Avevano prima profetizzato e poi
sentenziato che il Pdl sarebbe esploso in mille pezzi. Fiumi di parole e
d’inchiostro per celebrare il funerale di un partito che, alla faccia
loro, e nonostante vistosi acciacchi, naviga nei sondaggi attorno al 22
per cento, saldamente in mano al suo leader storico Silvio Berlusconi.
A saltare in aria è invece la sinistra, che già stava marciando in
carrozza verso Palazzo Chigi. Da ieri il Pd, così come lo conosciamo,
non c’è più. Morto, sepolto e ridicolizzato da quel furfante di Matteo
Renzi che, annunciando la sua discesa in campo nelle primarie contro
Bersani e gli altri oligarchi, al grido di “Adesso”, ha dato il via a
una scissione senza ritorno. Adesso ci sono quattro sinistre (quella di
Bersani, quella di Renzi, quella di Vendola e quella di Di Pietro)
incompatibili tra loro che dovranno spartirsi il solito elettorato, che
per di più è attratto pure da Grillo.
Ma il Renzi, che è furbo e ambizioso, tenta il colpaccio di prendersi
tutto il piatto...