Una manovra di rigore ed equità.
Ispirata all'art. 3 della Costituzione: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona".
La manovra finanziaria che la giunta ha approvato in una situazione di crisi così grave ci ha imposto scelte drammatiche.
I tagli operati dal governo Monti e dai governi precedenti sono quantificati in 550 milioni (sanità esclusa), pari al 25% delle entrate e della nostra capacità di spesa.
La prima risposta che abbiamo dato è stata quella di passare in rassegna tutte le spese.
Nel biennio 2011-2012 il risparmio complessivo sui costi di gestione e sulla spesa corrente, nonostante la nostra Regione sia considerata una delle migliori per efficienza ed efficacia della spesa stessa, è stato di circa 90 milioni. Per il 2013 produrremo ulteriori risparmi per più di 45 milioni. A regime avremo complessivamente 135 milioni di risparmi.
Altri risparmi consistenti sono stati infine realizzati attraverso la rimodulazione della spesa per gli investimenti, l’utilizzo dei fondi comunitari in modo più selettivo e in sostituzione delle risorse regionali.
Senza ridurre troppo il flusso di spesa annuale per gli investimenti, che rimangono intorno a 350-400 milioni all’anno. Anche grazie alla legge 35 che con il monitoraggio e i commissariamenti ha attivato molti cantieri fermi da anni per ritardi burocratici (circa 100 milioni).
Nonostante tutto questo, per chiudere il bilancio 2013, al netto dei risparmi effettuati, è necessario reperire risorse per ancora 250 milioni.
Anche se avessimo azzerato tutte le nostre politiche attive (cultura, sociale, scuola, contributi alle imprese) avremmo comunque avuto uno sbilancio intorno a 100 milioni, producendo però un effetto insostenibile.
Di fronte alla scelta di chiedere un contributo responsabile ai cittadini per mantenere aperte le classi di scuola materna o l’assistenza agli o altri servizi essenziali o per aiutare i più poveri, ci siamo assunti la responsabilità di non contraddire la Costituzione nei suoi principi fondamentali che sono la solidarietà e la tutela delle persone più deboli.
Vogliamo affermare un principio di comunità, perché ciascuno in ogni momento può ritrovarsi nella necessità di portare il proprio figlio alla scuola materna, aver bisogno di un contributo per pagare l’affitto, essere aiutato per ricevere un prestito in banca, essere preoccupato per il figlio laureato che non trova una opportunità di impiego, perché magari abbiamo tagliato il progetto GiovaniSì.
Per questo abbiamo attuato una manovra fiscale che, per tutte le possibilità che ci fornisce la legge, è quanto più possibile equa verso le famiglie, le imprese, i lavoratori.
Per l’Irpef abbiamo ovviamente esentato gli incapienti fino agli 8mila euro e tutelato le prime due fasce da 8 a 15mila e da 15 a 28mila euro. Per queste due fasce, si tratta di lavoratori dipendenti e autonomi, l’incremento è dello 0,2%, pari a un aumento massimo di 30 euro all'anno per la prima fascia e di 56 per la seconda. Dobbiamo considerare che oltre due terzi dei contribuenti della Toscana, cioè 1.657.000 su un totale di 2.144.000, rientra in queste due prime fasce.
Poiché fino a 95.000 euro di reddito è prevista una detrazione di 50 euro per ogni figlio a carico, a scalare man mano che il reddito cresce, è evidente che la gran parte delle famiglie con figli appartenenti a queste prime due fasce, potrà persino beneficiare di una riduzione dell’Irpef.