Dopo la convention alla stazione Leopolda di Firenze, Matteo Renzi ha
redatto un documento con le sue cento idee per l'Italia. Eccole.
TEMA 1 – RIFORMARE LA POLITICA E LE ISTITUZIONI
1 Basta con il bicameralismo dei doppioni inutili.
Cominciamo
dalla testa. Il Parlamento, la sede della rappresentanza in cui si
riflette la sovranità popolare, è oggi tra le istituzioni più denigrate e
discreditate, anche perché è inefficiente. Quasi mille componenti e due
camere che fanno lo stesso mestiere, entrambe titolate a dare e
togliere la fiducia al Governo, con due serie di Commissioni che operano
sulle stesse materie, due filiere dirigenziali, doppie letture su tutte
le leggi, non hanno nessuna giustificazione. Una delle due camere va
semplicemente abolita. Ne basta una sola, veramente autorevole, composta
da non più di 500 persone. Al posto dell’attuale doppione serve un
organo di raccordo tra lo Stato e i governi regionali e locali che possa
anche proporre emendamenti a qualsiasi proposta di legge su cui la
Camera elettiva si esprime in ultima istanza a maggioranza qualificata.
2 Le elezioni diano potere ai cittadini non ai segretari di partito.
Per
ridare autorevolezza al Parlamento bisogna innanzitutto abolire il
“Porcellum”, l’attuale legge elettorale che consente la nomina dei
parlamentari da parte delle segreterie dei partiti, tornando ai collegi
uninominali.
3 La politica non sia la via breve per avere privilegi e una buona pensione.
Aboliamo
tutti i vitalizi per i Parlamentari e i Consiglieri regionali. La
politica torni a essere assolvimento di un dovere civico e non una forma
di assicurazione economica. Le risorse spese per i singoli Parlamentari
devono essere portate alla media europea, distinguendo nettamente le
indennità dalle risorse messe loro a disposizione per l’esercizio
dell’incarico, che devono essere amministrate dagli uffici del
Parlamento....
4 Un costo standard per le Regioni.
Oggi i
Consigli delle varie Regioni hanno costi sproporzionati, che variano
moltissimo senza nessuna giustificazione. Non sono legati alla
dimensione dei territori che i Consigli dovrebbero rappresentare e
nemmeno al numero dei loro componenti. Si va dai 35 milioni di euro
dell’Emilia-Romagna agli oltre 150 milioni di euro della Sicilia. I
consiglieri regionali devono avere un compenso e, chiaramente distinto
da questo, un budget per le attività di servizio uguali in tutte le
regioni. Deve essere definito il “costo standard” per il complessivo
funzionamento delle assemblee legislative regionali fissandolo ad un
valore compreso tra gli 8 e i 10 euro annui per abitante.
5 Abolizione delle province.
Più
di 100 province non ce le possiamo permettere. Vanno abolite. Nei
territori con almeno 500.000 abitanti si può eventualmente lasciare alle
Regioni la facoltà di istituire enti di secondo grado per la gestione
di funzioni da loro delegate.
6 L’unione fa la forza: mettiamo insieme i piccoli comuni.
I
comuni sono il vero pilastro dell’amministrazione tra i cittadini, ma
8100 sono troppi, e tanti tra loro troppo piccoli per gestire i servizi
che dovrebbero erogare. Mantenendo salvi i presidi locali e la
rappresentanza dei centri minori, dovrebbero raggiungere attraverso
unioni o fusioni una dimensione minima di 5.000 abitanti.
7 I partiti organizzino la democrazia, non siano enti pubblici.
Il
finanziamento pubblico va abolito o drasticamente ridotto e in ogni
caso commisurato al solo rimborso delle effettive spese elettorali,
condizionandolo al fatto che i partiti abbiano statuti democratici,
riconoscano effettivi diritti di partecipazione ai propri iscritti e
selezionino i candidati alle cariche istituzionali più importanti con le
primarie. Favorire il finanziamento privato sia con il 5 per mille, sia
attraverso donazioni private in totale trasparenza, tracciabilità e
pubblicità.
8 Azzerare i contributi alla stampa di partito.
Con
internet, chiunque può produrre a costo zero il suo bollettino o il suo
house organ. I contributi alla stampa di partito vanno aboliti.
9 Le camere di commercio regolino il mercato, non siano imprese.
Le
camere di commercio dovrebbero limitarsi a tenere il registro delle
imprese, garantire il mercato e non spendere soldi nella promozione,
nell’acquisto e partecipazione nelle imprese, nella formazione e
quant’altro non sia missione pubblica di regolazione. Inoltre bisogna
portare la democrazia nella scelta dei consigli direttivi. Gli organi di
governo delle camere non siano nominati dalle associazioni, ma siano
eletti liberamente e direttamente dalle imprese. Anche chi non è
iscritto alle associazioni ha diritto di scegliere chi governa le camere
di commercio. Il tributo delle imprese sia volontario non obbligatorio.
10 Il consiglio inutile.
Il
CNEL, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro è un organo di
rilevanza costituzionale, propone sostanzialmente pareri agli organi
costituzionali, puntualmente ignorati. Istituito nel 1948, è entrato in
funzione solo dieci anni dopo, trasformandosi rapidamente in una riserva
per burocrati, in primis ex leader sindacali e imprenditoriali. In
mezzo secolo, le sue proposte di legge sono state appena undici (11). Di
queste nessuna ha mai avuto seguito o è stata seriamente considerata.
Costa venti milioni di euro l'anno. Va abolito.
11 Meno poltrone, più efficienza.
Nel
Paese ci sono 24.310 consiglieri d’amministrazione in aziende
partecipate dal pubblico, al livello statale e locale. In tre anni
bisogna dimezzare il numero dei consiglieri e la relativa spesa, sia
accorpando le imprese sia privatizzandole, oltre che prevedendo un
massimo di tre consiglieri per le aziende piccole e cinque per quelle
grandi.
12 Gli altri costi della rappresentanza.
Anche le
organizzazioni degli interessi (dai sindacati alle organizzazioni
imprenditoriali) devono tornare a concentrarsi sulla loro funzione più
propria: difendere i diritti dei loro associati. Quindi, le agevolazioni
pubbliche di cui godono vanno commisurate alle effettive funzioni di
rappresentanza che svolgono.
13 Eliminiamo la classe politica corrotta.
Lo
strumento è una amnistia condizionata. Al rispetto di 5 punti:
ammissione della colpa, indicazione di tutti i complici, restituzione
del maltolto, impegno a non fare più politica. In caso di nuovo reato,
la pena si somma a quella del reato oggetto dell’amnistia.
14 Razionalizzare le missioni italiane all'estero.
Definire
una strategia di coordinamento della presenza militare all'estero in
pieno accordo (e non in competizione) con l'Europa, per essere di
maggior aiuto alle popolazioni e razionalizzare il costo d'intervento.
15 Una strategia per il Mediterraneo in trasformazione.
Siamo
il paese europeo più vicino a una fascia di nazioni, dall’Egitto alla
Libia, dalla Tunisia alla Siria, che sta vivendo un periodo tumultuoso
nel quale la speranza della libertà si mescola con la paura di arretrare
sul piano della libertà religiosa e della laicità dello stato. L’Italia
dedichi una speciale attenzione a questi paesi aprendo sedi di istituti
italiani di cultura, approfondendo gli scambi economici e culturali;
offrendosi come un paese che può aiutarli nel passaggio alla democrazia.
16 Cambiare la Rai per creare concorrenza sul mercato tv e rilanciare il Servizio Pubblico.
Oggi
la Rai ha 15 canali, dei quali solo 8 hanno una valenza “pubblica”.
Questi vanno finanziati esclusivamente attraverso il canone. Gli altri,
inclusi Rai 1 e Rai 2, devono essere da subito finanziati esclusivamente
con la pubblicità, con affollamenti pari a quelli delle reti private, e
successivamente privatizzati. Il canone va formulato come imposta sul
possesso del televisore, rivalutato su standard europei e riscosso
dall’Agenzia delle Entrate. La Rai deve poter contare su risorse certe,
in base ad un nuovo Contratto di Servizio con lo Stato.
17 Fuori i partiti dalla Rai.
La
governance della Tv pubblica dev’essere riformulata sul modello BBC
(Comitato Strategico nominato dal Presidente della Repubblica che nomina
i membri del Comitato Esecutivo, composto da manager, e
l’Amministratore Delegato). L’obiettivo è tenere i partiti politici
fuori dalla gestione della televisione pubblica.
TEMA 2 - FAR TORNARE I CONTI PER RILANCIARE LA CRESCITA
18 Portare il rapporto debito/Pil al 100% in 3 anni.
La
crisi di fiducia nell’Italia sui mercati internazionali accresce i
tassi d’interesse e il peso del debito, che si trasforma in maggiori
tasse per tutti. Per alleggerire questo peso e ridare fiducia ai mercati
dobbiamo riportare il rapporto tra il debito e il Pil al 100% in tre
anni. Questo puo’ essere fatto attraverso: i) privatizzazione imprese
pubbliche; ii) privatizzazione municipalizzate; iii) alienazione di
parte del patrimonio immobiliare dello Stato (il valore di mercato degli
immobili di proprietà pubblica è di 380 miliardi; di questi sono ci
sono immobili liberi per un valore di 42 miliardi di euro. Questi
ultimi, essendo inutilizzati, possono essere venduti subito. Sul resto
si veda quello che serve effettivamente al servizio pubblico e
l’eccedenza sia liberata e venduta. Creazione di un fondo immobiliare
che si occupi della valorizzazione degli asset). iiii) imposta sui
grandi patrimoni. Non solo questo riduce il debito, ma elimina gli spazi
per il clientelismo.
19 Riformare le pensioni per avere ancora le pensioni.
Sulle
pensioni si può, fin da subito, parificare l'età pensionabile delle
donne con quella degli uomini, instaurando una finestra anagrafica unica
di 63-67 anni per accedere al pensionamento con assegno proporzionato
alla speranza di vita secondo coefficienti attuariali aggiornati
annualmente. Accelerare il passaggio al sistema contributivo per tutti.
Eliminazione delle pensioni di anzianità nell’ambito di un patto tra le
generazioni. Parte dei risparmi ottenuti andrà utilizzata per finanziare
l’azzeramento dei contributi previdenziali per i giovani neo-assunti.
20 Nuove regole per evitare il cumulo delle pensioni.
21 Una rivoluzione copernicana per il fisco.
Per
tornare a crescere bisogna modificare il sistema degli incentivi. Oggi,
il nostro Paese tassa i fattori produttivi e premia la rendita. Quel
che serve è una rivoluzione copernicana del sistema fiscale che riduca
la pressione sul reddito personale e sulle imprese e la accresca sugli
immobili e sulle rendite finanziarie.
22 Abolizione dell’IRAP.
Finanziare l’abolizione dell’imposta con il taglio dei sussidi alle imprese.
23 Uscire dal sommerso.
Ridurre
l’aliquota dell’IRES per le imprese che accettano procedure di
accertamento rapido e maggiore trasparenza sui bilanci. Questo riduce
gli incentivi ed aumenta i rischi a mantenere un’attivita’ nel sommerso.
24 Le procedure per la crisi d’impresa come leva per la competitività del sistema.
Gli
imprenditori corretti danno lavoro e creano ricchezza per tutti, ma
rischiano in proprio. Possono vincere e possono perdere. Quando perdono,
vanno incoraggiati a gestire la crisi nel migliore interesse dei
creditori e dei lavoratori. Occorrono regole che premino la correttezza e
la trasparenza dei comportamenti e che consentano alle imprese che
ancora producono ricchezza di ristrutturarsi e tornare sul mercato,
nell’interesse di tutti. L’attuale normativa pone non pochi ostacoli
agli imprenditori onesti ma sfortunati, e consente talvolta
comportamenti opportunistici a danno dei creditori. Occorrono procedure
moderne, che proteggano l’imprenditore in crisi ma lo obblighino a
mettere tutte le carte in tavola, e che consentano ai creditori di
decidere rapidamente. Procedure di crisi più efficienti aumentano la
competitività del paese e la sua credibilità per gli investitori, anche
stranieri.
25 No ai condoni.
Nessuno condono edilizio né fiscale, neppure travestito da scudo per il rimpatrio dei capitali.
26 Riformare gli ordini professionali.
Bisogna
abolire gli ordini professionali superflui e ricondurre i rimanenti a
una funzione di regolatori del mercato e non di protezione corporativa
per quanti esercitano già la professione. Bisogna arrivare
all’abolizione delle tariffe minime e ulteriore riduzione dei vincoli
alla pubblicità per gli studi professionali, in maniera tale che tutti
abbiano la possibilità di farsi conoscere.
27 Liberalizzare i servizi pubblici locali.
I
servizi pubblici locali sono un monopolio d’inefficienza; bisogna
liberalizzare i servizi, accorparli in poche società, abbassare i costi
di gestione, ottimizzare l’uso del personale, rendere le gestioni
trasparenti, allontanare la politica dalle decisioni aziendali.
28 Antitrust obbligatorio.
Sarebbe
importante che le funzioni dell’autorità per la concorrenza si
manifestassero non solo ex post, una volta che il fenomeno di violazione
della concorrenza è già manifesto e acclarato, ma anche nel momento in
cui le leggi sono discusse. E’ evidente che l’impianto di alcune leggi
costituisce una menomazione della concorrenza e questo lo si può
osservare già nel meccanismo astratto della norma, prima ancora di
osservarne gli esiti concreti. Occorre perciò che nella discussione in
Parlamento delle leggi di natura economica venga richiesto
obbligatoriamente un parere all’autorità sulla concorrenza, in maniera
che sia evidente la sua coerenza con l’obiettivo di non creare chiusure e
barriere alla libera competizione di mercato.
29 Liberalizzare le assicurazioni su infortuni e malattie.
Le
attività svolte dall’Inail, il monopolio pubblico che si occupa
dell’assicurazione per le malattie e per gli infortuni dei lavoratori
svolge una funzione tipica di qualunque società di assicurazione
privata. Bisogna allora aprire all’accesso dell’attività di
assicurazione contro gli infortuni sul lavoro da parte di imprese
private di assicurazione o di riassicurazione.
30 Ridurre il numero delle norme.
Le
leggi statali in Italia sono oltre 21mila. È un numero troppo elevato,
doppio o triplo rispetto a quello di altri paesi: in Francia sono meno
di 10mila, quelle federali in Germania meno di 5mila. Alle leggi statali
vanno aggiunte le circa 25mila leggi regionali, oltre agli atti
normativi di livello inferiore. Le leggi e i regolamenti sono troppi,
prodotti di continuo e modificati troppo frequentemente, poco coordinati
tra loro, mal scritti, interpretati in modo incerto. Si pensa che i
problemi si risolvano attraverso la modifica delle norme, piuttosto che
la loro applicazione puntuale. Il disegno di legge 1873 del 2009
dimostra che il contenuto essenziale del diritto del lavoro può essere
concentrato in poche decine di articoli, scritti per essere distribuiti
in milioni di copie a tutti i lavoratori, imprenditori e consulenti e
immediatamente comprensibili. Lo stesso si può fare in tutti gli altri
campi, dal fisco al diritto civile.
31 Mettere in competizione il pubblico con il pubblico.
L’alternativa
nella gestione di servizi non può essere solo o pubblica o
privatizzata; è possibile creare una competizione fra una scuola e
l’altra, fra sistema sanitario di un’area e sistema sanitario di
un’altra area; tra un’università e l’altra, insomma all’interno di ciò
che rimane pubblico. Quando l’offerta di un servizio pubblico specifico è
al di sotto non solo della media, ma degli standard previsti per quel
settore, bisogna trovare il modo di penalizzare il responsabile della
struttura o addirittura la struttura nel suo complesso. Allo stesso
modo, quando in uno specifico servizio, sia per il modo in cui il
servizio viene condotto, sia per i risultati ottenuti, la situazione è
di grande eccellenza bisognerà trovare il modo di premiare,
economicamente e non solo con riconoscimenti, i responsabili e le
strutture medesime. Le valutazioni siano fatte facendo partecipare e
decidere i cittadini che utilizzano i servizi.
32 Una Delivery Unit sul modello UK.
Valutare
non basta. Bisogna istituire una “unità di risultato” presso la
Presidenza del Consiglio, che sia responsabile del raggiungimento degli
obiettivi strategici in materia di istruzione, sanità, trasporti e lotta
alla criminalità.
33 Dirigenti a termine nelle aziende pubbliche.
Nelle
aziende i dirigenti a vita non esistono: ogni anno c’è un bilancio da
fare, risultati da raggiungere, verifiche da realizzare. I contratti non
sono mai a tempo indeterminato, vanno solitamente da tre a cinque anni e
ogni conferma presuppone una verifica positiva. Nel pubblico i
dirigenti, anche se falliscono, rimangono lo stesso
nell’amministrazione, al massimo sono spostati e se falliscono ancora,
vengono spostati ancora e girano nell’amministrazione fino alla
pensione. L’incarico dirigenziale nell’amministrazione pubblica è una
sfida ancora più grande rispetto a quella privata e perciò l’ambizione
rispetto ai risultati deve essere maggiore. La proposta perciò è di
avere contratti dirigenziali che durino cinque anni.
34 Mezzogiorno: investire solo sullo sviluppo.
Ogni
euro investito nel Mezzogiorno, provenga dall’Europa o dallo Stato,
deve essere finalizzato allo sviluppo e non al finanziamento della spesa
corrente e al mantenimento di un sistema di economia assistita quasi
esclusivamente pubblica e parassitaria.
35 Superare il precariato attraverso il contratto unico a tutele progressive.
Per
superare il dualismo del mercato del lavoro, che vede parte dei
lavoratori con tutte le garanzie e gli altri (i giovani) senza nessuna
garanzia, occorre introdurre un contratto unico a tutele progressive che
dia maggiori certezze ai giovani.
36 Riformare gli ammortizzatori sociali.
Bisogna
passare dalla cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, a
indennità di disoccupazione universali, applicabili anche ai dipendenti
di piccole e medie imprese e improntati al criterio del welfare to work
sul modello danese.
37 I contratti aziendali contro i salari poveri.
Oggi
i lavoratori italiani ricevono un salario mediamente più basso rispetto
a paesi a noi vicini come la Germania e la Francia. Un modo per avere
salari più alti per i lavoratori italiani è quello di sostenere i
contratti aziendali che possano, quando le condizioni aziendali lo
permettano, crescere oltre quanto previsto dai contratti collettivi di
lavoro.
38 Aliquote rosa.
L’Italia ha la più bassa
percentuale di occupazione femminile d’Europa. Anche il tasso di
attività femminile, cioè il numero di donne che si presenta sul mercato
del lavoro, è il più basso. Un’agevolazione fiscale riservata
all’assunzione delle donne e per un certo congruo numero di anni può
portare a riallineare in alto la parità uomo donna sul piano del lavoro.
SANITA’
39 Immediata introduzione di un patto di stabilità interno non derogabile sui parametri dei costi standard.
Lo scopo è quello di uniformare la spesa sanitaria nelle diverse realtà locali.
40 Completa riorganizzazione della medicina sul territorio: radicale cambiamento del ruolo della medicina di base.
Abolizione
dell'attuale ruolo del medico di medicina generale. Creazione di
ambulatori polispecialistici sul territorio. Consorzio dei medici di
Medicina generale.
41 Far lavorare in “rete” gli ospedali per le terapie di urgenza, ad alto costo, tecnologicamente sofisticati.
Ciascuno
caratterizzato da una propria peculiarità. Razionalizzazione dei
servizi. Occorre riservare l’ospedalizzazione dei pazienti solo nei casi
in cui effettivamente sia necessaria.
42 Chiudere tutti gli
ospedali con meno di 100 posti letto e che non abbiano un servizio di
anestesia e rianimazione aperto 24 ore su 24.
Questi dovrebbero
essere ospedali per pazienti cronici a lunga degenza a bassa intensità
di cure ma a basso costo. Dovrebbero essere di supporto agli Ospedali ad
alta complessità e alto costo, i quali dovrebbero esclusivamente
gestire la fase acuta e poi inviare a strutture con costi ridotti. Ne
consegue anche la necessità di un'assistenza domiciliare efficace e ben
coordinata. Nei grandi ospedali bisogna cancellare i doppioni, la
moltiplicazione dei reparti ad alto costo e ad alta tecnologia creati
solo per moltiplicare i ruoli direttivi.
43 Creazione di percorsi diagnostici terapeutici su base regionale.
Lo
scopo è stabilire procedure e comportamenti comuni rispetto ad una data
patologia e in parallelo gestire e organizzare l’offerta delle diverse
prestazioni sanitarie.
44 Esternalizzare, ma non per pagare di
più. In via generale le esternalizzazioni aziendali servono sia per
assicurare un servizio migliore rispetto a quello interno, sia per
ridurre i relativi costi.
Succede in sanità che l’esternalizzazione
dei servizi troppo spesso si traduce non in un risparmio ma in un
incremento dei costi, tanto che costa di più l’infermiera
“esternalizzata” della infermiera interna. Allo stesso modo troppo
spesso i beni e servizi acquistati dalle aziende sanitarie, hanno prezzi
medi addirittura superiori a quelli di mercato, mentre sarebbe del
tutto ovvio pensare che, dato l’ammontare delle quantità acquistate, si
possano ottenere prezzi più bassi. inoltre l'esternalizzazione è troppo
spesso gravata da attività professionalmente scadente. Occorre in questo
caso strutturare e controllare l'iter formativo individuale
RICERCA
45 Un fondo nazionale per la ricerca gestito con criteri da venture capital.
Istituire
un fondo nazionale per la ricerca che operi con le modalità del venture
capital e sia in condizione di finanziare i progetti meritevoli al di
fuori delle contingenze politiche. Il fondo sarà gestito un comitato
esecutivo in carica per almeno 7 anni, costituito per 1/3 da professori
impegnati nella ricerca a livello internazionale, per 1/3 da membri
della comunità finanziaria esperti di project finance e venture capital,
e per 1/3 della Comunità europea.
46 Incentivi fiscali per contributi alla ricerca universitaria.
Detrazione
dalla base imponibile del 905 di quanto donato alle università e
tassazione agevolata per chi investe negli spin-off universitari.
GIUSTIZIA
47 Una terapia d’urto per la giustizia civile.
Oggi
l’Italia è intrappolata in oltre 5 milioni di cause civili pendenti
presso i tribunali. Occorre assolutamente ridurre in tempi rapidissimi
lo stock di cause arretrate, oltre che stabilire norme che rendano meno
premiante il ricorso alla giustizia come modalità di rinvio di un
pagamento o di una qualunque obbligazione. Si crei una task force
composta da magistrati in pensione e da giovani avvocati per affiancare i
giudici in carica nello smaltimento in tempi veloci dell’arretrato
giudiziario civile.
48 Avvocati pagati solo su preventivo.
Al
fine di evitare effetti discorsivi dell’applicazione delle tariffe
sulla lunghezza dei processi, obbligo di stipulazione di un mandato che
comprenda anche il preventivo per lo svolgimento dell’intero incarico, a
prescindere dalla durata del procedimento. Ciò consentirebbe di
incentivare gli avvocati ad una più rapida conclusione delle cause.
49 Entri (più spesso) la corte.
Riduzione
a 30 giorni della sospensione dell’attività giudiziaria (20 giorni in
estate, 10 giorni nel periodo natalizio). Oggi è sospesa dal 1° agosto
al 15 settembre, perciò per 45 giorni. Prevedere lo svolgimento delle
udienze anche nel pomeriggio in maniera da accelerare i tempi della
giustizia.
50 Accorpamento delle sezioni giudiziarie staccate.
Riduzione
dei costi degli uffici giudiziari mediante un’organica riforma delle
circoscrizioni giudiziarie con accorpamenti delle sezioni distaccate
(attualmente sono 220) mantenendo solo quelle che hanno ragione di
essere quando il Tribunale circondariale è veramente lontano.
51 Entri l’informatica nel tribunale.
Completamento
dell’informatizzazione di tutti gli uffici giudiziari anche per il
deposito di atti e per estrarre copia di atti di controparte, documenti
prodotti, sentenze, con abolizione dei borbonici depositi cartacei e
delle marche da bollo, con evidente risparmio di tempo di tutti gli
operatori.
52 Il merito in tribunale.
Valutazione
dell’attività dei magistrati; stipendio in parte collegato alla
produttività; maggior controllo e maggiori responsabilità in caso di
errori conclamati. Avanzamento di carriera per merito e non solo per
anzianità.
53 Giustizia penale nei tempi giusti.
Accorciare i
tempi medi delle sentenze. Ogni corte d’appello si ponga l’obiettivo di
ridurre in un anno del 10 % i tempi di svolgimento medio dei processi.
Modernizzazione dei tribunali che seguano le buone pratica di Torino,
Trento e Bolzano. Semplificazione dei processi e riduzione dei riti
(oggi se ne contano 34) con abbreviazione dei tempi per ottenere la
sentenza e certezza di esecuzione della stessa.
TEMA 3 - GREEN, DIGITAL, CULTURA E TERRITORIO: LE NUOVE LEVE DELLO SVILUPPO
54 Le città rinnovabili.
Coinvolgere
le amministrazioni cittadine nel raggiungimento degli obiettivi europei
di riduzione delle emissioni, assegnando obbiettivi alle grandi aree
urbane e ai comuni. Parte degli incentivi per le energie rinnovabili
sarà destinata ai piani cittadini per le campagne d'introduzione delle
tecnologie eco-efficienti (caldaie di nuova generazione, finestre a
isolamento termico), della mobilità sostenibile e degli impianti solari e
micro-eolici.
55 Incentivi rinnovabili.
Annullamento degli
incentivi alla produzione elettrica "inquinante" (carbone e
inceneritori), e loro impiego delle rinnovabili "vere". Gli incentivi
rinnovabili non saranno impiegati solo per l'installazione d'impianti:
ci si concentrerà anche sulla ricerca e sulla creazione di una vera
filiera industriale. Si punterà di più sulle tecnologie ancora in
sviluppo, come il solare a concentrazione (in alternativa al
fotovoltaico) o il vento d'alta quota.
56 Ammodernare la rete elettrica e il mercato per ridurre il costo della bolletta.
Definire
ed eseguire un piano d'interventi infrastrutturali e regolamentari, con
budget e priorità, per ridurre i costi elettrici per le famiglie e le
imprese. Le bollette saranno più chiare e leggibili, di modo che il
cittadino possa scegliere il fornitore di elettricità che offra le
migliori condizioni, e senza costi per il cambiamento.
57 I rifiuti da problema a risorsa.
Più
raccolta differenziata (imporre ai Comuni 50% entro il 2015 e 70% entro
il 2020) ma non fine a se stessa: incentivare, anche attraverso la leva
fiscale, il riutilizzo dei materiali differenziati, il compost, le
materie per produrre nuovi oggetti.
58 Agribusiness italiano. Incentivare nuove imprese dell’agribusiness.
Tutelare
il prodotto agro-alimentare nel mondo, contro i falsi prodotti “italian
sounding”, al fine di recuperare fette di mercato che spettano ai
prodotti della nostra terra.
59 Non auto blu, ma auto verdi.
Obbligare
tutte le amministrazioni pubbliche ad acquistare solo auto a basso
consumo via via che le attuali, a benzina o diesel, devono essere
sostituite.
60 Puntare su internet.
Accesso a internet
veloce per tutti attraverso investimenti sulla banda larga e facendo
saltare gli assurdi vincoli legislativi che ci hanno relegato agli
ultimi posti della classifica di Freedom House.
61 E&Open Government.
Un
piano nazionale per digitalizzare i servizi pubblici e ridurre la
burocrazia. Adottare un piano complessivo per digitalizzare i servizi
pubblici e gestire meglio il welfare, l'educazione, la giustizia, la
sanità, i trasporti, la sicurezza. L'Italia deve replicare le migliori
esperienze europee nei progetti di eGovernment, per ridurre burocrazia e
costi, mettendo i cittadini al centro del servizio. Per le imprese, i
servizi digitali aiuteranno a ridurre le incombenze burocratiche.
62 Mai meno dell’1 %.
Il Governo decida di investire l’equivalente dell’ 1 % del Pil italiano per la cultura.
63 La funzione civile del bello.
Restituire
ai cittadini di oggi l’arte del passato. Il patrimonio artistico
diffuso nel Paese è un bene comune che ci unisce, sancito anche
dall’articolo 9 della Costituzione. Concretizziamolo attraverso il
recupero di una minima parte dell’evaso – basta il 4 %.
64 Defiscalizzare i contributi per la cultura.
Occorre
al più presto che sia defiscalizzato ogni contributo delle aziende e
dei privati a favore della cultura. Al solo ruolo pubblico bisogna
aggiungere anche quello privato se si vuole rigenerare la cultura
italiana.
65 Autonomia ai musei.
Oggi la maggior parte dei
musei non ha nessuna autonomia rispetto al Ministero dei beni Culturali
in fatto di dipendenti (numero, compenso, inquadramento). I musei non
incassano gli introiti dei biglietti, che vanno direttamente sul
bilancio pubblico nazionale, non possono differenziare i prezzi dei
biglietti. Bisogna fare in modo che ciascun museo possa rappresentare
un’unità economica in senso pieno: raccogliere gli introiti, pagare le
spese relative alla gestione del museo, sia pure riconoscendo delle
royalties al ministero dei Beni Culturali.
66 Un’agenzia internazionale per i musei italiani.
Mobilitare
risorse per la cultura attraverso un sistema analogo a quello istituito
in Francia per i diritti internazionali dei musei.
67 Coordinare il marketing turistico.
Il
nostro Paese va trattato come è un “prodotto” turistico unitario. Non
possiamo lasciare alle Regioni le competenze esclusive di promozione,
alimentando una scoordinata frammentazione delle attività di marketing
turistico. Affidare allo Stato il compito di coordinare le politiche
regionali e di sviluppare le attività di comunicazione complessiva.
68 Rivisitazione delle competenze delle Soprintendenze.
Oggi,
nell’emergenza della conservazione del patrimonio culturale e del
paesaggio, le funzioni di tutela sono totalmente esercitate dallo Stato,
e risultano appesantite dall’obbligo di intervento su questioni di
assoluta ordinarietà. Le Soprintendenze vanno per queste focalizzate
sulle azioni più rilevanti per la tutela, lasciando l’attività ordinaria
ai Comuni che garantiscano livelli organizzativi adeguati
69 Una sola voce per la cultura italiana all’estero.
Fondere
gli Istituti di Cultura italiana all’estero con i Centri linguistici –
Dante Alighieri e altri – sul modello dei Goethe Institute tedeschi.
70 Ambasciatori per la globalizzazione.
E’
sempre più necessario che le ambasciate italiane nel mondo, oltre a
svolgere le funzioni diplomatiche, sempre meno essenziali da quando la
comunicazione diretta tra i governi ha reso più facile il dialogo tra
gli stati, assumano un ruolo di aiuto per le imprese italiane che
competono sui mercati del mondo
71 Scegliere le grandi opere che servono davvero.
Rivedere il piano delle infrastrutture alla luce di criteri di
valutazione economica. Puntare sulle (poche) grandi opere che servono e
soprattutto sulle tante piccole e medie opere delle quali il Paese ha
davvero bisogno.
73 Semplificazione delle norme sulle gare d’appalto.
Aumento
della soglia al di sotto della quale si possono indire procedure
negoziate e procedure semplificate. Emanazione dell’obbligo di
presentazione del DURC da parte di soggetti privati all’amministrazione
interessata che dovrà acquisirlo per via telematica. Abolizione
dell’arbitrato negli appalti pubblici e congruo indennizzo alla stazione
appaltante in caso di ricorso immotivato.
73 Liberalizzazione del trasporto pubblico regionale.
Bisogna
incrementare l’offerta di mobilità ferroviaria su base locale,
favorendo la liberalizzazione dei servizi. Le Ferrovie dello Stato sono
infatti sempre più concentrate sul trasporto ad alta velocità mentre
rimane l’esigenza di avere trasporti ferroviari locali frequenti ed
efficienti.
TEMA 4 - DARE UN FUTURO A TUTTI
74 Istituire gli “affitti di emancipazione”.
Sul
modello spagnolo, vengono istituiti gli “affitti di emancipazione” per i
giovani che escono di casa. Si tratta di approntare un’offerta pubblica
di “housing”, di appartamenti da dare in affitto a un prezzo
ragionevole e per un tempo limitato ai giovani che cercano di uscire di
casa, che vogliono sposarsi e non trovano casa, che si muovono dalla
propria residenza per motivi di lavoro.
75 Consentire a tutti gli studenti universitari di finanziarsi gli studi e le tasse.
Obbligo
per le Università di stabilire accordi con almeno tre banche (di cui
almeno una locale e almeno una nazionale) per i finanziamenti agli studi
universitari, garantiti da un fondo pubblico di garanzia.
76 Premio ai laureati meritevoli da investire in formazione.
I
laureati con 110 e lode e la media ponderata superiore al 28,5 ricevano
un bonus di 2.000 euro da investire in formazione, in Italia o
all'estero, in programmi di studio riconosciuti.
77 Regolamentazione dei contratti di lavoro per gli studenti.
Introduzione
di un contratto di lavoro per studenti universitari o di scuole di
formazione, per un massimo di 32 ore al mese, con minimo salariale e
assegnazione di crediti formativi (se il lavoro è attinente al corso di
studi, in base alle valutazioni delle facoltà).
78 Cominciare giovani, cominciare bene.
Cominciare
sin da giovani a coltivare la cultura del rischio d’impresa, mettere in
pratica le idee che maggiormente appassionano, provare a creare
ricchezza sin da giovani è un valore non solo materiale, ma anche etico
per il nostro paese. Bisogna allora che i giovani imprenditori siano
agevolati nel loro spirito di costruirsi un futuro in maniera autonoma e
in una maniera tale che accresca la ricchezza del paese. La proposta è
di favorire le imprese che nascono da persone fisiche con meno di 40
anni (che controllino almeno l’ 85% del capitale): la nuova società si
crea e si registra con un unico atto a costo fisso di 1.000 euro e per i
primi tre anni ha diritto a una gestione contabile estremamente
semplificata e garantita dai Centri Servizi a un costo fisso (1.000 euro
l’anno). Le persone fisiche che investono nella nuova impresa anno
diritto alla defiscalizzazione parziale (50 %) dei capitali investiti.
Per i primi tre anni l’impresa non ha alcun carico fiscale e per i
successivi tre anni la tassazione sugli utili sarà parificata
all’aliquota oggi vigente per i proventi finanziari (20 %).
79 Diritto di voto a 16 anni.
Permetterebbe
di immettere circa un milione di giovani elettori nel processo
politico, abbassando l’età media del corpo elettorale più anziano del
mondo.
80 Valutare le Università e sostenere quelle che producono le ricerche migliori.
L’Italia
spende per l’università e la ricerca meno dei grandi paesi con cui
dobbiamo confrontarci, ma questo non è il solo problema. Il reclutamento
dei ricercatori è spesso viziato da logiche familistiche e clientelari.
Le risorse vengono disperse tra centri di eccellenza e strutture
improduttive. Anche in questo campo si devono introdurre meccanismi
competitivi. I dipartimenti universitari che reclutano male devo sapere
che riceveranno sempre meno soldi pubblici. Deve essere chiaro che chi
recluta ricercatori capaci di farsi apprezzare in campo internazionale
ne riceverà di più. È un risultato che si può ottenere usando indicatori
quantitativi sulla qualità della ricerca prodotta e il parere di
esperti internazionali autorevoli e fuori dai giochi. L’obiettivo è
avere una comunità scientifica meno provinciale, che esporta idee e
attrarre talenti.
81 Distinguere tra università eccellenti nella ricerca e università che offrono una buona formazione.
Non
tutte le Università possono essere centri di eccellenza in tutti i
settori. Alcune non lo sono in nessuno. Ma non tutte per questo vanno
chiuse. Le risorse per la ricerca avanzata e per i corsi di dottorato,
finalizzati a formare i ricercatori di domani, devono andare dove
vengono spese meglio. In tanti altri casi le Università possono svolgere
una funzione formativa ugualmente fondamentale. Anche questa però può e
deve essere valutata, usando indicatori oggettivi, insieme ai giudizi
degli studenti.
82 Abolizione del “valore legale” del titolo di studio.
Introdurre
nei concorsi della Pubblica Amministrazione criteri di valutazione dei
titoli di studio legati all’effettiva qualità del percorso formativo dei
candidati.
83 Restituire prestigio e reddito agli insegnanti capaci.
Ossia
rivedere radicalmente le modalità di reclutamento e di retribuzione
degli insegnanti, sulla base di criteri legati alla competenza e al
merito.
84 Eliminare la formazione che serve solo ai formatori.
Esiste
un’offerta molto ampia di corsi di formazione professionale che vivono
solo per mantenere in vita le organizzazioni che organizzano i corsi
senza nessun beneficio pubblico. Spostare le risorse da questo ambito in
altri dove possono produrre benefici reali e aiutino il paese a
riconquistare posizioni nell’economia della conoscenza.
85 Ebook per tutti.
Moltissimi
libri sono liberi dai diritti d’autore, in pratica lo sono tutti i
classici della letteratura italiana. L’invenzione degli ebook ha
eliminato i costi di stampa e di distribuzione di un libro e, nel caso
specifico, non essendoci diritti d’autore, neppure questa voce di spesa è
presente. I costi sono soltanto legati alla accessibilità su web dei
titoli e l’organizzazione del loro downloading. Il Ministero della
Pubblica Istruzione, con spesa molto contenuta, potrebbe offrire la
disponibilità degli e-readers a titolo gratuito a tutti gli studenti e
promuovere una diffusione simile, a basso costo, anche dei libri di
testo.
86 Inglese sin da piccoli.
Portare l’insegnamento
dell’inglese ad almeno 5 ore settimanali in tutte le classi a partire
dalla scuole elementari. È interesse del Paese che la padronanza
dell’inglese sia diffusa, visto che la gran parte della letteratura
scientifica, del commercio internazionale, dei prodotti multimediali
parlano con quella lingua.
TEMA 5 PER UNA SOCIETA’ SOLIDA E SOLIDALE
87 Introdurre il quoziente famigliare.
Fa
parte della realtà italiana che la famiglia sia il luogo di raccolta
non solo della solidarietà ma anche dei redditi. Si ricalcolino le
aliquote fiscali considerando il quoziente familiare. A parità di
reddito paghi meno la famiglia con più componenti.
88 Detrazione della spesa famigliare.
Dare
la possibilità alle famiglie di detrarre dal calcolo del reddito
imponibile totalmente (o parzialmente) alcune voci di spesa legate
all’educazione, alla conduzione della casa, all’assistenza per gli
anziani. Dovrebbe ogni anno essere emanata una lista delle spese
specifiche che possono essere detratte in occasione della dichiarazione
dei redditi. In questo modo si crea un conflitto tra chi paga il
servizio e chi riceve il compenso che favorirà l’emersione di pratiche
d’acquisto in nero molto diffuse in questi ambiti.
89 Una regolamentazione delle unioni civili.
La
legge deve assicurare pieno riconoscimento alla coppia dal punto di
vista contributivo e assistenziale. Ciascun convivente può beneficiare
dell’assicurazione sulla malattia del compagno e l’unione conferisce gli
stessi diritti del matrimonio in materia di cittadinanza.
90 Promuovere la natalità.
Il
declino delle nascite in Italia è stato in questi anni molto
accentuato: nel 1975 nascevano 2,2 bambini per ogni donna e oggi siamo a
1,4, quasi un figlio in meno per ogni famiglia. L’Italia è oggi il
posto dove nascono meno bambini al mondo. Occorre determinare un
vantaggio per la famiglia che accoglie i figli dal secondo in poi. Per
ogni nascita del secondo figlio va previsto un assegno annuale di
quattro mila euro per i primi due anni. Abbattimento della base
imponibile dei primi 10.000 euro di reddito derivanti dal lavoro delle
mamme con figli sotto i 3 anni.
91 Adozioni internazionali.
Più
controlli sugli enti autorizzati, anche da parte della magistratura, e
anche attraverso verifiche dell’operato di tali enti in rapporto ai
costi sostenuti. Ciò al fine di ridurre gli attuali pesanti oneri
economici degli adottanti.
92 Più Nidi e Asili d’infanzia.
Collocare
i Nidi e gli Asili d’infanzia sotto la competenza del Ministero
dell’Educazione. Uniformare a livello nazionale la legislazione
regionale sul rapporto metri quadri/bambini ed educatore/bambini.
93 Progetto DAVID per la sicurezza stradale.
DAVID
sta per Dati e analisi; Aderenza alle regole; Vita ed educazione;
Ingegneria; Dopo la violenza. Partito da Firenze, DAVID è un modello di
metodo esportabile ovunque: si mettono insieme i dati degli incidenti di
un Comune (quanti incidenti, dove avvengono, le cause, quali controlli e
dove vengono fatti, quanti e quali corsi vengono fatti nelle scuole per
la formazione, quale assistenza viene fornita alle famiglie che hanno
subito un lutto, qual è lo stato delle strade ecc), per creare un
‘profilo’ degli scontri e finalizzare un piano preciso di intervento. A
livello mondiale gli incidenti incidono per l’1,5% sul Pil, mentre la
spesa per la prevenzione continua ad essere irrisoria: DAVID ribalta la
visione.
94 Adozione dello jus soli.
E’ un fatto elementare,
addirittura fondamentale negli Stati Uniti: chiunque nasca in Italia è
Italiano. Questo risolve alla radice ogni valutazione di ordine
discrezionale, ogni aspetto burocratico e sancisce il principio che la
terra dove si nasce non è irrilevante, ma è fondante dell’identità.
95 Immigrazione intelligente.
Occorre
stabilire una politica attiva e molto dettagliata nei confronti
dell’immigrazione legale. Si stabilisca un piano nel quale siano
definite le competenze professionali che è più urgente per il Paese
acquisire e si aprano le porte a queste competenze, da valutare nelle
ambasciate e nei consolati italiani nel mondo.
96 Regolare? Permesso veloce.
Coloro
che hanno bisogno di un permesso di soggiorno perché hanno un lavoro
regolare, spesso aspettano parecchi mesi prima di avere il permesso e
devono usare un titolo di soggiorno provvisorio, il quale però non
permette loro di acquisire un mutuo o di accedere a altre attività che
ne stabilizzino la residenza nel nostro paese. Gli immigrati che hanno
un lavoro regolare rappresentano una forza e non un pericolo per il
paese.
97 Far diventare legge il 5 per mille.
Il 5 per
mille deve diventare legge, un diritto per contribuenti e volontariato,
non più un favore. La stabilizzazione eviterebbe alle organizzazioni il
quadro di incertezza regolativo ed economico. Il 5 per mille è il
mattone primo di sussidiarietà reale e perciò anche fiscale.
98 Un secondo 5 per mille: tassare le transazioni finanziarie per sostenere le organizzazioni no profit.
La
proposta è già stata presentata dalla Commissione Europea, ed è venuto
il momento di approvarla: la TTF genererebbe 55 miliardi di euro
all’anno a sostegno delle attività del terzo settore e avrebbe il
significato di riportare la finanza al servizio dell’economia reale e
del cittadino.
99 Servizio civile obbligatorio.
Un tempo di
servizio agli altri coincidente con la maggiore età, della durata di 3 o
6 mesi. I contenuti ed i processi adeguati a gestirlo sono una
responsabilità del terzo settore che deve inventarsi anche forme per
sostenerlo e finanziarlo.
100 Sequestrare più rapidamente, gestire meglio immobili, patrimoni e aziende.
Durante
la fase che porta un bene immobile alla confisca definitiva (da 6 a 10
anni) bisogna consentire l’affidamento temporaneo ai soggetti sociali,
in attesa della definitiva confisca. L’aggressione dei patrimoni
finanziari delle mafie può avere effetti analoghi alla lotta
all’evasione, essendo stimato il fatturato annuo di “mafie spa” in 150
miliardi di euro. Le aziende sotto sequestro vanno sostenute
nell’impatto con il mercato, formando amministratori giudiziari
specializzati, incentivando la riconversione in cooperativa di
dipendenti e consentendo nella fase di start up di accedere a forme di
fiscalità di vantaggio e abbattimento del costo del lavoro come quelli
previsti dalla legge 407. Non sarebbero minori introiti per lo Stato
poiché oggi solamente un’azienda confiscata su mille riesce a
sopravvivere.
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