Alla fine ha deciso che alle primarie lei, Rosy Bindi, non ci sarà. Che
sosterrà Bersani, come ha fatto fin dal congresso Pd del 2009. Ma lo
sosterrà davvero, e dunque con impegno, «solo se» il segretario
rispetterà le condizioni che la presidente Pd e la sua area dei
«Democratici davvero» hanno dettato ieri dal loro summit a Milano
marittima.
«Siamo pronti a dare una mano, ma vogliamo chiarezza», ha detto Bindi
nel suo intervento conclusivo. «Non ci coinvolgeremo un’ora in più in
questa campagna elettorale se Bersani non accetta una sfida ben più
ampia rispetto al tema della rottamazione che ha imposto Renzi. Il
segretario deve dettare l’agenda, vogliamo sentire parlare di Italia,
lavoro, giovani, Europa». La presidente Pd non ha nascosto tutto il suo
malessere per la piega che stanno prendendo le primarie. Partite prima, e
non dopo la nuova legge elettorale e le decisioni sulle alleanze. In
particolare, Bindi non ha gradito che il sindaco fiorentino abbia
imposto l’agenda e focalizzato la discussione quasi solo sul
rinnovamento del gruppo dirigente Pd. «Non c’era alcun bisogno di questa
ulteriore iniezione di populismo e di demagogia. Al centro della
proposta di Renzi non ci sono la Fiat, l’Ilva, il lavoro, la Siria o
l’Europa, ma solo il tema della rottamazione».
NO A MODIFICHE ALLo STATUTO
La richiesta di Bindi a Bersani è di invertire questo trend. «Non
possiamo accettare che le primarie della coalizione si trasformino
surrettiziamente in un congresso di partito», si legge nel documento
approvato dai bindiani. Di qui le proposte a Bersani: un «albo pubblico
degli elettori delle primarie», anche se assai sgradito ai renziani. E,
soprattutto, «l’impegno a non svolgere le primarie se ci saranno solo
candidati del Pd». E ancora: Bindi non vuole che all’assemblea del 6
ottobre venga modificato lo statuto per consentire a Renzi e agli altri
di correre. «Bersani rinunci ad avvalersi di quelle norme, ma lo statuto
non sia modificato». A Renzi un avvertimento chiarissimo: «Se anche lui
vincesse, Bersani resta segretario e io presidente e fino al congresso
del prossimo anno le decisioni nel Pd le prendiamo noi. E io come
presidente sono il garante delle regole». Bindi lancia la sua sfida:
«Accanto ai giovani voglio vedere una squadra di esperienza». Non le
sono certo sfuggite le uscite di tanti quarantenni vicini a Bersani, a
partire dalla neo portavoce del comitato Alessandra Moretti ma anche
molti «Giovani turchi», che chiedono uno stop alle deroghe «per chi ha
più di tre mandati». E citano esplicitamente il nome di Bindi tra quelli
che, insieme a Veltroni e D’Alema, andrebbero messi in panchina.
Ma non si vergogna questa Bindi
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