Paolo Farinella, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme "per risciacquare i panni nel Giordano" e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista "Missioni Consolata" di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un'apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: "Crocifisso tra potere e grazia" (2006), "Ritorno all'antica messa" (2007), "Bibbia. Parole, segreti, misteri" (2008)
VALE LA PENA DI LEGGERLA TUTTA:
Da
anni dico, e nel 150° anniversario dell’unità di Italia ho proposto, di
sciogliere il parlamento, abolire il governo e «annettere l’Italia la
Vaticano». Avremmo il papa re d’Italia come ai bei tempi e molti vantaggi:
saremo clericali evidenti e non sottobanco. Leggi e decreti verranno stilate
direttamente in latino preconciliare, come la Messa concessa ai lefebvriani. In
tutti i luoghi pubblici, oltre al crocifisso, sarà obbligatorio avere il quadro
del Sacro Cuore di Maria, la statua di Padre Pio e quella di Wojtyła. Tre volte
al giorno in tutti gli uffici e luoghi pubblici e parapubblici (chiese,
oratori, conventi, casa di Vespa, sede della Cei, ecc.) bisognerà cantare
l’Alleluja in gregoriano. I funzionari pubblici maschi avranno il titolo di
«Monsignore», le funzionarie donne si chiameranno «Madonna mia bella».
- Il Vaticano è una ipoteca eterna
sull’Italia. Non ce ne libereremo mai. Ciò premesso:
- Risparmieremmo alla grande, sapendo
che mangerebbero solo i preti e i laici clericali.
- Avremmo il vantaggio di sapere dove
siamo e con chi avremmo da fare.
- In caso di necessità, un’assoluzione
e via!
Il governo Monti nasce
non targato Vaticano, ma in Vaticano: tutta l’impostazione ministeriale sembra
pensata al di là del Tevere. La prima uscita, infatti, è stata quella del
segretario di Stato Bertone Tarcisio. Dichiara: «E’ un bel governo!» che
tradotto in dal liturgico al popolare significa: vi abbiamo fregato tutti. Con
questa benedizione, Monti e colline andranno «per pascoli erbosi e acque
tranquille» perché Berlusconi potrà fare il gradasso ma non è stupido e non si
metterà di traverso contro il Vaticano.... SEGUE
Ho dovuto aspettare 60
anni dalla fine della guerra di Liberazione, per vedere i fascisti al governo e
ora il ritorno del Vaticano al governo. A questo punto spero che cambino anche
l’inno nazionale e ripeschino l’antico inno dell’Azione Cattolica: «Bianco
Padre che da Roma ci sei mèta, duce e guida; su noi tutti tu confida un
esercito a marciar». L’82% degli Italiano appoggiano il neo governativo Monti,
senza nemmeno aspettare i provvedimenti che prenderà. Gli Italiani sono
sempre «preventivi»: lo sono stati con Mussolini, con la guerra, con il
Tappo di Arcore e ora con Monti. Santo Iddio, aspettate almeno che cominci a
belare, non dategli credito in bianco perché in bianco resteranno le vostre
facce terrorizzate. Sono allibito dal vedere passare da un governo all’altro
senza nemmeno una pausa di dubbio, di assestamento. Anche i terremoti si
assestano per almeno un anno, noi no. Passiamo da Berlusconi a Monti senza
soluzione di continuità. Da Berlusconisti a Montiani, con la stessa passione,
la stessa stupidità.
Nulla fare, noi siamo
fatti così. Ora aspettiamo che il papa faccia la visita pastorale in tutti gli otto
mila e passa Comuni per rafforzare i fedeli nella «religione Monti». Speravo di
morire in una Italia laica, dovrò forse rassegnarmi a sopravvivere in un Paese,
colonia perenne del Vaticano.
Ciò che non si vuole
capire è che la crisi non è la conseguenza di speculazioni (è anche questo),
non è frutto della globalizzazione (è anche questo), non è il risultato
dell’incapacità dei governi di fare scelte «sapienti» (è anche questo), non è
per l’Italia la condanna per la goffaggine di un governo corrotto figlio di un
macigno di conflitti d’interessi (e ci mancherebbe altro che non fosse anche
questo), ma è la crisi «interiore» di un sistema, del sistema capitalistico
che, a 22 anni esatti dalla caduta del muro di Berlino, si sta schiantando su
se stesso perché non può più reggere, essendo immorale nell’anima, se mai ne ha
avuta una.
Il capitalismo di stampo
americano ha potuto reggersi in piedi perché, paradossalmente, dall’altra parte
c’era il comunismo becero dell’Unione Sovietica che non ha mai conosciuto né
Marx né la filosofia del comunismo ideale, ma si è assestata su un capitalismo
di Stato/partito finendo per essere il fondamento dello sviluppo del
capitalismo oligarchico dell’Occidente. Sono i superficiali hanno potuto
cantare vittoria alla caduta del Muro, emblema del fallimento del comunismo
come storicamente si è realizzato nei Soviet.
«Simul stabunt, simul
cadent!» dice il proverbio latino: «Insieme stanno e insieme cadranno». Così è.
Caduto il comunismo di stampo sovietico, in Italia crolla da DC e il sistema
dei partiti scomparsi sotto le macerie di Tangentopoli, rimpiazzati da un
piazzista magliaro e corrotto che ha ereditato il peggio di prima a cui ha
aggiunto il peggio di dopo, mettendo in piedi una colossale schifezza che si
presenta con una maschera facciale e trapianti di plastica. Berlusconi è la
plastica riciclata del craxismo e della peggiore Dc, non a caso nelle sue
stalle sono confluiti tutti gli animali della prima repubblica, compresi i
fascisti.
Il capitalismo è
peggiore del comunismo sovietico, perché questo garantiva la miseria abbastanza
uguale per tutti, quello invece crea la miseria delle masse per garantire la
ricchezza ad un gruppo ristretto di debosciati oligarchi che fanno quello che
vogliono. La conseguenza tragica è il «mercato», parola magica che serve per
giustificare tutte le ignobili scelte in qualsiasi campo e settore. Il dio che
tutto muove è il «mercato» che è il sistema attraverso cui i ricchi schiacciano
i poveri e li costringono a pagare il costo della loro esistenza di rapina. Il
mercato dovrebbe essere emulazione, concorrenza, confronto, con condizioni
uguali per tutti, ma quando è corrotto da chi lo annuncia e lo esige, quando è
manipolato da chi se ne fa scudo, quando è deviato da conflitti di interessi
micidiali, allora il capitalismo è una bolgia infernale che uccide i deboli e
ingrassa i forti e violenti e degeneri e ladri.
Se si vuole uscire dalla
crisi che è «crisi di sistema», bisogna porsi su un altro piano:
ridistribuzione equa delle ricchezze. In un mondo decente non dovrebbero
esserci «stock options», e dislivelli di retribuzione nel rapporto di 1/517
come avviene con il sig. Marchionne che prende una paga pari a 517 volte quelle
di un suo operaio. Questa è la chiave della riforma e fuori di essa ci sarà il
diluvio, l’apocalisse perché quando scoppierà «la collera dei poveri», tireremo
giù il sole e incendieremo la terra inondandola di una luce nuova e di un nuovo
orizzonte, dove tutti saranno veramente uguali, come vuole il Vangelo, come lo
esige la dignità.
Sì, lo ripeto, questo
governo era necessario, ma non mi piace lo stesso e voglio dirlo perché non
dovendo rendere conto ai cittadini farà scelte e imporrà pesi che pagheranno
sempre e comunque i soliti noti. Certo che farà «equità», cioè darà un contentino
riducendo di qualche punto l’irpef o concedendo qualche detrazione tisi cuccia
e malferma in salute e lo farà per tappare la bocca «a chicche e sia». Come può
esserci «equità» tra diseguali? Quelli che dovrebbero diventare «equi» da che
mondo è mondo non hanno mai pagato un cent e ora anche se li obbligassero (la
vedo dura!) a pagare di più, sarebbero sempre noccioline che avanzano dal
superfluo.
Vorrei indignarmi che me
stesso, con chi legge, con gli Italiani che accettiamo tutto quello che passa
il convento, senza colpo ferire, senza batter ciglio, ma lasciandoci battere e
lasciando infilzare come tordi. Questo al mio paese si chiama «masochismo». Né
di più né di meno. Non faremo sconti, ma vigileremo con occhio di lince,
sebbene cecata.
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