PRIMA era un problema di buongoverno, e poteva già bastare. Adesso è
anche un dovere, e non si può sfuggire, davanti ai sacrifici chiesti ai
cittadini. E i cittadini cominciano ad essere informati. Sanno che si
devono assegnare le frequenze digitali televisive. Capiscono
perfettamente che quelle frequenze sono proprietà dello Stato e dunque
appartengono a tutti. Apprendono infine che le frequenze valgono sul
mercato 16 miliardi,
cioè più di metà della manovra.
E dunque, com'è possibile che
questo bene pubblico così importante venga regalato agli operatori tv
attraverso il "beauty contest" deciso dal governo Berlusconi, cioè quel
"concorso di bellezza" che cede gratuitamente le frequenze a Rai e
Mediaset?Il governo ha un'unica strada davanti a sé, coerente
con la cultura del mercato e della concorrenza di Mario Monti: blocchi
subito quella falsa gara gratuita e indichi un'asta regolare, che non
regali ma valorizzi le frequenze a vantaggio dei conti pubblici. E
dichiari che le risorse serviranno a restituire alle pensioni fino ai
duemila euro quella difesa dall'inflazione che la manovra ha tolto,
sopra i 936 euro.In questo modo, il concetto di rigore acquista
un senso, e persino quello di equità e di solidarietà. E si cancella
ogni fantasia di "patti" politici all'ombra della tv che sarebbero
inaccettabili perché scellerati. Com'è evidente, nessuno cerca vendette. Soltanto l'interesse generale. E non si dica che
non si è ancora studiato il dossier-frequenze. Non serve uno studio
particolare: basta il buonsenso, e il senso del dovere.
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