Dopo le frequenze ecco le slot machine. Come nel caso del beauty contest, lo Stato potrebbe rinunciare a un
incasso vicino al miliardo di euro. Manca solo il decreto e i dieci
concessionari avranno il via libera per nove anni. A costo zero.
Il giro d'affari del gioco legale in Italia è di 42 miliardi di euro,
dieci in più di quanto realizzato in tutto il mondo dall'intero gruppo
Fiat. Il pallino è in mano all’Aams, l’Amministrazione Autonoma dei
Monopoli di Stato diretta da Raffaele Ferrara. La legge del settore
voluta dal governo di Silvio Berlusconi prevede che la voce più
redditizia dell'economia sia assegnata gratuitamente per nove anni. Ma
come per il beauty contest, il governo Monti potrebbe decidere di fare
un passo avanti rispetto al passato e indire un'asta pubblica. In questo
modo impedirebbe che i big del settore, tuttora in causa con lo Stato
per decine di miliardi di euro di passate inadempienze, ottengano le
concessioni di qui a un decennio senza versare neanche un euro nelle
casse dell'Erario. Il decreto ancora non c'è, c'è invece il tempo per
evitare di volatilizzare quasi un miliardo.
Nuove licenze per le slot machine - Un regalo ai “soliti” dieci concessionari
Il giro d'affari del gioco legale in Italia è di 42 miliardi di euro.
Come per il beauty contest, il governo potrebbe fare un'asta pubblica
per impedire che i big del settore (Bplus, Sisal e Lottomatica)
ottengano le concessioni gratuitamente
Dopo quello delle frequenze televisive c’è un secondo beauty contest che Mario Monti
dovrebbe fermare. Sono rimaste poche ore ma è ancora possibile far
pagare il giusto ai signori del gioco. Poco prima di Natale è circolata
la voce che le concessioni per le slot machines stanno
per essere assegnate, gratis. Manca ancora il decreto e c’è tempo per
impedire l’ennesimo regalo ai dieci concessionari (Bplus, Sisal e
Lottomatica in testa) del gioco, tuttora in causa con lo Stato per
decine di miliardi di euro per le loro inadempienze del passato. Non è
più ammissibile in un’epoca di sacrifici che queste società continuino a
macinare utili milionari grazie a un quadro normativo e politico che le
favorisce. Già conosciamo l’obiezione: le concessioni dovrebbero
fruttare circa 135 milioni per il pagamento di un diritto di 15 mila
euro per ognuna delle nuove VLT (grande slot di nuova generazione) e 200
euro per ciascuna nuova slot installata. In realtà questa cifra è una
miseria rispetto ai miliardi di euro che i re del gioco incasseranno di
qui fino al 2021.
Il pallino è in mano all’Aams, l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato diretta da Raffaele Ferrara.
La legge del Governo Berlusconi prevede che il settore più redditizio
dell’economia sia assegnato in concessione gratuita per 9 anni. Ma se le
licenze fossero assegnate a pagamento con una gara pubblica, come si
vuole fare per le frequenze televisive, sarebbe possibile incassare una
somma vicina al miliardo di euro. Segnate bene in mente
questo numero: 42 miliardi di euro. A tanto ammonta la raccolta annuale
delle slot machines legalizzate nel nostro paese nel 2011. Parliamo di
un giro di affari superiore di dieci miliardi a quello realizzato in
tutto il mondo dall’intero gruppo Fiat. Contribuiscono a questa cifra
(preoccupante per le conseguenze sociali) due famiglie di apparecchi da
intrattenimento: le piccole “new slot” disseminate nei bar che permettono di vincere fino a 100 euro e le più grandi e potenti Vlt,
presenti ormai in centinaia di grandi sale che non hanno nulla da
invidiare a un vero casinò, che permettono di vincere fino a 500 mila
euro con il jackpot. Introdotte alla fine del 2010 grazie al decreto Abruzzo
hanno raccolto da gennaio a novembre del 2011 ben 11 miliardi di euro.
Mentre le vecchie “new slot” hanno incassato poco meno di 27 miliardi.
In tutto sono 38 miliardi ai quali bisogna aggiungere l’incasso previsto
per dicembre per arrivare alla cifra mostruosa di 41 miliardi.
Se si eliminano le vincite resta una cifra comunque enorme: da gennaio a
novembre sono 7 miliardi e 636 milioni di euro. Si può prevedere che
nel 2011 le slot e le vlt trattengano nelle loro casse una cifra
superiore agli 8, 3 miliardi di euro. Non a caso la società italiana
cresciuta di più in borsa nel 2011 è Lottomatica, il
più grande dei 10 concessionari per dimensioni ma non per quota di
mercato. In testa con un buon 25 per cento del parco macchine, infatti,
troviamo Bplus, una limited company con sede a Londra controllata da Francesco Corallo,
figlio di Gaetano, vecchio amico del boss catanese Nitto Santapaola.
Gaetano è stato condannato negli anni ottanta a 7 anni e 6 mesi (poi
ridotti a 4 dall’indulto) per associazione a delinquere per la scalata
proprio ai casinò italiani di Sanremo e Campione. La società del figlio,
che dice di non avere nulla a che fare con il padre e che è stato
prosciolto in due inchieste della Procura di Roma (che lo vedevano
indagato per traffico di droga e riciclaggio con il padre nel 2000 e
2009), ha ottenuto la concessione per riscuotere le tasse dello Stato
italiano. Nonostante la struttura societaria della società basata alle
Antille olandesi, Corallo jr è il primo esattore delle tasse del gioco
in Italia. Il beauty contest del gioco è stato indetto anche per sanare
questa situazione paradossale ma il prezzo è troppo caro. Lo Stato
italiano, dopo avere assegnato il compito di riscuotere miliardi di euro
di imposte a società che non hanno rispettato gli impegni (come
dimostra la storia dell’indagine della Corte dei Conti descritta da
Sansa, qui a fianco) e che talvolta non si sa nemmeno a chi
appartengono, ha deciso di donare loro una concessione novennale.
L’ennesimo regalo di una storia che inizia nel 2004. Quando Berlusconi
decide di fare emergere questo enorme settore sommerso affida ai dieci
concessionari il compito di collegare le slot in rete con il computer
della Sogei e di controllare il rispetto delle regole. I requisiti per
selezionare questi esattori e controllori del gioco erano però
superficiali. Nessuno chiese informative prefettizie per conoscere nel
dettaglio la storia degli amministratori né tanto meno fu imposta una
struttura societaria italiana trasparente. Le dieci concessioni dovevano
scadere nel 2008 ma sono state prorogate, sempre gratis, per tre volte,
l’ultima pochi giorni fa fino all’aprile del 2012. Non solo. Anche le
nuove Vlt, molto più redditizie, sono state affidate senza gara ai dieci
concessionari nella misura arbitraria di 14 vlt per ogni 100 esistenti
nel parco macchine singolo concessionario. In tal modo lo Stato ha
perpetuato il regalo del 2004 mantenendo intatte le quote di mercato
anche nel nuovo settore delle vlt. A ottobre finalmente è arrivata la
gara per le nuove concessioni. Un po ’ come nel beauty contest delle tv
però sono stati privilegiati i concessionari attuali che potranno
conservare le loro slot e vlt se rispetteranno i criteri stabiliti per
legge, tra i quali finalmente c’è anche l’obbligo di far sapere chi è il
proprietario. Mentre i tre nuovi entranti qualificati saranno costretti
a crearsi prima una rete di vecchie slot per potere poi chiedere di
entrare (sempre in ragione di 14 nuove Vlt per ogni cento macchinette)
nel nuovo mercato. È difficile fare una stima del valore delle 13
concessioni in assegnazione. L’incasso netto delle vecchie slot si può
stimare in 600 milioni di euro all’anno. Mentre l’importo che resta in
cassa a Bplus, Lottomatica, Sisal e compagni per le vlt è più piccolo in
valori assoluti ma molto più elevato in termini percentuali. Le grandi
slot hanno trattenuto in cassa dopo il pagamento dei premi “solo” 1, 2
miliardi di euro nel 2011. Ma lo Stato si è accontentato di una
tassazione pari solo al 2 per cento contro l’ 11, 5 per cento
dell’aliquota chiesta alle vecchie slot. L’aliquota generosa (portata
solo da pochi mesi al 4 per cento) è stata giustificata con un
versamento una tantum di 15 mila euro per ogni macchina.
In realtà quel versamento si ripaga al massimo in un paio di anni mentre
la concessione dura 9 anni. Se il trend si mantiene simile a quello
della fine del 2011, si può stimare che per 7 anni almeno i
concessionari incasseranno un miliardo all’anno dalle vlt al netto delle
tasse. E altri 600 milioni di euro dalle slot, stavolta per nove anni.
In tutto l’arco della concessione gli introiti potrebbero superare i 12
miliardi di euro. Anche considerando i costi fissi per l’affitto delle
sale, per le macchine e per il personale, la concessione resta un ottimo
affare, un asset che i tredici concessionari iscriveranno nel loro
bilancio e che non c’è alcuna ragione che non paghino a caro prezzo.
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