ENRICO LETTA |
sabato 27 aprile 2013
venerdì 26 aprile 2013
Rodota':
Rodotà:
«Non sono di quelli che dicono, per fortuna ci siamo sbarazzati del Pd». Stefano Rodotà ripercorre i giorni concitati delle votazioni per il Colle.
«Poteva vincere la sinistra. Invece ha vinto Berlusconi. È l’ennesima volta che lo rimettono in pista». Rodotà si dice preoccupato per il “suicidio” del Pd: «Se c’è la liquefazione del partito, si apre un problema per la democrazia italiana». Con una certezza: «La differenza tra destra e sinistra esiste. Guai se perdiamo questo punto di riferimento».
«Non sono di quelli che dicono, per fortuna ci siamo sbarazzati del Pd». Stefano Rodotà ripercorre i giorni concitati delle votazioni per il Colle.
«Poteva vincere la sinistra. Invece ha vinto Berlusconi. È l’ennesima volta che lo rimettono in pista». Rodotà si dice preoccupato per il “suicidio” del Pd: «Se c’è la liquefazione del partito, si apre un problema per la democrazia italiana». Con una certezza: «La differenza tra destra e sinistra esiste. Guai se perdiamo questo punto di riferimento».
La crisi del PD
Ma l'elettorato PD condivide la scelta di un governo PD - PDL? Il numero due di Letta ha detto che chi non voterà la fiducia a questo governo sarà fuori dal partito. Io credo che una parte consistente dell’elettorato non
capisca questa scelta. Non so se Letta e i suoi vogliono espellere anche
loro. Mi piacerebbe discuterne. Abbiamo votato una coalizione con
Nichi Vendola, e ora Sel non c’è più. Su Rodotà non abbiamo mai aperto
un confronto. Abbiamo affossato Romano Prodi con il voto segreto di un
centinaio di franchi tiratori, e nessuno sa chi sono. Ne vogliamo
parlare?
giovedì 25 aprile 2013
RESET PD
I trentenni del Pd si autoconvocano:
"Resettiamo tutto, meglio il voto dell'inciucio"
I giovani democratici bolognesi Matteo Lepore, Luca Rizzo Nervo, Francesco Critelli e Benedetto Zacchiroli mercoledì si riuniranno al circolo della Bolognina per rifondare il partito, delusi di risultati delle elezioni del Presidente della Repubblica
Mercoledì sera i giovani amministratori pd di Bologna provano a rilanciare, 'riavviandolo', il partito. Con un'assemblea autoconvocata, costituzione e carta dei valori pd alla mano, in un cui "tutti potranno intervenire liberamente a microfono aperto". Il tam tam è stato lanciato oggi dagli assessori comunali Matteo Lepore e Luca Rizzo Nervo, dal capogruppo pd a Palazzo D'Accursio Francesco Critelli (tutti con Bersani alle primarie dello scorso anno) e dal consigliere comunale renziano Benedetto Zacchiroli. Delusi dalla scelta del presidente della Repubblica, contrari ad ogni "inciucio", assicurano però di non preparare il terreno ad alcuna mozione congressuale.
Quello in vista di mercoledì è "un appello ad esserci per rifondare il pd, a prescindere dalle appartenenze", afferma Lepore. "Noi dobbiamo fare il Pd, non ci autosospendiamo- chiarisce Rizzo Nervo, prendendo quindi le distanze dalla scelta fatta dalla parlamentare prodiana Sandra Zampa- non è il momento di fare un passo indietro ma un passo avanti". Gli autoconvocati accusano "una parte del gruppo dirigente nazionale", che "ha voluto bombardare il Pd per farlo esplodere e impedire il rinnovamento, come se il partito fosse cosa propria. Lo ha fatto con un cinismo e col fare dei codardi. Il Pd- è la certezza dei trentenni- se lo è voluto portare via una generazione sorda e incapace". Ma, assicurano, "noi rifonderemo il Pd e lo porteremo nelle città e tra la gente, prima ancora che al governo". Di qui l'invito, nelle parole di Zacchiroli, alle persone "appassionate del Pd" a farsi sentire.
Tra governissimo e voto infatti la preferenza dei "resettatori" sembra andare al secondo, ma senza dire una parola definitiva. "Vediamo prima cosa dice Napolitano", prende tempo Lepore. Però "la nostra contrarietà ad un inciucio è netta - aggiunge Rizzo Nervo - poi è chiaro che ci sono cose che devono essere fatte". Di "risposte brevi e dense" da dare al paese parla Zacchiroli. Nessuno infierisce su Pierluigi Bersani ("è vittima di un gruppo dirigente non all'altezza della situazione", dice Lepore)
mercoledì 24 aprile 2013
La crisi del PD
Ignazio Marino.
Il Pd non è morto ”ma l’apparato sì”.
Si tratta di “politici di professione che analizzano la società con
lenti del ’900 per governare il terzo millennio. Sanno che al massimo
nel 2018 si estingueranno come dinosauri e sono disposti a tutto per
fare un ultimo giro di giostra”. La gestione delle ultime settimane, “è
stata un disastro. Un intero gruppo dirigente chiuso in una stanza,
fuori la gente che non capiva e non era ascoltata. Una scena
fantozziana, con la proiezione della Corazzata Potemkin. Risultato
fallimentare”.
Consultazioni, la freddezza del Pdl su Enrico Letta. Tradito l'accordo su Amato. Ora linea dura: "O governo politico o voto". Avanza il partito dei falchi.
Nessun veto a Letta, purché si faccia un governissimo con i big del Pdl dentro, senza "niet" sui falchi. Un programma con al primo punto l’abolizione dell’Imu e i cavalli di battaglia del Pdl. Insomma, nessuna carta bianca, anche se Giorgio Napolitano ha detto che non ci sono alternative. Altrimenti si vota. Adesso Silvio Berlusconi ha deciso di alzare l’asticella della trattativa. Perché l’accordo su Amato è saltato. E ora, dopo che il Pd oltre a tutte le cariche istituzionali ha pure il premier, nessun piatto è gratis: “O accettano le mie richieste o si vota”.Ecco i due assi del negoziato, governo politico e programma, che recepisca i cavalli di battaglia del Cavaliere a partire dall'Imu. Altrimenti, si vota. Il Pdl, nelle trattative riservate, ha già fatto sapere che i big devono essere coinvolti: “Noi mettiamo la nostra prima fila, voi la vostra”. Fuori i secondi. L’operazione parte solo se ci sono figure forti, non sbiadite. Per questo il partitone del Cavaliere è pronto a schierare i nomi più pesanti: Alfano vicepremier, Schifani alla Difesa, Quagliariello (dato più in quota Quirinale che Berlusconi) alle Riforme. Ma anche Renato Brunetta, il falco. Proprio la sua presenza nella rosa che circola in queste ore è il segnale di un indurimento del Pdl nel negoziato: “Hanno scelto la via politica con Letta, non accettiamo veti sui nostri politici, né li può scegliere il Pd” è il ragionamento.
Perché, rispetto allo schema Amato, ora lo schema di gioco cambia. Anche il Pd deve calare la prima fila, non la seconda. E si deve capire a chi andranno i ministeri che Berlusconi considera chiave, come la Giustizia. L’accordo su questo deve essere blindato. Non è un dettaglio il cambio di candidato premier sul dossier giudiziario. Il provato garantismo di Amato non è paragonabile a quello del mite Enrico Letta, vicesegretario di un Pd bersaniano che invocava l’arresto di Berlusconi, l’ineleggibilità e pure il conflitto di interessi.
Con i sondaggi che danno Berlusconi avanti, il Senato contendibile, e con il Pd in frantumi, o la soluzione è soddisfacente – un governo politico duraturo, con i big di Pd e Pdl dentro e un programma che accolga i cavalli di battaglia berlusconiani – oppure è meglio puntare sul ritorno alle urne. E nel Pdl, dopo giorni in cui è stato suonato uno spartito responsabile, avanza il fronte dei falchi. Perché a sessanta giorni dalle elezioni di febbraio, stavolta, non si può andare avanti all’infinito, visto che il capo dello Stato ha il potere di scioglimento. Finalmente.
Intervista a Barbara Spinelli
“Parte del Pd è ricattabile. Per questo il Caimano va verso il Colle”. Intervista a Barbara Spinelli
di Silvia Truzzi, da il Fatto quotidiano, 23 aprile 2013
Barbara Spinelli, per cinquanta giorni il Pd ha detto di non voler fare un accordo con Berlusconi. Poi ha cercato l’intesa con il Pdl per il Colle e ora parteciperà a un governo “di larghe intese”. A quale Pd dobbiamo credere?Quando ci sono simili contraddizioni conta il risultato. La scelta di Marini, chiara apertura all’intesa con Berlusconi, ha rivelato che c’era del marcio nelle precedenti proposte a Grillo. Io ero a favore d’un accordo Pd-M5s, ma quel che è successo significa che in parte mi illudevo sulle reali intenzioni del Pd. Bene ha fatto Grillo, forse, a essere diffidente.
Civati ha detto: “I traditori diventeranno ministri”.Condivido il laconico giudizio, come molti suoi giudizi. I traditori, anche se hanno democraticamente votato, faranno il governo.
La base del Pd si è fatta sentire. Alcuni commentatori hanno criticato l’idea che la politica si faccia “con i social network”: tra questo e il non ascoltare i propri elettori e dirigenti – sono state occupate sedi del Pd in mezza Italia – c’è una bella differenza.Sono anni che il Pd non ascolta i cittadini, il popolo tout court. Vorrei ricordare due atti simbolici. Il primo fu di Napolitano: “Non sento alcun boom di Grillo”, e invece il boom c’era, eccome. Il secondo è della senatrice Finocchiaro. Dopo il voto a Marini, davanti alla base in rivolta, ecco l’incredibile frase: “Ma che vogliono? Io non vedo la base!”. Il Pd non vede il Paese. Perché questa criminalizzazione poi, della rete? Dire che è tutta colpa dei social network, dire che i nuovi parlamentari sono “inadeguati” (parola di Bindi): qui è l’irresponsabilità denunciata ieri da Napolitano. Inadeguati a che? A che magnifica e progressiva condotta del Pd?
Che fine faranno le promesse sull’ineleggibilità di Berlusconi?Non bisogna mai fasciarsi la testa prima di rompersela. Se si vuol mettere in risalto il tradimento Pd, bisogna far finta che abbiamo preso sul serio le dichiarazioni di tanti di loro, in favore della ineleggibilità. Si rimangeranno anche questa promessa? Continueranno a screditarsi, grottescamente.
Oltre a non ascoltare la base, il Pd non ha dato retta anche a molti dei propri parlamentari.Non ha ascoltato Sel, con cui era alleato. Ma neanche i due padri fondatori della sinistra del dopo Muro di Berlino: Stefano Rodotà e Romano Prodi. Il parricidio in politica può esser positivo, ma bisogna che i figli costruiscano il nuovo. In questo caso hanno ucciso i padri per mettere il regno nelle mani di Berlusconi. L’età non basta. Questa storia finisce con la polverizzazione del Pd. Peggio: con la plausibile vittoria Pdl alle prossime elezioni, e Berlusconi capo dello Stato dopo Napolitano.
Il professor Rodotà ha scritto su Repubblica che bisognerebbe interrogarsi sui motivi per cui personalità della sinistra siano state snobbate pubblicamente dagli attuali rappresentanti della sinistra.Questa è la domanda. Siamo immersi nel romanzo di Saramago, La cecità: il Pd non vedendo il Paese non ha visto nemmeno le persone del proprio campo che negli anni hanno stabilito un contatto con le Azioni Popolari dei cittadini. Quando le Quirinarie le hanno scelte come propri simboli, il Pd ha detto: sono persone di Grillo, non ci umilieremo assoggettandoci . Follia. Tra l’altro: perché non li hanno fatti sin da principio loro, quei nomi?
Nella scelta fra trattare con Grillo per Rodotà – un uomo sulla cui fedeltà alle istituzioni e alla Carta non c’è alcun dubbio – e trattare con Berlusconi, si è optato per la seconda strada. Inspiegabile.Una parte del Pd è forse ricattabile, a cominciare dalla vicenda Monte dei Paschi di Siena. Non è meno forte quella che chiamerei “schiavitù volontaria”. C’è stata una pressione forte anche dagli attuali vertici d’Europa: la vittoria del M5s ha creato solidarietà attorno al vecchio establishment contro il cosiddetto populismo di Grillo: ne ha profittato il vero populista , Berlusconi. Ma lui è già metabolizzato. Rodotà non sarebbe stato solo uno dei migliori garanti delle istituzioni, ma – come Prodi – uno dei più autorevoli garanti dell’europeismo. Non dimentichiamo che è l’estensore della Carta europea dei diritti: vincolante per tutti i Paesi membri. Non esiste solo il plebiscito dei mercati. C’è anche un’Europa più democratica verso cui tanti vogliono andare.
Il professor Rodotà ha anche detto, rispondendo a Eugenio Scalfari, che se vogliamo fare esami di costituzionalità dobbiamo passare al vaglio tutti i partiti, non solo il M5s. Bisogna guardare alla Lega secessionista, al Pdl delle leggi ad personam. D’accordo?
Sì. Se si parla di incostituzionalità di Grillo e poi si avalla l’accordo con Berlusconi, vuol dire che la costituzionalità è vana esigenza. D’altronde vorrei sapere cosa precisamente sia incostituzionale nel M5s.
Perché se Berlusconi parla di golpe, come ha fatto due giorni prima delle votazioni per il Colle, nessuno dice nulla e se lo fa Grillo si grida all’eversione? Quante volte abbiamo sentito questa parola detta da Berlusconi! Se lo fa lui è normale amministrazione, se lo fa Grillo è eversivo.
Scalfari ha scritto che non gli è proprio venuto in mente il nome di Rodotà per il Quirinale.Non so Scalfari. Mi interessano i politici. Se aspiri all’inciucio, il nome di Rodotà certo non ti viene in mente. Sul sito del Corriere della Sera il più votato come premier ideale è Rodotà. Sul sito della Stampa – dove tra tanti, il nome del professore non c’è – il più votato è “nessuno di questi”.
Come lo interpretiamo?
Come prova che la maggioranza delle persone non vuole l’accordo con B.
Napolitano aveva più volte detto di escludere la propria ricandidatura.Mi scandalizza meno questo del fatto che il Capo dello Stato sostenga da tempo, con tenacia, le larghe intese.
Barbara Spinelli, per cinquanta giorni il Pd ha detto di non voler fare un accordo con Berlusconi. Poi ha cercato l’intesa con il Pdl per il Colle e ora parteciperà a un governo “di larghe intese”. A quale Pd dobbiamo credere?Quando ci sono simili contraddizioni conta il risultato. La scelta di Marini, chiara apertura all’intesa con Berlusconi, ha rivelato che c’era del marcio nelle precedenti proposte a Grillo. Io ero a favore d’un accordo Pd-M5s, ma quel che è successo significa che in parte mi illudevo sulle reali intenzioni del Pd. Bene ha fatto Grillo, forse, a essere diffidente.
Civati ha detto: “I traditori diventeranno ministri”.Condivido il laconico giudizio, come molti suoi giudizi. I traditori, anche se hanno democraticamente votato, faranno il governo.
La base del Pd si è fatta sentire. Alcuni commentatori hanno criticato l’idea che la politica si faccia “con i social network”: tra questo e il non ascoltare i propri elettori e dirigenti – sono state occupate sedi del Pd in mezza Italia – c’è una bella differenza.Sono anni che il Pd non ascolta i cittadini, il popolo tout court. Vorrei ricordare due atti simbolici. Il primo fu di Napolitano: “Non sento alcun boom di Grillo”, e invece il boom c’era, eccome. Il secondo è della senatrice Finocchiaro. Dopo il voto a Marini, davanti alla base in rivolta, ecco l’incredibile frase: “Ma che vogliono? Io non vedo la base!”. Il Pd non vede il Paese. Perché questa criminalizzazione poi, della rete? Dire che è tutta colpa dei social network, dire che i nuovi parlamentari sono “inadeguati” (parola di Bindi): qui è l’irresponsabilità denunciata ieri da Napolitano. Inadeguati a che? A che magnifica e progressiva condotta del Pd?
Che fine faranno le promesse sull’ineleggibilità di Berlusconi?Non bisogna mai fasciarsi la testa prima di rompersela. Se si vuol mettere in risalto il tradimento Pd, bisogna far finta che abbiamo preso sul serio le dichiarazioni di tanti di loro, in favore della ineleggibilità. Si rimangeranno anche questa promessa? Continueranno a screditarsi, grottescamente.
Oltre a non ascoltare la base, il Pd non ha dato retta anche a molti dei propri parlamentari.Non ha ascoltato Sel, con cui era alleato. Ma neanche i due padri fondatori della sinistra del dopo Muro di Berlino: Stefano Rodotà e Romano Prodi. Il parricidio in politica può esser positivo, ma bisogna che i figli costruiscano il nuovo. In questo caso hanno ucciso i padri per mettere il regno nelle mani di Berlusconi. L’età non basta. Questa storia finisce con la polverizzazione del Pd. Peggio: con la plausibile vittoria Pdl alle prossime elezioni, e Berlusconi capo dello Stato dopo Napolitano.
Il professor Rodotà ha scritto su Repubblica che bisognerebbe interrogarsi sui motivi per cui personalità della sinistra siano state snobbate pubblicamente dagli attuali rappresentanti della sinistra.Questa è la domanda. Siamo immersi nel romanzo di Saramago, La cecità: il Pd non vedendo il Paese non ha visto nemmeno le persone del proprio campo che negli anni hanno stabilito un contatto con le Azioni Popolari dei cittadini. Quando le Quirinarie le hanno scelte come propri simboli, il Pd ha detto: sono persone di Grillo, non ci umilieremo assoggettandoci . Follia. Tra l’altro: perché non li hanno fatti sin da principio loro, quei nomi?
Nella scelta fra trattare con Grillo per Rodotà – un uomo sulla cui fedeltà alle istituzioni e alla Carta non c’è alcun dubbio – e trattare con Berlusconi, si è optato per la seconda strada. Inspiegabile.Una parte del Pd è forse ricattabile, a cominciare dalla vicenda Monte dei Paschi di Siena. Non è meno forte quella che chiamerei “schiavitù volontaria”. C’è stata una pressione forte anche dagli attuali vertici d’Europa: la vittoria del M5s ha creato solidarietà attorno al vecchio establishment contro il cosiddetto populismo di Grillo: ne ha profittato il vero populista , Berlusconi. Ma lui è già metabolizzato. Rodotà non sarebbe stato solo uno dei migliori garanti delle istituzioni, ma – come Prodi – uno dei più autorevoli garanti dell’europeismo. Non dimentichiamo che è l’estensore della Carta europea dei diritti: vincolante per tutti i Paesi membri. Non esiste solo il plebiscito dei mercati. C’è anche un’Europa più democratica verso cui tanti vogliono andare.
Il professor Rodotà ha anche detto, rispondendo a Eugenio Scalfari, che se vogliamo fare esami di costituzionalità dobbiamo passare al vaglio tutti i partiti, non solo il M5s. Bisogna guardare alla Lega secessionista, al Pdl delle leggi ad personam. D’accordo?
Sì. Se si parla di incostituzionalità di Grillo e poi si avalla l’accordo con Berlusconi, vuol dire che la costituzionalità è vana esigenza. D’altronde vorrei sapere cosa precisamente sia incostituzionale nel M5s.
Perché se Berlusconi parla di golpe, come ha fatto due giorni prima delle votazioni per il Colle, nessuno dice nulla e se lo fa Grillo si grida all’eversione? Quante volte abbiamo sentito questa parola detta da Berlusconi! Se lo fa lui è normale amministrazione, se lo fa Grillo è eversivo.
Scalfari ha scritto che non gli è proprio venuto in mente il nome di Rodotà per il Quirinale.Non so Scalfari. Mi interessano i politici. Se aspiri all’inciucio, il nome di Rodotà certo non ti viene in mente. Sul sito del Corriere della Sera il più votato come premier ideale è Rodotà. Sul sito della Stampa – dove tra tanti, il nome del professore non c’è – il più votato è “nessuno di questi”.
Come lo interpretiamo?
Come prova che la maggioranza delle persone non vuole l’accordo con B.
Napolitano aveva più volte detto di escludere la propria ricandidatura.Mi scandalizza meno questo del fatto che il Capo dello Stato sostenga da tempo, con tenacia, le larghe intese.
Ecco chi ha silurato Renzi
di Marco Esposito (da l'Espresso)
Per un giorno è sembrato che potesse andare a Palazzo
Chigi. Poi c'è stato un gioco di sponda tra Berlusconi (preoccupato che
il sindaco di Firenze gli sottragga voti) e i vari D'Alema, Bindi,
Finocchiaro. Che sanno di essere all'ultimo giro e non vogliono
perderselo
(24 aprile 2013)
Silvio Berlusconi avrebbe fatto fuoco e fiamme per far saltare
l'operazione "Matteo Renzi a Palazzo Chigi". I ben informati
raccontano che – mentre nei colloqui con gli ambasciatori di
centrosinistra mostrava il sorriso – nei contatti con il Colle
avrebbe fatto di tutto per sabotare l'arrivo del Rottamatore a
Palazzo Chigi.
Tanto è vero che Berlusconi a Giorgio Napolitano ha fatto solo un nome, quello di Giuliano Amato.
Ma sarebbe riduttivo raccontare il probabile arrivo di Amato a Palazzo Chigi solo come un veto di Berlusconi.
Per circa 24 ore abbiamo visto la tanto invocata alleanza generazionale nel partito democratico finalmente materializzarsi. Certo, non ha fatto molta strada, stritolata tra Berlusconi e il vecchio patto di sindacato democratico.
E' ovvio che il "niet" di Berlusconi a Renzi aiuta a mantenere inalterati i rapporti di forza nel Pd; infatti, se nei democratici dovesse avvenire il salto generazionale, sarebbe difficile evitare che nel PDL avvenga la stessa cosa. Presa la palla al balzo, i vecchi maggiorenti del Partito Democratico, sotto lo scudo protettivo del presidente Napolitano, si sono dati da fare per bloccare qualsiasi refolo di novità nel Pd. Certo il redde rationem è solo rimandato, ma alcuni di loro – Bindi, D'Alema, Finocchiaro – magari possono pensare di fare un ultimo giro, magari a capo di qualche ministero.
Fosse passata l'opzione Renzi, su cui stavano lavorando giovani turchi, renziani, franceschiniani e qualche altro pezzo di ex margherita ed ex Ds, la partita per costoro sarebbe stata chiusa una volta per sempre.
Non penso che i 'giovani turchi' si siano impazziti, fino al punto di proporre il proprio antagonista alla presidenza del consiglio senza un motivo valido. Il motivo valido, per loro, era quello di spazzare via, una volta per tutte, una parte di quel pezzo di patto di sindacato che guida il partito praticamente da sempre.
Invece, ancora una volta, la capacità di giocare di sponda della solita classe dirigente, quella che negli ultimi venti anni ha massacrato questo paese, portandola vicino al baratro, ha impedito ogni novità, fermato ogni spinta al rinnovamento, spento ogni istinto al cambiamento.
Ora, con la probabile conduzione collegiale, il Pd rischia di impantanarsi ancora una volta, almeno fino al congresso, paralizzato dai veti incrociati dei vecchi capi corrente. Che, ancora una volta, antepongono i propri interessi personali, a quelli del Partito e del paese.
Ma non è una novità. E non è neanche cattiveria. E' incapacità. L'incapacità di cogliere la propria inadeguatezza per i tempi e la propria impopolarità.
Tanto è vero che Berlusconi a Giorgio Napolitano ha fatto solo un nome, quello di Giuliano Amato.
Ma sarebbe riduttivo raccontare il probabile arrivo di Amato a Palazzo Chigi solo come un veto di Berlusconi.
Per circa 24 ore abbiamo visto la tanto invocata alleanza generazionale nel partito democratico finalmente materializzarsi. Certo, non ha fatto molta strada, stritolata tra Berlusconi e il vecchio patto di sindacato democratico.
E' ovvio che il "niet" di Berlusconi a Renzi aiuta a mantenere inalterati i rapporti di forza nel Pd; infatti, se nei democratici dovesse avvenire il salto generazionale, sarebbe difficile evitare che nel PDL avvenga la stessa cosa. Presa la palla al balzo, i vecchi maggiorenti del Partito Democratico, sotto lo scudo protettivo del presidente Napolitano, si sono dati da fare per bloccare qualsiasi refolo di novità nel Pd. Certo il redde rationem è solo rimandato, ma alcuni di loro – Bindi, D'Alema, Finocchiaro – magari possono pensare di fare un ultimo giro, magari a capo di qualche ministero.
Fosse passata l'opzione Renzi, su cui stavano lavorando giovani turchi, renziani, franceschiniani e qualche altro pezzo di ex margherita ed ex Ds, la partita per costoro sarebbe stata chiusa una volta per sempre.
Non penso che i 'giovani turchi' si siano impazziti, fino al punto di proporre il proprio antagonista alla presidenza del consiglio senza un motivo valido. Il motivo valido, per loro, era quello di spazzare via, una volta per tutte, una parte di quel pezzo di patto di sindacato che guida il partito praticamente da sempre.
Invece, ancora una volta, la capacità di giocare di sponda della solita classe dirigente, quella che negli ultimi venti anni ha massacrato questo paese, portandola vicino al baratro, ha impedito ogni novità, fermato ogni spinta al rinnovamento, spento ogni istinto al cambiamento.
Ora, con la probabile conduzione collegiale, il Pd rischia di impantanarsi ancora una volta, almeno fino al congresso, paralizzato dai veti incrociati dei vecchi capi corrente. Che, ancora una volta, antepongono i propri interessi personali, a quelli del Partito e del paese.
Ma non è una novità. E non è neanche cattiveria. E' incapacità. L'incapacità di cogliere la propria inadeguatezza per i tempi e la propria impopolarità.
domenica 21 aprile 2013
SE BERLUSCONI RIDE E PIERLUIGI PIANGE
SE BERLUSCONI RIDE E PIERLUIGI PIANGE
(Concita De Gregorio, La Repubblica|21.04.2013)
Sono le sei e dieci di sabato pomeriggio quando Berlusconi e Bersani
rientrano in aula per essere lì nel momento in cui Laura Boldrini
leggerà per la cinquecentoquattresima volta il nome di Napolitano,
confine numerico della rielezione.
Berlusconi ride, giù in basso a
destra. Bersani piange, in alto a sinistra. Applaudono, entrambi felici
di essere stati riportati in vita dalla concessione del vecchio
Presidente: va bene, se non trovate altro, se proprio non c’è altro modo
allora accetto. Alle mie condizioni: per un tempo limitato e con un
consenso ampio. Berlusconi esulta circondato dalle sue ragazze elette in
Parlamento, perché se fossero passati Prodi o Rodotà sarebbe stato
fuori dai giochi, dal governo prossimo venturo, da tutto. Così invece si
farà un governo all’antica maniera, che sia del presidente o politico
non importa: quello che importa è che Berlusconi sarà lì, protagonista
di nuovo, resuscitato ancora. Sarà molto pesante, per giunta, nel nuovo
governo perché senza l’appoggio di Sel la delegazione Pdl-Lega avrà
anche alla Camera la maggioranza, rispetto al Pd. Amato premier Alfano
vice, si dice. O forse Letta-Letta, zio e nipote, coi “saggi” dentro. Il
Pdl conterà e deciderà parecchio. Bersani piange di commozione
attorniato dai suoi Speranza e Gotor, da Stumpo e da tutto il gruppo
dirigente di un partito dissolto in un rivolo di correnti assetate l’una
del sangue dell’altra, morto nel minuto esatto di venerdì 19 in cui il
fondatore Romano Prodi è stato affondato, dopo essere stato acclamato,
da 101 voti occulti in dissenso. Per spregio, per vendetta, per antichi
rancori personali e politici. Un segretario e un gruppo dirigente
dimissionari, responsabili di una clamorosa serie di fallimenti che
hanno lasciato sul selciato di questa corsa al Colle i nomi di anziani e
rispettabili leader come Marini, Prodi, indirettamente Rodotà che
sarebbe stato presidente se il Pd non avesse deciso di escluderlo per
una ripicca ancora oggi inspiegata: doveva telefonare lui per primo,
doveva dichiarare di essere uomo del Pd e non solo di Grillo, si sente
dire come fosse la storia di un’amicizia contesa tra adolescenti e non
invece una vecchia resa dei conti politica che ha origine nel ’92, come
vedremo, e che ha sbarrato la strada ad un’alternativa di campo tutta a
sinistra: Rodotà, spiega bene Vendola che da oggi con Fabrizio Barca
diventa il perno dello spazio a sinistra lasciato sgombro dal Pd,
avrebbe «cambiato schema di gioco, avrebbe consentito di fare un governo
con le forze di questo parlamento, avrebbe tagliato fuori Berlusconi.
Hanno avuto paura, sono tornati indietro invece di andare avanti. Siamo
fermi a metà del 900, una restaurazione. Preferiscono governare con
Alfano pur di restare vivi. Ma è un’illusione. E’ solo una proroga
dell’agonia ».
lunedì 15 aprile 2013
Emma. Diario d’amore di un comunista al confino
Venerdì 19 aprile (alle 21.15) alla Biblioteca comunale
presentazione del libro
“Emma. Diario d’amore di un comunista al confino” di Giulio Turchi
Un bel libro, di quelli che raccontano un tempo passato ma che al passato appartengono un po’ meno di quanto si pensi. Gioia Turchi Carrara, la figlia di Giulio Turchi, classe 1902, imprunetino, venerdì 19 aprile sarà a Impruneta per presentare il diario intimo del padre che a Roma, dove lei vive, ha già avuto due presentazioni ufficiali.
Partecipare sarà un bel modo per scoprire la storia di questo imprunetino che pur essendosene andato via presto da Impruneta, a Impruneta sembra aver lasciato molto di sé.
Siete tutti invitati.
sabato 13 aprile 2013
lunedì 8 aprile 2013
RISULTATI DELLE PRIMARIE DEL 7 APRILE
VINCE ALESSIO CALAMANDREI
VOTANTI - Impruneta, 634.
Tavarnuzze, 534. Bagnolo, 92. Totale, 1260
IMPRUNETA - Pistolesi, 285.
Calamandrei, 344. Bianche 3. Nulle 2
TAVARNUZZE- Pistolesi, 269.
Calamandrei, 262. Bianche 2. Nulle 1
BAGNOLO - Pistolesi, 26.
Calamandrei, 66
VOTI TOTALI - Pistolesi,
580. Calamandrei, 672
Complimenti a Alessio Calamandrei
e grazie a tutti i nostri elettori che ci hanno seguito in questa avventura
giovedì 4 aprile 2013
Festa del Tesseramento a l Pd di Tavarnuzze e Apericena
Ieri pomeriggio si è svolta presso il Circolo PD di Tavarnuzze la Festa del Tesseramento, iniziando così la campagna per le nuove tessere 2013. A seguire, una simpatica Apericena, Low cost. Un grazie a chi ha partecipato e a chi ha lavorato!
Ieri il confronto fra i candidati alle primarie Pd alla Casa del Popolo di Tavarnuzze:
http://www.gazzettinodelchianti.it/articoli/primopiano/1462/notizie-su-impruneta/faccia-faccia-pistolesi-calamandrei-esito.php#.UV1UG4WuSQ1
http://www.gazzettinodelchianti.it/articoli/primopiano/1462/notizie-su-impruneta/faccia-faccia-pistolesi-calamandrei-esito.php#.UV1UG4WuSQ1
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