Assemblea Nazionale PD
Roma 21 gennaio 2012
Pier Luigi Bersani
Se mi permettete comincerei con un cenno
di ricordo e di saluto nell’anniversario della morte di Enrico Micheli, che
cade oggi. Per ricordare un amico vero, un pilastro autentico delle politiche
di governo del centro-sinistra, una persona gentile, una persona intelligente,
spiritosa, simpatica e, credo si possa dire, un democratico ante-litteram. Per
tutte queste cose salutiamo ancora una volta Enrico Micheli.
Ora io dico subito che questa è stata una
bella discussione. Vorrei far notare che quando non ci sono grandi necessità di
posizionamento riusciamo ad essere un gruppo dirigente che si ascolta. Ci sono
stati splendidi interventi ma c’è stato molto più ascolto oggi di altre volte.
Per quello, per quel motivo. Vorrei dire, inoltre, che abbiamo avuto un
Assemblea senza lazzi, frizzi, ricchi premi e cotillon, ma, lo dico anche a chi
ha la pazienza di osservarci, questo è un organismo dirigente. Qui non si fanno
comizi o cabarèt. Qui si studia per dare la strada giusta ad un grande partito.
Poi ci saranno tempo e luoghi anche per i comizi e per gli spettacoli. Credo
che ieri abbiamo avuto una raffigurazione molto plastica delle enormi risorse
che abbiamo. In termini di protagonismo e di comprensione della materia, dirò
così, sui grandi temi europei.
Questo è un asset per noi. Non c’è nessun
partito in Italia che, neanche lontanamente, possieda la tematica europea e
l’iniziativa europea come il nostro. Oggi il tema è diventato, come si sa,
crucialissimo. Io vorrei fermarmi un minuto su una cosa che è stata discussa
ieri, senza riprendere tutto il tema ovviamente. Quale domanda, in fondo, è
rimasta inevasa ieri? Inevasa perché è difficile darle una risposta, in quanto
ognuno dice la sua, ma ancora non ci siamo. Perché l’Europa si è trovata
nell’epicentro della crisi? Quando è arrivata la crisi, lo hanno ricordato in
tanti(come ad es. Visco), l’Europa stava piuttosto bene rispetto a tante altre
parti del mondo. Poi quando è arrivato l’urto della crisi si è scoperto
improvvisamente, che cosa? Che l’Europa non aveva le risorse per reagire, a
differenza di altre parti del mondo più deboli dell’Europa, che hanno trovato
le risorse per farlo. Perché non ha avuto questa forza? Allora Gualtieri
diceva: ”non credo si sia trattato solo di un problema istituzionale, cioè per
delle istituzioni ancora incoerenti con l’Euro”. Io sono d’accordo con lui.
Perché, in fondo, lui ha dimostrato che sarebbe stato possibile reagire più
fortemente anche stando dentro i trattati, che pure sono insoddisfacenti. C’è
un deficit politico. Non ci sono risorse politiche sufficienti per una politica
europea che non sia la sommatoria dei singoli stati. E anche qui, perché non ci
sono queste risorse politiche? Io mi do una risposta, non so se sia giusta. Ma
io credo che in tutto questo periodo che abbiamo alle spalle, dall’Euro in poi,
sostanzialmente, lo dicevo anche un po’ nella relazione, questa frusta della
globalizzazione che ha dato a parti del mondo (l’America latina, la Cina) una
psicologia acquisitiva, la sensazione che il mondo vada avanti galoppando, ha,
invece, dato una frustata micidiale, ha scompaginato quello che abbiamo
chiamato il modello sociale europeo.
Che però, attenzione, ....
quando diciamo
modello sociale europeo ci riferiamo a una media all’ingrosso di welfare
nazionali. La media all’ingrosso è l’alta fiscalità, un welfare strutturato,
tutela alta del lavoro. E questo è certamente stato scompaginato. Però
nell’esperienza di ogni paese europeo il welfare è una grande acquisizione
nazionale. Anche la sinistra si è organizzata intorno ai grandi temi di welfare
come acquisizione nazionale.
Non c’è nessun dato che venga percepito
come grande acquisizione europea. Quando l’Europa ha provato ad andare al
dunque del tema sociale, Lisbona, non c’è arrivata. E quindi la difesa dalla
frustata ognuno se l’è fatta a casa sua facendo prevalere meccanismi difensivi.
Cosa che ha incoraggiato il populismo, la destra ha vinto, le sinistre si sono
sbandate. E nessuno ha riconosciuto in Europa, in questo decennio, un luogo in
cui si potesse combattere sul tema che interessa alla gente. E cioè come faccio
a difendermi sotto la frusta di chi non paga le tasse, contro paesi, come la
Cina, dove non sanno cosa siano i diritti dei lavoratori? Come faccio a
difendere quello che ha acquisito? Quale altra strada? Lì l’Europa non c’era. E
ci siamo trovati nella situazione in cui per difendere l’Euro dalla crisi
finanziaria ecc. siamo ancora in un meccanismo ripiegato.
Cosa ci dice tutto questo? Ci dice che
mentre noi costruiamo la piattaforma europea, non possiamo costruirla solo sul
punto: e adesso come facciamo a rispondere alla crisi finanziaria? Che si porta
dietro tutte le cose che abbiamo detto. Tutte giuste per di più. Il tema di
fondo è ancora: ma come rifacciamo il modello di welfare? Quello è il tema di
fondo. E noi Partito Democratico dobbiamo dare una mano su questo punto.
Come si fa a garantire meccanismi di
crescita che mettano l’Europa nella zona alta della competizione? Tutelando il
lavoro? Facendo un welfare più flessibile, più mirato? Oppure mettendolo in
equilibrio con meccanismi di redistribuzione che consentano alla gente di
pagarsi i beni e, magari, anche qualche servizio. Come troviamo i territori di
crescita, non solo quelli ambientali, il circuito della conoscenza. Cioè noi
dobbiamo riuscire a vedere se dal fronte progressista viene una risposta sul
tema sostanziale. E se riusciamo a trasferire questo tema sostanziale - altro
che Lisbona 2,3 e 4 - a una dimensione europea. Perché altrimenti facciamo
fatica a venirne fuori. Come Europa e anche come progressisti.
Quindi torna il tema del progetto nostro.
A questo punto torno sul dibattito di stamattina ed ai temi diciamo così di
casa nostra. Io penso, francamente, nella relazione di aver detto delle parole
chiare, nonostante la birra. Poi io non riesco, francamente, ad arrendermi
all’idea che una persona umana non possa bersi una birra in pace. Proprio in
nome della comune umanità degli uomini, delle donne e anche di quelli che fanno
politica. L’importante è dire che io la birra l’ho pagata. Con tanto di
scontrino.
Poi ho letto che ieri io avrei preso le
distanze da Monti. Mi scuso se non sono stato chiaro. Noi siamo a sostegno del
governo Monti senza se, senza ma e senza tacere le nostre idee. Sono stato
chiaro? Come posso essere più chiaro? Perché se si fa finta di non capirlo vuol
dire che si ci sta lavorando su. Siamo stati limpidi, chiari e coerenti. E lo
saremo. E diremo la nostra. A fin di bene diremo la nostra. Perché io ho
promesso sincerità e trasparenza dal primo giorno in cui si è insediato questo
governo. E così sarà. Liberalizzazioni? Noi siamo entusiasti, che dopo cinque
anni di silenzi e di arretramenti, ci sia un governo che sta otto ore e non
nove minuti e mezzo sulla finanziaria, ne siamo entusiasti. Otto ore su un
pacchetto largo di manovre che colgono un universo vastissimo. Benissimo. E là
dentro ci sono cose significative. Benissimo. Diciamo bene, proporremo di fare
di più. Lo proporremo in Parlamento. Lo proporremo con emendamenti precisi, che
si capiscano.
Ed io dico subito su cosa metteremo gli
emendamenti. Primo punto, prima domanda: cosa cambia per il cittadino domani
mattina? In queste norme c’è un po’ troppo spesso, non dico sempre, ma un po’
troppo spesso e qui rimando il dc al pcm (presidenza consiglio ministri), che
abbiamo visto che a volte arriva e poi non arriva, un'altra volta bisogna
rifare un contratto, l’altra volta bisogna cambiare la pianta organica e via
via. Bisogna stringere un po’ perché altrimenti il sospetto che per le varie
vie, non per questo governo, non per Monti, tante cose finiscano in cavalleria,
c’è. Quindi, il primo piccolo gruppetto di emendamenti sarà questo. Secondo
gruppetto di emendamenti, saranno sempre a fin di bene. Perché attenzione,
adesso c’è euforia, siamo contenti tutti, anche noi più di ogni altro, ma poi i
giorni passano e passano le prime settimane e noi siamo un partito che non vive
solo quel giorno lì. Ed io dico metti che si scopre che i 500 notai in più sono
ancora quelli che erano già previsti per il 2009/2010/2011, per esempio. Se si
scopre che non ci sarà più l’equo compenso per i praticanti. Vogliamo
scherzare? Se si impara per esempio che si separa la rete per il gas, ma è già
tre volte che si infila questa colonna di pcm che dovrebbero arrivare. Se si
scopre che si chiude il secondo canale dei farmaci e dei parafarmaci mandando
sostanzialmente al macero le parafarmacie in nome dell’allargamento di 5.000
nuove farmacie, permettetemi un sorriso, e poi veniamo a sapere che nei
concorsi per aprire le nuove farmacie chi ha lavorato in una parafarmacia
prende il 70% dei punti di chi ha lavorato in una farmacia. Ma abbiamo i
farmacisti negri adesso? Scusate. E qui mi fermo ma potrei andare avanti.
Noi siamo per il bene e per di più.
Conosciamo le cose, lavoreremo per incalzare. Qualcuno potrebbe dire: a quale
titolo? Perché oggi ho sentito in una trasmissione qualcuno che diceva:
“intanto che Monti faceva tutte queste cose Bersani si beveva una birra”. Per
farvi capire come è messa la politica oggi. Poi ho letto di un commentatore che
scriveva: “forse è poco, ma è la prima volta”. E qui mi fermo. Allora, siccome
sapete che non sto parlando per me, se ci conosciamo, sapete che non sto
parlando per me.
Però, per Bacco, che non si riscriva la
storia. Attenzione, c’è stata una politica, quella dei governi di
centro-sinistra, che ha fatto alcune cose.
La liberalizzazioni delle
telecomunicazioni chi le ha fatte? Quando l’Italia si è svegliata una mattina
ed erano scomparse le licenze commerciali e le tabelle merceologiche e così via,
chi l’ha fatto? La riforma del mercato elettrico e lo spacchettamento dell’Enel
(unico caso del continente) e adesso l’Enel è una delle prime società mondiali,
chi l’ha fatto? E quando ci si svegliava un mattino e le banche imparavano, il
mattino dopo, che ci rimettevano due miliardi di euro per un certo numero di
portabilità e per il massimo scoperto o quelle di telecomunicazioni ci
rimettevano una miliardata soltanto per le ricariche, e urlavano, questo lo ha
fatto una politica coraggiosa. E quindi noi, a differenza della destra che in
cinque anni ha fatto solo delle marce in dietro, noi cari commentatori abbiamo
il diritto di parlare. Ok? E sennò ci vediamo in tv con qualcuno di questi e
facciamo una bella chiacchierata.
Nel mio discorso di ieri vorrei fosse
aggiunta, come parte integrante, il discorso di Bruna Dini di poco fa, che
abbiamo tutti ascoltato. È così, dobbiamo avere orecchio per la situazione.
Quando dico la preoccupazione non deve diventare paura, lo dico perché
percepisco, possiamo percepire, che in larghi tratti, anche di imprese oltre
che di lavoratori, può scattare veramente la paura. Ecco perché dico mettiamo
l’occhio su questi temi economici e sociali, cominciamo con il dare qualche
segno. E qui lo dico al governo e lo ripeto.
Guardiamo alla Sicilia; fatemi dire una
parola sulla Sicilia. Benissimo, il disagio, il problema. Una prima adesione
anche di popolazione a una protesta che è apparsa spontanea. Ma in questo
momento in molti luoghi della Sicilia un anziano che scende a comprare qualcosa
in negozio non trova niente, non so se è chiaro. Ci sono in corso blocchi e
intimidazioni. Il governo dice che riceverà Lombardo mercoledì. Pare che non
fermino il blocco. Beh o fermano il blocco ed aspettiamo mercoledì oppure si
richiamano e se non sbloccano si fanno intervenire i prefetti. E dico anche
come Burtone ha ricordato, quel pezzo di politica che orecchia questo
movimento, e sappiamo qual è, è stata zitta in questi tre anni di disastro. È
una vergogna. È stata zitta.
Ed ho citato questo caso ma, quando ieri
facevo cenno a temi industriali e territoriali in Italia ce ne sono parecchi.
L’Aquila ad esempio è ancora lì, ce ne siamo dimenticati? I casi industriali ho
citato il Sulcis, ma potrei citare Castellammare, Genova, la Lumigiana. C’è una
nave che … Bisogna esserci. Non bisogna aver paura di esserci. Perché avremo un
anno complicato. Ed il paese ha bisogno di percepire un governo che fa le cose,
che fa le leggi, che fa tutto ma che c’è su queste cose.
È per questo che ribadisco il mio invito
accorato ad attrezzarsi per affrontarli questi temi. Perché siamo e saremo in
una situazione non semplice. Secondo: ho detto mettiamoci dentro il calore
della solidarietà. Nella mia relazione ho detto che il paese ha visto per la
prima volta verità e competenza. È una cosa magnifica dopo l’incompetenza e le
bugie che hanno presidiato tre anni e che ci hanno portato qui. È stato un
elemento vero di cambiamento. Il linguaggio, la sobrietà, dire la verità, dire
le nostre difficoltà, cominciare a parlare dei problemi finalmente. Dico,
allora, aggiungiamoci il calore, la solidarietà, partiamo dalle situazioni più
difficili, mettiamoci dentro un po’ d’anima. S’è detto i primi giorni.
Ci sono anche proposte del centro-destra
sui diritti di cittadinanza. I figli degli immigrati nati qua ecc, non costa
niente. Il lavoro. Io torno su questo punto, apriremo un confronto col governo
su questo tema qui. Noi dobbiamo fare un po’ di lavoro, mettere in moto un po’
di lavoro. Le idee ci sono, l’ho detto prima. Noi abbiamo una decina di
proposte sull’economia vera: dobbiamo muover qualcosa nel patto di stabilità
con gli enti locali, bisogna sviluppare un po’ di rete tecnologica, dobbiamo
avere un qualcosa di politica industriale, bisogna fare un po’ di pagamenti per
le imprese.
Abbiamo le idee, apriremo un confronto
con il governo su queste cose qui. Perché mi paiono francamente prioritarie.
Dopodiché, l’ha detto prima Baretta nel suo intervento, se ci vogliono un po’
di soldi non è impossibile. Non è impossibile trovare soldi per queste cose qua
e non sempre per fare manovre di aggiustamento. Perché noi dobbiamo dire al
sistema economico che c’è anche qualcosa che si sta muovendo, lo diceva anche
la Bruna poco fa. La fiducia deve esserci, ma deve attaccarsi anche a qualche
rampino.
E questo quindi è un tema che dovremo
stressare come Partito Democratico. Perché le liberalizzazioni sono importanti,
il mercato del lavoro è importantissimo, ma ci vuole quest’altra gamba. Fine.
Arrivo a chiudere così. Ho detto prima che questo è un organismo dirigente,
abbiamo svolto una buona discussione. Adesso torniamo a casa e sappiamo che poi
sostanzialmente ci siamo noi nel paese. Ci siamo noi, non solo noi, ma noi
siamo nel paese.
In un momento non semplice in cui non è
facile far intendere che chi si è visto allungare di quattro o cinque anni
l’età pensionabile ferma noi per strada, ferma me. Non è facile farlo capire. A
proposito della politica. Che poi è questa cosa qua, essere effettivamente a
disposizione di chi ti ferma per strada. Questa qua è la politica.
Non è facile far capire che non è vero
solo quello che si rispecchia nel circuito politico, mediatico, governativo
ecc., e quindi quella stessa persona ti dice: “ma come faccio io a digerire
quattro o cinque anni di allungamento dell’età pensionabile e non poi mi
toccano un notaio”. Come glielo spiego? Cosa gli dico? E ma sai, in questa
processione qui Corsaro, Gasparri, Gianni Letta a Palazzo Chigi evidentemente
hanno trovato qualche loro soluzione. Glielo spiego così? Ecco. Qui siamo in un
mondo vasto e terribile, non si scherza mica. Siamo nel mezzo di un problema
serio.
E quindi noi per primi ma governo, mezzi
d’informazione attenzione che: “prima di tutto l’Italia e salvare l’Italia”,
tocca a tutti. Tocca a tutti. E non sempre chi ti loda di più è un amico vero.
Io questo l’ho detto a Monti, posso rivelare il contenuto di questo colloquio.
Gli ho detto:”guarda che spesso l’encomio smisurato che ti fanno è la
condizione dell’oltraggio che vogliono fare alla politica” e invece noi siamo
insieme a fare questa battaglia. Ci giocheranno a metterci l’uno contro l’altro
ma non temete il rapporto è solido e abbiamo a che fare con gente intelligente,
di serie A, che non si impressiona di questi giochini.
E diamo qualche buon consiglio a quel
circuito. Attenzione a cose troppo facili: 10% di PIL in più, 8% di occupati
ecc., bisogna arrivarci.
Quindi grande serietà, grande impegno.
Noi ce la mettiamo tutta, noi teniamo il solco, ci mettiamo compostezza, stiamo
sull’oggetto che è questo, l’Italia e i problemi che vive. E sappiamo bene che
quando si arriverà sotto, in Italia tornerà l’indignazione per una legge
elettorale devastante. Anche se adesso le preoccupazioni sono altre. Mi pare di
aver detto tutto in modo chiaro.
Noi non possiamo dare l’idea che noi
facciamo le nostre robine e poi gli altri ci dicono: vabbè ma voi siete a
posto, che problema c’è? Poi ognuno fa quel che vuole no? no dico, la legge
elettorale ha a che fare con qualcosa di sostanziale della democrazia. Io aggiungo
anche questo argomento: ma l’avessimo l’altro giro fatto con le primarie, cosa
che sarebbe stata lodevole, con Berlusconi che vince e se li è nominati, in che
cosa sarebbe cambiato il destino dell’Italia? Mi chiedo in che cosa sarebbe
cambiato? Quindi noi puntiamo con ogni mezzo a una nuova legge elettorale. Mi
dicono: “ma mettiamo in sicurezza”. Ho sentito che noi… Ma, non so. A parte che
abbiamo già approvato dei documenti ma pro tempore che faccio il Segretario di
questo partito, se ho detto che do per assunta la cosa… non è che noi possiamo
metterci a ridiscutere di regolamenti ecc., mettiamoci un po’ di buon senso.
Tutto qua. Con la mia piena disponibilità.
Infine, io sono convinto, che per le cose
che abbiamo seminato e poi raccolto, Colaninno giustamente le ricordava, noi
certamente ci siamo rafforzati, non c’è dubbio, abbiamo però dei problemi più
forti adesso per come è messo il paese. Torno allora a quello cui accennavo
all’inizio. Togliamoci almeno come gruppi dirigenti questo difettuccio che è la
fragilità d’umore. Trasmettiamo un minimo di serenità, trasmettiamo tenuta. Ma
ne abbiamo viste. Ne abbiamo viste di brutte, ma anche di belle, ne vedremo
altre di brutte. Noi non siamo, lo dirò così, solo un partito nell’attuale
panorama storico di questo paese, ma siamo una certa idea di democrazia del
nostro paese. Abbiamo un solco largo. Non siamo solo un partito, non ho bisogno
di spiegare perché. Stiamo testardamente portando avanti un modo di essere di
un partito perché abbiamo in testa un certo modo di essere di una democrazia.
Riformata ma mai populista. Questo è il nostro asset. Quindi siamo la politica
possibile di domani.
Ho detto consapevole del ruolo,
consapevole dei limiti, che si regga su valori e che sia costruita sul
collettivo e fuori dai modelli populisti. Siamo una grande opzione per l’Italia
e io credo che abbiamo anche un mestiere. Un mestiere molto buono, molto
importante. Il nostro mestiere non lo può fare nessun altro. E quindi dobbiamo
avere anche davanti alle difficoltà, che non mancheranno, e anche davanti ai
difetti che abbiamo, che sono visibili, però come gruppi dirigenti dobbiamo
trasmettere questa solidità, fiducia cercando anche di mettere a frutto quello
che è avvenuto quest’anno. Un’accresciuta solidarietà fra di noi. Perché un
conto è passare dalla pluralità alla decisione unitaria, un conto è se in
questa decisione unitaria ci metti dentro anche un po’ di solidarietà. Perche
unità può essere anche una parola burocratica, solidarietà è sentirsi
finalmente un partito. Indiscutibile. Siamo noi e si guarda avanti.
Grazie a tutti.
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