mercoledì 24 aprile 2013

Ecco chi ha silurato Renzi


di Marco Esposito (da l'Espresso)


Per un giorno è sembrato che potesse andare a Palazzo Chigi. Poi c'è stato un gioco di sponda tra Berlusconi (preoccupato che il sindaco di Firenze gli sottragga voti) e i vari D'Alema, Bindi, Finocchiaro. Che sanno di essere all'ultimo giro e non vogliono perderselo
(24 aprile 2013)
Silvio Berlusconi avrebbe fatto fuoco e fiamme per far saltare l'operazione "Matteo Renzi a Palazzo Chigi". I ben informati raccontano che – mentre nei colloqui con gli ambasciatori di centrosinistra mostrava il sorriso – nei contatti con il Colle avrebbe fatto di tutto per sabotare l'arrivo del Rottamatore a Palazzo Chigi.

Tanto è vero che Berlusconi a Giorgio Napolitano ha fatto solo un nome, quello di Giuliano Amato.

Ma sarebbe riduttivo raccontare il probabile arrivo di Amato a Palazzo Chigi solo come un veto di Berlusconi.

Per circa 24 ore abbiamo visto la tanto invocata alleanza generazionale nel partito democratico finalmente materializzarsi. Certo, non ha fatto molta strada, stritolata tra Berlusconi e il vecchio patto di sindacato democratico.

E' ovvio che il "niet" di Berlusconi a Renzi aiuta a mantenere inalterati i rapporti di forza nel Pd; infatti, se nei democratici dovesse avvenire il salto generazionale, sarebbe difficile evitare che nel PDL avvenga la stessa cosa. Presa la palla al balzo, i vecchi maggiorenti del Partito Democratico, sotto lo scudo protettivo del presidente Napolitano, si sono dati da fare per bloccare qualsiasi refolo di novità nel Pd. Certo il redde rationem è solo rimandato, ma alcuni di loro – Bindi, D'Alema, Finocchiaro – magari possono pensare di fare un ultimo giro, magari a capo di qualche ministero.

Fosse passata l'opzione Renzi, su cui stavano lavorando giovani turchi, renziani, franceschiniani e qualche altro pezzo di ex margherita ed ex Ds, la partita per costoro sarebbe stata chiusa una volta per sempre.

Non penso che i 'giovani turchi' si siano impazziti, fino al punto di proporre il proprio antagonista alla presidenza del consiglio senza un motivo valido. Il motivo valido, per loro, era quello di spazzare via, una volta per tutte, una parte di quel pezzo di patto di sindacato che guida il partito praticamente da sempre.

Invece, ancora una volta, la capacità di giocare di sponda della solita classe dirigente, quella che negli ultimi venti anni ha massacrato questo paese, portandola vicino al baratro, ha impedito ogni novità, fermato ogni spinta al rinnovamento, spento ogni istinto al cambiamento.

Ora, con la probabile conduzione collegiale, il Pd rischia di impantanarsi ancora una volta, almeno fino al congresso, paralizzato dai veti incrociati dei vecchi capi corrente. Che, ancora una volta, antepongono i propri interessi personali, a quelli del Partito e del paese.

Ma non è una novità. E non è neanche cattiveria. E' incapacità. L'incapacità di cogliere la propria inadeguatezza per i tempi e la propria impopolarità.

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