quant’altro.
Qual è il contenuto di queste decisioni, è variabile, non lo possiamo
sapere prima, perché il governo è composto da forze politiche che, su
quasi tutto, si sono presentate agli elettori proponendo di fare cose
diverse. Il governo non avrebbe mandato per fare null’altro che la legge
elettorale. Non ha mandato politico. Però avere il potere, come è noto,
piace: i siciliani dicono, “commannare è meglio di futtire”. E il paese
ha bisogno di governo: senza governo lo spread cresce! E quindi, ci si è
divisi la torta: il Pdl decide sui kazhaki, laddove il ministro è
Alfano. Il Pd deciderà su qualcos’altro, laddove i ministri sono suoi.
Questo governo ha tutti gli incentivi a non fare la legge elettorale,
perché dopo che la fa, muore. E stessa cosa questo parlamento. Non la
si farà fino a che si potrà. Forse si farà dopo il congresso del PD,
dopo le elezioni tedesche, quando qualcuno nello schieramento politico
penserà, a ragione o a torto, di poter avere un po’ di potere in più. Ma
solo forse: perché è duro lasciare il certo per l’incerto. Nel
frattempo, chi è ministro e addirittura vicepremier può fare quello che
vuole. A meno che naturalmente non si chiami Idem, voglia dare diritti
civili ai gay, si mostri indisciplinata rifiutando la sottosegretaria
Biancofiore, incappi nella macchina del fango Berlusconiana e voglia
fare seriamente il ministro delle Pari Opportunità. Due pesi e due
misure.
Caro Letta, le donne della sinistra non hanno abbastanza incentivi a
tenersi questo governo. Dovresti darci almeno una buona legge sul
cognome della madre, che aspettiamo dai tempi della Finocchiaro alle
Pari Opportunità. Degli sgravi per chi assume donne, anche se non
giovani, che Monti aveva dato e Giovannini non ha confermato. Un bel
portafoglio alla nuova viceministra delle Pari Opportunità, o magari
anche una ministra…perché in queste condizioni, non c’è da stupirsi che
una noi, la presidente del PD sardo, Valentina Sanna, se ne vada
sbattendo la porta. Sono gli incentivi.
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