mercoledì 21 marzo 2012

La riforma del LAVORO


A Bersani lo strappo di Monti sul lavoro non è piaciuto. Lo ha detto ai suoi privatamente e oggi non ne fa mistero pubblicamente: "Parlo stasera in tv dell'accordo, se di accordo si può parlare". Una duplice preoccupazione scuote il segretario. Le possibili conseguenze per il Paese e il timore di trovarsi a gestire un Pd spaccato in due (o più parti). Perché le diverse reazioni dell'anima laburista e di quella "montiana" del partito sono emerse chiaramente. E su un tema delicato come il lavoro il rischio spaccatura del Pd è reale. Per questo Bersani guarda al passaggio parlamentare sperando di modificare al riforma: "La situazione è molto critica per le piccole e medie imprese e per il lavoro. Per questo anche di fronte alla crisi dobbiamo trovare dei meccanismi di coesione. E' solo con la solidarietà che si può tirare avanti. Dobbiamo dirlo con forza". Poi, alla Camera, sbotta: ""Se devo concludere la vita dando l'ok alla monetizzazione del lavoro, io non la concludo così. Non so come faremo, ma io non la concludo così. Non lo faccio, per me è una roba inconcepibile".

E se il vicesegretario Enrico Letta esclude un voto negativo dei democratici, l'ex ministro Cesare Damiano la vede all'opposto: "Ci sono parti positive quando si parla di riduzione della flessibilità in entrata, tuttavia c'è il punto caldo dell'articolo 18 che non va bene perchè è profondamente sbagliato aumentare la possibilità di licenziamento per motivi economici. Parliamo di modello tedesco, ma di questo prendiamo solo quello che ci piace. Bisognava andare avanti a trattare come aveva detto Napolitano perchè la coesione sociale è un carburante fondamentale per portare l'italia furori dalla crisi". "Quando Monti in conferenza stampa ha parlato di accordo di tutti, tranne che della Cgil, mi è parso di risentire Sacconi" dice Stefano Fassina, responsabile economia del Pd, particolarmente inviso all'area "montiana". La riformulazione dell'art. 18 "non va bene - dice Fassina - perché rischia di rimanere un guscio vuoto con un notevole allargamento delle possibilità di licenziamento". In ogni caso nella riforma "ci sono punti positivi che vanno sottolineati e ci sono buchi enormi

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