martedì 23 luglio 2013

TENERSI QUESTO GOVERNO E' UNA QUESTIONE DI INCENTIVI


di Elisabetta Addis sull’Huffington Post 22 luglio 2013

addis
Noi economisti ragioniamo spesso in termini di incentivi. Cioè di convenienze: andiamo a vedere cosa, a un dato soggetto, conviene fare. Scopriremo che, di solito, lo fa. Quindi, se vogliamo che un dato soggetto faccia una cosa, dobbiamo  “allineare gli incentivi”: cioè, fare in modo che gli incentivi che ha corrispondano con quello che vogliamo che faccia. Gli incentivi devono essere allineati all’obiettivo, se no non si ottiene il risultato. Esempio brutale: ai pompieri bisogna dare contratti a tempo indeterminato, perché, se li paghi per ogni incendio che spengono, qualcuno sarà tentato di fare il piromane.
Questo governo era nato come un governo anomalo, di emergenza, per eliminare il porcellum e darci una legge elettorale da paese civile. Però, fintanto che non fa una nuova legge elettorale, resta a governare e quindi ha potere di decidere su lavoro, IMU, industria, università, dissidenti kazhaki e quant’altro.
Qual è il contenuto di queste decisioni, è variabile, non lo possiamo sapere prima, perché il governo è composto da forze politiche che, su quasi tutto, si sono presentate agli elettori proponendo di fare cose diverse. Il governo non avrebbe mandato per fare null’altro che la legge elettorale. Non ha mandato politico. Però avere il potere, come è noto, piace: i siciliani dicono, “commannare è meglio di futtire”. E il paese ha bisogno di governo: senza governo lo spread cresce! E quindi, ci si è divisi la torta: il Pdl decide sui kazhaki, laddove il ministro è Alfano. Il Pd deciderà su qualcos’altro, laddove i ministri sono suoi.
Questo governo ha tutti gli incentivi a non fare la legge elettorale, perché dopo che la fa, muore. E stessa cosa questo parlamento. Non la si farà fino a che si potrà. Forse si farà dopo il congresso del PD, dopo le elezioni tedesche, quando qualcuno nello schieramento politico penserà, a ragione o a torto, di poter avere un po’ di potere in più. Ma solo forse: perché è duro lasciare il certo per l’incerto. Nel frattempo, chi è ministro e addirittura vicepremier può fare quello che vuole. A meno che naturalmente non si chiami Idem, voglia dare diritti civili ai gay, si mostri indisciplinata rifiutando la sottosegretaria Biancofiore, incappi nella macchina del fango Berlusconiana e voglia fare seriamente il ministro delle Pari Opportunità. Due pesi e due misure.
Caro Letta, le donne della sinistra non hanno abbastanza incentivi a tenersi questo governo. Dovresti darci almeno una buona legge sul cognome della madre, che aspettiamo dai tempi della Finocchiaro alle Pari Opportunità. Degli sgravi per chi assume donne, anche se non giovani, che Monti aveva dato e Giovannini non ha confermato. Un bel portafoglio alla nuova viceministra delle Pari Opportunità, o magari anche una ministra…perché in queste condizioni, non c’è da stupirsi che una noi, la presidente del PD sardo, Valentina Sanna, se ne vada sbattendo la porta. Sono gli incentivi.

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