lunedì 5 dicembre 2011

TUTTO PENSIONI


Pensioni, uomini via dal lavoro a 42 anni
fino a sei anni di attesa obbligata
Si chiude l'era del sistema retributivo, da gennaio 2012 tutti i lavoratori avranno il contributivo. Finisce anche la lunga stagione dell'anzianità, un'anomalia con effetti pesanti sulla spesa corrente. Salvi gli assegni sotto i mille euro


SI CHIUDE un'epoca per il sistema previdenziale italiano: quello del sistema retributivo e delle disparità di trattamento. L'estensione a tutti del sistema di calcolo contributivo rappresenta una novità importante e un passo decisivo verso l'armonizzazione delle regole. Saremo tutti uguali davanti alla pensione e i nostri assegni dipenderanno dal livello dei versamenti accantonati e non dal livello delle retribuzioni degli ultimi anni di lavoro.

E finisce anche la lunga stagione delle pensioni di anzianità. Anomalia tutta italiana nel sistema pensionistico, con effetti molto pesanti sulla spesa corrente, dove la previdenza rappresenta oltre il 40 per cento. Perché chi andava in pensione con 57 o 58 anni finiva per ricevere una pensione per un periodo molto lungo (venti o più anni) visto che le aspettative di vita si sono molto allungate, oltre gli ottanta anni sia per le donne sia per gli uomini.
Chi lascerà il lavoro prima dell´età per la pensione di vecchiaia subirà una penalizzazione sul trattamento. Ma potrà lasciare in una fascia di età flessibile: 62-70 per le donne; 66-70 per gli uomini. Spariscono dal sistema pensionistico le cosiddette "finestre mobili" e le complicate "quote", cioè la somma tra anni di contribuzione e età anagrafica, che, insieme, rappresentavano una via soft al superamento della pensione di anzianità.

Il governo - ed è significativo che l'abbia deciso un ministro donna - ha scelto di accelerare l'equiparazione dell´età pensionabile di uomini e donne. Obiettivo: 67 anni di età media effettiva del pensionamento. Già dal prossimo anno quella della donne salirà a 63 contro i 66 degli uomini. (continua sotto)
DONNE - Equiparazione anticipata - cade 8 anni prima, nel 2018
L'età per il pensionamento di vecchiaia delle donne salirà bruscamente di due anni dal prossimo anno: dagli attuali 60 anni a 62 (in un primo tempo si erano ipotizzati i 63 anni). Un primo scalone, quindi, dopo il quale progressivamente l'età crescerà (64 anni nel 2014, 65 nel 2016) fino a raggiungere nel 2018 quota 66. È un'accelerazione importante rispetto al ruolino di marcia impostato dal precedente governo che prevedeva la equiparazione uomini-donne a 67 anni solo nel 2026. L'età delle donne impegnate in un lavoro autonomo salirà a 63 anni e sei mesi.

TABELLA. Come avviene l'aggancio uomini-donne 5
Per le donne, inoltre, è prevista una fascia flessibile per il pensionamento tra i 63 anni e i 70. La flessibilità di uscita per gli uomini è invece prevista nella forchetta tra 66 e 70 anni. Chi lascerà il lavoro prima dell'età per la vecchia subirà una penalizzazione. Rinviare l'uscita significherà raccogliere più contributi che contribuiranno ad aumentare il montante sul quale si calcolerà l'assegno pensionistico. Si reintroduce così un principio di flessibilità nell'uscita dal lavoro, coerente con un sistema di calcolo contributivo. Sia per gli uomini sia per le donne sarà necessario un requisito minimo di anzianità contributiva di 20 anni.

ASSEGNO
Il contributivo pro-rata metodo di calcolo per tutti
L'estensione del metodo contributivo nella forma pro rata rappresenta una svolta nel sistema previdenziale. "La pensione - ha spiegato il ministro Fornero - come risultato del lavoro". Dal 2012, dunque, le regole saranno uguali per tutti. Così anche chi all'epoca è stato "salvato" dalla riforma Dini, in quanto aveva almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre del 1995 (in sostanza chi aveva cominciato a versare i propri contributi dal 1978), avrà una parte del suo assegno pensionistico (quello relativo agli anni dal 2012 in poi) calcolato in base ai contributi versati.

Alle casse previdenziali privatizzate dei professionisti (che hanno regola autonome) il governo chiede la messa in sicurezza dei conti in una prospettiva medio lunga, altrimenti si applicherà anche a loro il metodo contributivo a partire, sempre, dal primo gennaio del 2012.

Il governo punta all'armonizzazione delle regole anche tra i diversi fondi dell'Inps che ancora godono di trattamenti particolari, da quello dell'energia a quello dei dirigenti d'azienda.
La riforma andrà a regime nel 2035, da quell'anno le pensioni saranno calcolate totalmente con il metodo contributivo.

ETÀ
Finestre e quote cancellate - verso la fine dell'anzianità

Fine delle pensioni di anzianità. Cambieranno anche il nome: dal 2012 si chiameranno "pensioni anticipate" rispetto alle "pensioni di vecchiaia ordinaria". Spariscono le "quote", quel meccanismo "bizantino", come l'ha definito ieri il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che condizionava l'uscita dal lavoro una volta raggiunta un determinata somma tra anni di età e anni di versamenti contributivi, e scompaiono anche le cosiddette "finestre mobili" che facevano slittare di un anno l'uscita dal lavoro per i lavoratori dipendenti e di diciotto mesi per quelli autonomi.

Dal 2012 gli uomini potranno lasciare il lavoro con 42 anni e un mese di versamenti indipendentemente dall'età, le donne, invece, con 41 anni e un mese. Tuttavia chi entro il 31 dicembre di quest'anno maturerà i requisiti per il pensionamento d'anzianità (per esempio 40 anni indipendentemente dall'età anagrafica) potrà lasciare il lavoro senza penalizzazioni. Le penalizzazioni scatteranno dal 2012 e si tradurranno in un 2 per cento in meno nel trattamento per ogni anno di anticipo rispetto all'età minima (62 per le donne e 66 per gli uomini). Restano in vigore le norme sulle aspettative di vita che, dal 2013, allungano l'età di tre mesi

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