lunedì 12 novembre 2012

Documento di Enrico Rossi sulla finanziaria regionale


Una manovra di rigore ed equità.

Ispirata all'art. 3 della Costituzione: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona".

La manovra finanziaria che la giunta ha approvato in una situazione di crisi così grave ci ha imposto scelte drammatiche.
I tagli operati dal governo Monti e dai governi precedenti sono quantificati in 550 milioni (sanità esclusa), pari al 25% delle entrate e della nostra capacità di spesa.
La prima risposta che abbiamo dato è stata quella di passare in rassegna tutte le spese.
Nel biennio 2011-2012 il risparmio complessivo sui costi di gestione e sulla spesa corrente, nonostante la nostra Regione sia considerata una delle migliori per efficienza ed efficacia della spesa stessa, è stato di circa 90 milioni. Per il 2013 produrremo ulteriori risparmi per più di 45 milioni. A regime avremo complessivamente 135 milioni di risparmi.
Altri risparmi consistenti sono stati infine realizzati attraverso la rimodulazione della spesa per gli investimenti, l’utilizzo dei fondi comunitari in modo più selettivo e in sostituzione delle risorse regionali.
Senza ridurre troppo il flusso di spesa annuale per gli investimenti, che rimangono intorno a 350-400 milioni all’anno. Anche grazie alla legge 35 che con il monitoraggio e i commissariamenti ha attivato molti cantieri fermi da anni per ritardi burocratici (circa 100 milioni).
Nonostante tutto questo, per chiudere il bilancio 2013, al netto dei risparmi effettuati, è necessario reperire risorse per ancora 250 milioni.
Anche se avessimo azzerato tutte le nostre politiche attive (cultura, sociale, scuola, contributi alle imprese) avremmo comunque avuto uno sbilancio intorno a 100 milioni, producendo però un effetto insostenibile.
Di fronte alla scelta di chiedere un contributo responsabile ai cittadini per mantenere aperte le classi di scuola materna o l’assistenza agli o altri servizi essenziali o per aiutare i più poveri, ci siamo assunti la responsabilità di non contraddire la Costituzione nei suoi principi fondamentali che sono la solidarietà e la tutela delle persone più deboli.
Vogliamo affermare un principio di comunità, perché ciascuno in ogni momento può ritrovarsi nella necessità di portare il proprio figlio alla scuola materna, aver bisogno di un contributo per pagare l’affitto, essere aiutato per ricevere un prestito in banca, essere preoccupato per il figlio laureato che non trova una opportunità di impiego, perché magari abbiamo tagliato il progetto GiovaniSì.
Per questo abbiamo attuato una manovra fiscale che, per tutte le possibilità che ci fornisce la legge, è quanto più possibile equa verso le famiglie, le imprese, i lavoratori.
Per l’Irpef abbiamo ovviamente esentato gli incapienti fino agli 8mila euro e tutelato le prime due fasce da 8 a 15mila e da 15 a 28mila euro. Per queste due fasce, si tratta di lavoratori dipendenti e autonomi, l’incremento è dello 0,2%, pari a un aumento massimo di 30 euro all'anno per la prima fascia e di 56 per la seconda. Dobbiamo considerare che oltre due terzi dei contribuenti della Toscana, cioè 1.657.000 su un totale di 2.144.000, rientra in queste due prime fasce.
Poiché fino a 95.000 euro di reddito è prevista una detrazione di 50 euro per ogni figlio a carico, a scalare man mano che il reddito cresce, è evidente che la gran parte delle famiglie con figli appartenenti a queste prime due fasce, potrà persino beneficiare di una riduzione dell’Irpef. 

Inoltre per le famiglie con un figlio disabile è prevista una detrazione di 220 euro all’annoCon questa iniziativa le famiglie con disabili fino a 55.000 euro di reddito potranno essere tutelate dall’aumento Irpef e le fasce più basse ricevere qualche beneficio. Un’iniziativa opportuna per il fatto che i disabili nel nostro Paese sono per l’85% a carico delle famiglie e solo per il 15% a carico dei soggetti pubblici. È un segnale importante che aiuta quelle famiglie a rischio povertà perché si fanno carico delle spese necessarie a garantire una vita degna ai propri figli.
Stiamo inoltre lavorando per introdurre detrazioni per soggetti non autosufficiente carico.
Per le altre fasce oltre i 28mila euro, che comunque usufruiscono delle detrazioni, l’aumento è per tutti dello 0,5%.
Il complesso della manovra sull’Irpef così articolata, con questo segno di equità, ci garantisce una entrata pari a 93 milioni di euro.
Vale la pena sottolineare che questo livello di entrata, che distribuito sulla popolazione della Toscana, corrisponde a 28 euro pro capitecolloca ancora la nostra Regione al terzultimo posto tra le Regioni a statuto ordinario, dopo Veneto e Umbria (che però devono ancora approvare la loro manovra 2013 che potrebbe contenere nuovi aumenti).
Tutte le altre Regioni, ai valori 2012, sono già ora con un’Irpef più alta di quella che avrà la Toscana nel 2013. Ad esempio: in Lombardia si pagano 29,9 euro pro capite; nel Lazio 64; in Emilia Romagna 58; nel Molise 71.
I toscani dunque continueranno comunque a pagare meno Irpef della stragrande dei cittadini del nostro Paese, e suppongo che non ricevano servizi inferiori a quelli della Campania dove si pagano 59,80 euro pro capite.
L’altro grande capitolo della manovra è rappresentato dalle entrate Irap.
Anche qui abbiamo fatto una manovra differenziata, con un largo ricorso alle esenzioni.
Gli aumenti dello 0,92% riguardano solo un sesto delle aziende presenti nella nostra regione, quindi 65.000 imprese su 360.000.
Sono confermate tutte le precedenti esenzioni: onlus, cooperative sociali, imprese in zone montane, imprese con certificazione ambientale e sociale.
Per le micro, piccole e medie imprese dell’industria e dei servizi che assumeranno persone iscritte alle liste di mobilità o in cassa integrazione, sono previste deduzioni sulla base imponibile.
Sono inoltre stati esentati interi settori, tutto il manifatturiero ad eccezione della farmaceutica.
Insomma i distretti dell’export toscano resteranno ugualmente competitivi rispetto alle altre Regioni italiane, avendo in Toscana una Irap ancora più bassa.
È stato poi esentato dall’aumento Irap l’intero settore agricolo, il settore dei servizi alla persona, delle pulizie che sono labour intensive.
Anche nel settore dell’edilizia, uno dei più colpiti dalla crisi, composto da 35.000 imprese, saranno interessate dall’aumento solo 476 imprese che operano nel settore opere pubbliche, tutelando tutte le altre.
Per il commercio l’incremento Irap riguarderà solo le 10mila società di capitale, mentre le altre 46.000 società individuali di commercio al minuto a conduzione familiare saranno esentate.
E così l’esenzione varrà anche per il settore turismo e tutta la ristorazione costituita da società individuali e familiari che rappresentano 14mila aziende su un totale di 17mila..
Le entrate previste dall’Irap sono pari a circa 120 milioni, che sommati ai 93 dell’Irpef , ai 22 del bollo auto e ai 10 derivanti da altre entrate, portano ai 248 milioni che ci consentono l’equilibrio di bilancio.
E sottolineo di un bilancio sano, che non a caso è stato premiato di recente a Milano come il miglior bilancio tra quello degli enti locali e delle Regioni.
Ma la manovra poi è caratterizzata da importanti novità che riguardano politiche attive contro la povertà, per la coesione sociale.
Tra le novità più importanti di questa manovra ci sono i fondi che abbiamo destinato al microcredito per combattere la povertà: 10 milioni di euro saranno distribuiti alle onlus della Toscana a cui chiederemo di aggiungere altre risorse per il microcredito sociale, allo scopo di garantire aiuto alle persone e alle famiglie che si trovano in situazioni di emergenza, con prestiti fino ad un massimo di 3000 euro: comprare libri ai figli, pagare una spesa straordinaria e far fronte agli imprevisti.
La caratteristica del microcredito non è solo dare ma anche assistere, aiutare, accompagnare le persone che hanno bisogno per uscire dalle difficoltà. Con questo investimento ci rivolgiamo prima di tutto al volontariato laico e cattolico, per consolidare in questa regione le relazioni di solidarietà e di vicinato: non vogliamo che nessuno resti solo.
Aggiungiamo inoltre 15 milioni di fondi comunitari che saranno destinati al microcredito per le imprese, attivando così interventi che si collocheranno tra i 150-200 milioni. L’artigiano, il piccolo commerciante, il giovane che vuole provarci e che oggi non trova risposte di fronte alla stretta creditizia, che continuerà anche nei prossimi anni, potranno ottenere un prestito fino a 20.000 euro con assoluta facilità.
Questo sul microcredito è un intervento importante, in linea con l’Unione europea per la lotta alla povertà. Contiamo nel corso del 2013 di raggiungere con il microcredito sociale circa 10.000 famiglie e con quello per l’impresa altrettante attività. La caratteristica del microcredito è la fiducia, la conoscenza e la vicinanza, tutte cose che fanno comunità.
Aggiungiamo inoltre 8 milioni al capitolo sfratti, che dopo i tagli del governo torna così a 16 milioni. Sono risorse che consentiranno ai comuni di fronteggiare l’emergenza sfratti e alle famiglie più povere di sentirsi protette.
Confermiamo inoltre la spesa a favore del diritto allo studio universitario e l’intervento a tutela della scuola, in particolare quella materna, dove 10 milioni vengono destinati a garantire l’apertura delle classi a favore di 5000 famiglie, che altrimenti non avrebbero saputo a chi affidare il proprio figlio dopo i tagli del governo.
Anche sulla cultura la spesa non viene ridotta. Pensiamo che la cultura sia un settore strategico per la nostra regione: che dà lavoro, contribuisce all’economia – pensiamo solo al turismo – e soprattutto a dare un profilo di qualità al nostro modo di essere.
Infine confermiamo circa 350 milioni per gli investimenti.
Il quadro generale per il 2013 prevede anche un intervento pesante sulla sanità, che non sarà privo di contrasti e di polemiche.
Risparmiare 500 milioni dal fondo sanitario regionale imposti dal taglio del governo non sarà facile.
Il piano elaborato dalla giunta servirà a cogliere questo risultato garantendo ai cittadini i servizi essenziali e tutelando le fasce più deboli, con l’accesso legato all’Isee che scatterà per tutti a partire dal prossimo anno.
La sanità sarà il vero banco di prova di una riforma strutturale per il 2013.
Questa crisi economica non deve modificare gli elementi di fondo del nostro modo di fare sanità né deve incidere sui valori fondanti che ci hanno permesso di fare la differenza in positivo rispetto alle altre realtà dell’Italia. Dobbiamo fare in modo che il servizio sanitario dia di più a chi è svantaggiato e risponda ai bisogni in modo equo con servizi di qualità per tutti.
Una cosa deve essere chiara, faremo appello a tutti e ci confronteremo con tutti, operatori, istituzioni e forze sociali, ma non possiamo più tollerare inefficienze e inappropriatezze.
Con i sindacati abbiamo aperto la discussione sull’opportunità di istituire una mutualità integrativa diretta soprattutto a sostenere la spesa diagnostica e la specialistica. La disponibilità riscontrata ci incoraggia a lavorare per costruire una nuova gamba del finanziamento del servizio sanitario regionale.
Ultimo punto è il TPL, su cui la Toscana, per quanto riguarda quello su gomma, ha anticipato tutti con la gara che si concluderà nel 2013, e che prevede la ristrutturazione del servizio, l’efficienza, il risparmio e l’acquisto di nuovi mezzi.
E così anche per il trasporto su ferro si dovrà intervenire per migliorarne la qualità mettendo orari e fermate più adeguateSarà completato l’acquisto di treni nuovi e ci saranno collegamenti più veloci tra le stazioni più importanti.
La Toscana di fronte alle crisi non si scoraggia, non sta ferma, mantiene la sua politica di rigore nei conti. Tenere i conti sotto controllo è il segno di una politica moderna e di stampo europeo. Per certi aspetti non è neppure un problema di destra né di sinistra.
Nello stesso tempo la manovra non rinuncia invece ai valori di sinistra: la giustizia, la solidarietà, l’aiuto a chi è più indietro, a chi ha bisogno e a chi vuole provarci.
Non si devono mai sprecare parole come storico o epocale. Ma questa volta vale la pena ricordare che nella storia dell’istituzione regionale toscana mai una manovra è stata così pesante.
Francamente non è stato facile decidere, ma ho la serenità di aver fatto il mio dovere.
In questa drammatica situazione di crisi, abbiamo voluto mettere al centro la persona sentendo l’obbligo, sancito dall’art. 3 della Costituzione, di intervenire per rimuovere gli ostacoli che ne impediscono la piena realizzazione.
Siamo disposti a cambiare tutto, ma non a rinunciare a questo impegno.

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