Rintracciato su Internet articolo sul Sole 24 Ore di sabato 9 Luglio che esplicita le ricette anticrisi di Luigi Zingales, il Guru economico di Matteo Renzi. Giudicate voi, magari siete d'accordo.
Ecco come arrivare subito al pareggio (di Roberto Perotti e Luigi Zingales)
l'Italia ha bisogno
di misure radicali e credibili.
Le liberalizzazioni invocate da tanti
sono necessarie e benvenute, ma hanno effetti incerti e richiedono
tempo. A nostro avviso rilanciare la crescita richiede interventi
draconiani che cambino l'equilibrio di rassegnazione in cui vive il
Paese. Oggi i giovani migliori vanno all'estero perché in Italia non
vedono un futuro, sono scoraggiati dal clientelismo e parassitismo
alimentati dall'enorme sottobosco al confine tra economia e politica. Se
la politica del rigore di bilancio pulisce questo sottobosco, elimina
la fonte delle rendite politiche, e dà un segnale di una svolta politica
e morale, allora non solo non riduce la crescita economica, ma
l'aumenta.
Per riuscire in questo doppio intento non bastano
manovre marginali, come 10 euro di ticket medico in alcune regioni e per
alcune prestazioni, o buone intenzioni come la lotta all'evasione.
Queste misure, pur non prive di effetti, non sono comprensibili o
credibili all'estero e non danno un segnale di svolta al Paese. Ci
vogliono misure radicali. Per essere concreti, e senza la pretesa di
essere esaustivi per il poco tempo a disposizione, proviamo ad abbozzare
una serie di proposte di questo tipo, che raccolgano anche i 60
miliardi necessari per il pareggio di bilancio.
giovedì 3 novembre 2011
mercoledì 2 novembre 2011
Chianti Ludens a San Casciano
Il Comune di Impruneta ha aderito al progetto iniziato dall’Unione Comunale del
Chianti Fiorentino in collaborazione con il
Ludo Cemea, su un percorso che ha come obiettivo il diffondere e il valorizzare la
cultura del gioco, ma anche di creare una rete fra educatori, insegnanti e
volontari che si occupano di attività ludiche all'interno del nostro
territorio: da qui il nome “Chianti Ludens”.
Nei
primi tre Comuni da cui tutto è partito si è avuto un momento di gioco in
piazza con lo scopo di orientare la sensibilità ludica a livello di festa nel maggio 2011 ed ha coinvolto bambini, ragazzi e famiglie e che
mi auguro di ripetere anche qui ad Impruneta nella prossima primavera in
collaborazione con l’Assessorato al Turismo e allo Sviluppo Economico e con
molteplici realtà del nostro tessuto associativo che già hanno dimostrato sensibilità
a questo tema.
Per
questo, vi invio in allegato il programma della giornata che si terrà sabato 12 novembre (dalle 9,00
alle 13,00) a San Casciano presso l’Auditorium della Banca del Chianti
Fiorentino (sarà rilasciato un attestato di partecipazione del LudoCemea –
Federazione italiana dei CEMEA, ente accreditato alla formazione dal Ministero
dell'istruzione, Università e Ricerca e dal Ministero della Salute).
Questo
incontro intitolato “Il gioco e il giocare” è un'occasione per prender parte al
progetto: dal cominciare a far parte di una rete ludica nel Chianti Fiorentino
al dare visibilità ai propri progetti educativi centrati sul gioco, dal
condividere la progettazione di “Chianti Ludens 2012” all'accogliere esperti
ludici nel proprio ambito di competenza, con la direzione del Dott. Antonio Di
Pietro e del Dott. Riccardo Poli e la supervisione del Prof. Gianfranco
Staccioli.
Pertanto
vi invito partecipare e a diffondere il più possibile l’iniziativa, e a farmi
avere anche un riscontro sulla formazione ottenuta e sul programma della
giornata e le vostre osservazioni in merito sull’intero progetto, certa della
vostra disponibilità.
Francesca Buccioni
LA CULTURA NON SI MANGIA”. E LE ARMI?
ALCUNI DATI:
Il complesso delle spese militari per il 2011 ammonta a 24,396 miliardi di Euro, di cui:
• 472 milioni per i cacciabombardieri F-35, sofisticatissimi e in grado di portare bombe
atomiche, strumenti di offesa e non certo armi difensive e per missioni di pace.
• Missioni all'estero: 8300 soldati di cui 4200 solo per quella in Afghanistan, che ci costa 2
milioni di euro al giorno per un costo annuo di 3 miliardi.
ALCUNE SPESE PREVENTIVATE:
- 16 miliardi per 131 F35
- 5 miliardi per i caccia Eurofighter
- 4 miliardi per 100 elicotteri militari 1H90
- 2 miliardi per 2 sommergibili
- 6 miliardi per 10 fregate Freem
- 12 miliardi per sistemi digitali per l'esercito
E INTANTO:
• Spese di istruzione: 21° posto in Europa e penultimo posto fra i Paesi OCSE
• I fondi destinati a ricerca e allo sviluppo sono meno dello 0,60% del Pil, contro l'1,8% per
le spese militari
• Sono stati ridotti del 90% i fondi destinati al Ministero dell'Ambiente fra cui alla
salvaguardia del territorio, alla bonifica di siti inquinati e ai parchi nazionali
Mentre siamo al 5° posto nel mondo per spesa militare procapite( c.ca 430€) e al 3° in Europa;
spendiamo, pro capite, più di Germania, Russia e Giappone!
COME CAMBIEREBBE LA NOSTRA VITA
Con un solo cacciabombardiere F35 (124 milioni) si potrebbe, in alternativa:
✗ pagare l'indennità di disoccupazione annuale per 15 mila precari
✗ realizzare 83 asili nido che potrebbero accogliere 60 bambini ognuno
✗ acquistare impianti fotovoltaici da 3 kwh per 8mila famiglie con un taglio di 23 milioni di kg
di CO2 annue (8mila tonnellate di petrolio equivalente ogni anno)
Con la riduzione del 20% delle spese militari potremmo conseguire almeno uno di questi
obiettivi:
✗ garantire un reddito minimo di cittadinanza
✗ investire in ricerca, sanità e istruzione
✗ rilanciare l'economia attraverso investimenti nella green economy e nell'economia
sostenibile
✗ attuare un vero e proprio piano di edilizia popolare
✗ …..
Servono Miliardi?
All’ottavo posto al mondo per spese militari, nel 2010 l’Italia spende quasi 27 miliardi di euro per la difesa. Sono i costi del nuovo esercito professionale, delle missioni all’estero e dei moderni armamenti come il caccia “stealth” F-35. E mentre l’Italia è divenuta il secondo produttore mondiale di armi, piazzando il proprio export militare alle spalle di quello degli Stati Uniti, un rapporto internazionale svela che il sistema bancario nazionale è coinvolto nel finanziamento della produzione di “cluster bombs”, malgrado l’Italia abbia sottoscritto l’accordo per la messa al bando delle micidiali bombe a grappolo, responsabili delle più efferate stragi di civili.
Il costo esorbirante della spesa militare, tocca un record storico malgrado la crisi economica, è contenuto tra i dati esibiti dal saggio “Il caro armato”, appena pubblicato da Francesco Vignarca (Rete Italiana per il Disarmo) e Massimo Paolicelli (Associazione Obiettori Nonviolenti). «Il testo, edito da “Altreconomia” – riferisce “PeaceReporter” – spiega come questi costi siano da imputare alle oltre trenta missioni militari italiane all’estero, al mantenimento di un esercito professionale di 190.000 uomini», equipaggiato ormai con modernissimi sistemi d’arma....continua
Nell’esercito italiano, aggiunge “PeaceReporter”, «il numero dei comandanti supera quello dei comandati»: si contano 600 tra generali e ammiragli, 2.660 colonnelli e decine di migliaia di altri ufficiali. Il costo delle forze armate italiane è dovunto soprattutto all’acquisto diarmamenti tecnologicamente avanzati: dai nuovi sistemi d’arma dalla portaerei Cavour, ammiraglia della marina militare italiana, che costeranno 1,4 miliardi di euro, a nuovi vascelli come le fregate Fremm (5,7 miliardi) e ai

Nel frattempo, il sistema bancario risulta coinvolto nella produzione di “cluster bombs”, che interessa 138 banche di tutto il mondo secondo la denuncia dell’associazione “Cluster Munition Coalition”, che riunisce oltre 200 Ong da tutto il pianeta contro le bombe a grappolo. Tra gli istituti di credito segnalati nel rapporto “Worldwide Investments in Cluster Munitions: a shared responsability”, c’è anche Intesa Sanpaolo. Nel luglio 2007, recita la relazione, l’americana Lockheed Martin, industria leader nel settore delle bombe a grappolo, ha rinnovato la sua attuale apertura di credito rotativo di 1,5 miliardi di dollari fino a luglio 2012. Intesa Sanpaolo, aggiunge la relazione, ha contribuito con 52,5 milioni di dollari al cartello delle 31 banche erogatrici del prestito.
Anche se l’Italia il 3 dicembre 2008 ha sottoscritto la convenzione che bandisce le “cluster bombs”, «il nostro Paese è solo tra i firmatari del trattato, che non è stato ancora ratificato dal Parlamento», osserva “PeaceReporter”. «E se sono più di 100 le nazioni ad aver firmato la Convenzione di Oslo, le ratifiche sono ferme a 23. Beffardamente vicine alla soglia minima di 30, necessaria a rendere il trattato operativo (e dunque
vincolante per i Paesi membri). Quindi – aggiunge il newsmagazine indipendente – Intesa Sanpaolo non è obbligata da alcun tipo di regola internazionale a sospendere il prestito erogato a Lockheed Martin».

Ma le cose non sono così semplici, perché mentre ha rinnovato nella primavera 2007 il prestito a Lockheed Martin per le bombe a grappolo, poche settimane dopo la banca italiana ha integrato il proprio codice etico con una “weapon policy” che prevede, alla lettera, la sospensione della partecipazione a operazioni finanziarie che riguardino il commercio e la produzione di armi e di sistemi d’arma. «Perché la vicinanza di due decisioni così contrastanti tra loro?», s’interroga “PeaceReporter”. Il rapporto internazionale sostiene che, per migliorare la propria posizione, Intesa Sanpaolo «non dovrebbe tollerare eccezioni, ponendo fine a tutti i contatti con i produttori di bombe a grappolo, a meno di obblighi legali».
In realtà, il prestito a Lockheed Martin continua ad essere erogato perché l’accordo è (di pochissimo) precedente all’approvazione della “weapon policy”. «Una fonte interna ad Intesa Sanpaolo – aggiunge “PeaceReporter” – assicura che contratti come quello hanno tempi lunghissimi, per cui la vicinanza tra rinnovo e “weapon policy” è solo una coincidenza: il controllo
sulla concreta applicazione della “policy” è tuttora in corso di affinamento». Il contratto con il colossoUsa della difesa, poi, è in syndication, cioè in comune con altre 30banche.

Il gruppo bancario italiano, in ogni caso, finanzia indirettamente anche altre aziende produttrici di armi, acquistandone le azioni, tramite fondi comuni con altre bancheitaliane. Lo rivela uno studio del mensile di finanza etica “Valori” in collaborazione con l’Ires (Istituto di ricerca economica e sociale) della Toscana: tutte le banche italiane, ad eccezione di Banca Etica, possiedono titoli azionari di aziende produttrici di “cluster bombs”. Secondo gli studiosi, Unicredit precede Bnp Paribas e, appunto, Intesa Sanpaolo. Da soli, questi tre gruppi investono circa 480 milioni di euro in armamenti. «Mezzo miliardo di euro: è la cifra che separa l’Italia da una reale adesione alla Convenzione di Oslo», accusa “PeaceReporter” (info: www.peacereporter.net).
MILITARY BUDGET - Italy will spend 23,5 billion euros for public military budget in 2010. Italian banks are world leader in the international support of the production of cluster bombs, forbiddeb by Oslo Convention (info:www.peacereporter.net).
martedì 1 novembre 2011
Stiamo proprio andando a puttane...

Riaprire i bordelli, tassare i guadagni delle prostitute e – di conseguenza – far pagare di più gli “utilizzatori finali”. L’idea, un cavallo di battaglia della Lega, sta tornando in auge come strumento per rimpinguare le casse comunali. Tutto per aumentare i fondi dell’amministrazione in un periodo di tagli ai comuni e ai servizi, soprattutto in una città come Torino dove il debito è alto e in due anni non sono arrivati i 78 milioni di euro promessi dal governo. L’idea arriva da Fabrizio Ricca, 25 anni, consigliere della Lega Nord, che ha presentato in Comune un ordine del giorno sulla riapertura delle case chiuse: “Possiamo trovare un modo di fare cassa che non pesi indistintamente sui cittadini onesti che usufruiscono dei servizi base, come trasporti o assistenza”...
LA SFANGO COL FANGO (Marco Travaglio)
Quando emergono nuove prove in grado di ribaltare sentenze anche
definitive, è prevista la revisione del processo (vedi strage di via
d’Amelio). Purtroppo nulla di simile avviene per le sentenze del Csm,
che in questi anni si è distinto nel colpire i magistrati perbene che tentavano di fare pulizia nella cloaca che collega Puglia, Basilicata, Calabria e Campania.
Un pozzo nero fatto di ruberie di fondi pubblici (soprattutto europei), assunzioni clientelari, lobby cricche e logge spurie, servizi deviati, poliziotti infedeli, scambi di favori fra malapolitica, malagiustizia e malaimpresa. Un sistema trasversale di finanziamento occulto dei partiti cresciuto e ingrassato al riparo dai riflettori, visto che l’informazione è molto distratta sugli scandali del profondo Sud.
Un pozzo nero fatto di ruberie di fondi pubblici (soprattutto europei), assunzioni clientelari, lobby cricche e logge spurie, servizi deviati, poliziotti infedeli, scambi di favori fra malapolitica, malagiustizia e malaimpresa. Un sistema trasversale di finanziamento occulto dei partiti cresciuto e ingrassato al riparo dai riflettori, visto che l’informazione è molto distratta sugli scandali del profondo Sud.
La fronda nel PDL
L’ora è decisiva, la situazione è drammatica. La fronda interna al Pdl si organizza per il golpe a lungo sognato. Silvio, che tanto ha dato al paese, è in scacco, le sue truppe gli si rivoltano contro: un lungo e dettagliato documento accompagna il gesto. Ecco la storia di quella missiva portentosa
![]() |
e' piccola cliccateci su e si ingrandirà |
Iscriviti a:
Post (Atom)