lunedì 24 settembre 2012

ROSY BINDI: non mi candido, ma non mi faccio rottamare!


Alla fine ha deciso che alle primarie lei, Rosy Bindi, non ci sarà. Che sosterrà Bersani, come ha fatto fin dal congresso Pd del 2009. Ma lo sosterrà davvero, e dunque con impegno, «solo se» il segretario rispetterà le condizioni che la presidente Pd e la sua area dei «Democratici davvero» hanno dettato ieri dal loro summit a Milano marittima.

«Siamo pronti a dare una mano, ma vogliamo chiarezza», ha detto Bindi nel suo intervento conclusivo. «Non ci coinvolgeremo un’ora in più in questa campagna elettorale se Bersani non accetta una sfida ben più ampia rispetto al tema della rottamazione che ha imposto Renzi. Il segretario deve dettare l’agenda, vogliamo sentire parlare di Italia, lavoro, giovani, Europa». La presidente Pd non ha nascosto tutto il suo malessere per la piega che stanno prendendo le primarie. Partite prima, e non dopo la nuova legge elettorale e le decisioni sulle alleanze. In particolare, Bindi non ha gradito che il sindaco fiorentino abbia imposto l’agenda e focalizzato la discussione quasi solo sul rinnovamento del gruppo dirigente Pd. «Non c’era alcun bisogno di questa ulteriore iniezione di populismo e di demagogia. Al centro della proposta di Renzi non ci sono la Fiat, l’Ilva, il lavoro, la Siria o l’Europa, ma solo il tema della rottamazione». 

NO A MODIFICHE ALLo STATUTO
La richiesta di Bindi a Bersani è di invertire questo trend. «Non possiamo accettare che le primarie della coalizione si trasformino surrettiziamente in un congresso di partito», si legge nel documento approvato dai bindiani. Di qui le proposte a Bersani: un «albo pubblico degli elettori delle primarie», anche se assai sgradito ai renziani. E, soprattutto, «l’impegno a non svolgere le primarie se ci saranno solo candidati del Pd». E ancora: Bindi non vuole che all’assemblea del 6 ottobre venga modificato lo statuto per consentire a Renzi e agli altri di correre. «Bersani rinunci ad avvalersi di quelle norme, ma lo statuto non sia modificato». A Renzi un avvertimento chiarissimo: «Se anche lui vincesse, Bersani resta segretario e io presidente e fino al congresso del prossimo anno le decisioni nel Pd le prendiamo noi. E io come presidente sono il garante delle regole». Bindi lancia la sua sfida: «Accanto ai giovani voglio vedere una squadra di esperienza». Non le sono certo sfuggite le uscite di tanti quarantenni vicini a Bersani, a partire dalla neo portavoce del comitato Alessandra Moretti ma anche molti «Giovani turchi», che chiedono uno stop alle deroghe «per chi ha più di tre mandati». E citano esplicitamente il nome di Bindi tra quelli che, insieme a Veltroni e D’Alema, andrebbero messi in panchina. 

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