Il candidato repubblicano alla vicepresidenza USA,
Paul Ryan, rispecchia una corrente di pensiero per noi democratici incomprensibile,
aliena, e allo stesso tempo pericolosissima perché sta imponendosi anche nella
vecchia Europa, sostenuta da immense e spietate fortune economiche. Ryan, giovane
ideologo della nuova destra repubblicana al Congresso, ha creato il piano
economico del suo partito rispecchiando il liberismo più radicale: tagli alle
tasse per i ceti più ricchi (!) e un ridimensionamento dello stato sociale come
non si è visto dagli inizi del ' 900.
Una visione del mondo basato su iniziative individuali
e un governo ridotto all' osso.
Ma i benefici, naturalmente, andrebbero solo ai più
ricchi, mentre le tasse sui poveri aumenterebbero.
Ryan vorrebbe eliminare del tutto le tasse sugli
interessi e sui guadagni da investimenti.
Questa politica sarebbe possibile solamente con tagli
selvaggi sulle spese sociali a favore dei ceti medi e dei poveri: sanità e
pensioni fortemente "privatizzati," programmi per i poveri
"restituiti" ai singoli Stati, che avrebbero tutto l' incentivo ad
eliminarli del tutto.
È la visione della sua scrittrice preferita, Ayn Rand,
i cui libri (come Atlas Shrugged, La Rivolta di Atlante) Ryan ha regalato ai
tutti i membri sul suo staff.
Il mondo di Rand è una lotta dell' individuo contro la mentalità collettivista, dell' uomo
superiore contro la plebe. Ma Ryan non considera il suo piano una guerra
contro i poveri e i ceti medi a favore dei ricchi.
Anzi, è convinto di
liberarli dalla schiavitù di una visione collettivista e dare a loro la
possibilità di diventare ricchi come lui e come Romney (il candidato
Presidente USA).
Il fatto che l' America abbia già sperimentato
variazioni più leggere di questo piano - vent' anni di Reagan e i due Bush – con
il risultato di un divario crescente tra ricchi e poveri, e mobilità economica
molto diminuita- non turba affatto i vari Ryan del mondo.
I tagli alle tasse e allo stato sociale, sostengono,
erano insufficienti (!). Bisogna ridurre il governo sul serio per sprigionare
le forze della libertà.
"Il piano Ryan è un documento
straordinario," sostiene Robert Greenstein, presidente del Center of
Budget and Policy Priorities "lui è una specie di Robin Hood al rovescio
che produrrebbe la più grande redistribuzione di reddito dal basso in alto
nella storia americana moderna!"
Il fatto è che il partito repubblicano USA da 40 anni
si sta spostando sempre più a destra.
Un repubblicano come Richard Nixon - che ha creato il
ministero per l' ambiente, che ha cercato di creare un sistema nazionale di
assicurazione sanitaria - sarebbe oggi cacciato da questo partito.
L' attacco allo stato sociale cominciato con Reagan -
"il governo non è la soluzione, il governo è il problema" - si è
trasformato in religione, una religione manichea. Recentemente, due vecchie
rispettati politologi americani, Norman Ornstein e Thomas Mann (uno
conservatore e l' altro liberal) hanno pubblicato un saggio in cui affrontano
direttamente la crisi del partito repubblicano: "Abbiamo studiato il
sistema politico americano da oltre 40 anni e non l' abbiamo mai visto funzionare
così male. Nel passato, abbiamo criticato tutte e due i partiti quando lo hanno
meritato, ma oggi siamo costretti ad ammettere che il problema sta con il
partito repubblicano... È diventato ideologicamente estremista; disprezza
qualsiasi compromesso; non considera fatti o risultati scientifici e non
accetta la legittimità dei suoi avversari politici."
L’articolo sopra è una riduzione di quanto
scritto da Alexander Stille su Repubblica di alcuni giorni fa. Parla degli USA,
ma è evidente il nesso con quanto accade oggi in Europa e in Italia. Esiste una
corrente di pensiero ultraliberista che fa stracci di tutta l’esperienza
passata e considera il privilegio e la ricchezza (propri) con totale arroganza e
con la convinzione che “se sei ricco, hai vinto, se sei povero, hai perso”, che qualunque mezzo per arrivare a
ricchezza e successo è lecito, e se non ci riesci , cavoli tuoi!
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