martedì 31 maggio 2011
INVECE
(da L'Unità, Concita De Gregorio)
È così bella, questa vittoria, perchè è molto più di un successo elettorale. È la conferma di quel che scriviamo da settimane e da mesi, quel che chiunque di noi viva la vita reale nel mondo reale sente attorno a se come una rivoluzione gentile: il vento è cambiato, finalmente. Gli italiani hanno alzato la testa. Quelli in fila al supermercato e alle Poste (ci vanno mai, i leader politici, a comprare il detersivo e a pagare un bollettino? Ascoltano mai cosa dicono le persone di loro?) quelli che mandano curriculum a cui nessuno risponde, quelli che tornano a casa il 27 del mese dai figli con 1200 euro, e sono fortunati. Ci dicono, queste elezioni, che se si distoglie lo sguardo dalle battaglie di retroguardia odorose di muffa tutte interne alla casta dei privilegi e delle tutele c'è un mare di gente, là fuori, pronta a seguire chi sa farli sperare e pronta a sperare davvero, di nuovo. Che non bastano le urla e le menzogne, che cento Santanchè avvelenate non valgono lo sguardo limpido di un ragazzo come quello che ha vinto a Cagliari, che l'eloquio meccanico e la messa in piega quotidiana della facoltosa signora Moratti non possono nulla contro il sorriso beneducato del ladro d'auto sostenuto da Al Qaeda, i milanesi non sono senza cervello, al contrario Mr. B, pazienza per i suoi appelli ad Obama. I milanesi, i napoletani, gli italiani hanno sfoderato le armi che la destra al potere non ha: l'onestà, la passione civile, il coraggio, la generosità, l'ironia. Seppelliti da una risata, davvero.
Una risata liberatoria e un coraggio che dice a tutti, a destra e a sinistra, quel che nei giorni dell'incertezza gli opportunisti si baloccavano a negare: ricordate gli editoriali contro la “vittoria dei tre Roberti”?, Benigni Vecchioni e Saviano, i soloni che ci dicevano non saranno le canzonette e i saltimbanchi a cambiare il Paese. Certo non sono stati solo loro, ma è stato stupido liquidarli: intercettavano il vento. Certo, è stata la disperazione e la cecità di un premier che ha chiamato l'Italia all'ennesimo referendum personale sul Re Sole e sulle sue mantenute, è stata l'eleganza e la fermezza di Napolitano, è stata la corruzione che dilaga e che divora il paese, blocca l'economia, scoraggia i talenti e i capitali, distrugge il lavoro.
BERLUSCONI ZERO TITULI
L'opposizione ha vinto in tutti i capoluoghi di regione. Il premier sconfitto lancia la fatwa: "Milanesi pregate, napoletani vi pentirete". Resa dei conti nel Pdl. Maroni: "Sberla, ora riflettere". Politica della paura al capolinea. Pisapia: "Non lasciatemi solo". De Magistris: "Città è liberata"
Il centrosinistra trionfa ai ballottaggi. A Milano Pisapia diventa sindaco di Milano con il 55% dei consensi . Vittoria “bulgara” per De Magistris, al 65%. L'ex magistrato dice - la città è stata liberata". Ma non ci sono solo le due città-simbolo: altri due capoluoghi di regione, al ballottaggio, sono passati al centrosinistra. Cagliari, dove trionfa Zedda con quasi il 60% e Trieste, dove si impone Cosolini al 57,51%). Altri test importanti vedono prevalere l'opposizione: Rimini, Pordenone, Grosseto, Crotone. Varese resta a Pdl e Lega ma senza vittoria schiacciante. E il centrodestra perde anche Novara. "Il Berlusconismo è finito", dice Fini. Bersani afferma: "La strada maestra sono le elezioni". E Vendola intima lo "sfratto a palazzo Chigi" . La stampa estera non ha dubbi: "Per il Cavaliere questa è un'umiliazione"
Il centrosinistra trionfa ai ballottaggi. A Milano Pisapia diventa sindaco di Milano con il 55% dei consensi . Vittoria “bulgara” per De Magistris, al 65%. L'ex magistrato dice - la città è stata liberata". Ma non ci sono solo le due città-simbolo: altri due capoluoghi di regione, al ballottaggio, sono passati al centrosinistra. Cagliari, dove trionfa Zedda con quasi il 60% e Trieste, dove si impone Cosolini al 57,51%). Altri test importanti vedono prevalere l'opposizione: Rimini, Pordenone, Grosseto, Crotone. Varese resta a Pdl e Lega ma senza vittoria schiacciante. E il centrodestra perde anche Novara. "Il Berlusconismo è finito", dice Fini. Bersani afferma: "La strada maestra sono le elezioni". E Vendola intima lo "sfratto a palazzo Chigi" . La stampa estera non ha dubbi: "Per il Cavaliere questa è un'umiliazione"
lunedì 30 maggio 2011
Infondate un par di palle
Ha ragione B: il mondo deve conoscere le accuse infondate che ha subìto. Cioè nessuna. Ma anche quelle fondate. Cioè quasi tutte. Breve memorandum sui procedimenti penali già conclusi (restano aperti i casi Mills, Mediaset, Mediatrade, Agcom-Annozero e Ruby) per i leader del prossimo G8, nel caso malaugurato che l’Italia sia ancora rappresentata da lui.
1. Falsa testimonianza P2. Accusa fondata: la Corte d’appello di Venezia dichiara B. colpevole, ma salvo per amnistia.
2. Corruzione Guardia di Finanza. Accusa fondata: Fininvest pagò tre tangenti di £ 100 milioni ciascuna per addomesticare verifiche fiscali. Il corruttore Sciascia e i finanzieri corrotti sono condannati, B. è assolto per “insufficienza probatoria” grazie alla falsa testimonianza di Mills.
3. Fondi neri sui terreni di Macherio. Accusa parzialmente fondata (£ 4,4 miliardi pagati in nero all’ex proprietario): B. assolto da appropriazione indebita, frode fiscale e un falso in bilancio; salvo per amnistia da un altro falso in bilancio.
4. Fondi neri sull’acquisto di Medusa. Accusa fondata: il manager Fininvest Bernasconi dirottò £ 10,2 miliardi in nero su 5 libretti al portatore di B., che però è assolto dal falso in bilancio per insufficienza di prove: è troppo ricco per potersi essere accortodell’introito. Lo incassò a sua insaputa.
domenica 29 maggio 2011
Questa è la "onesta" propaganda anti Pisapia...
Questo è il filmato propagandistico-terroristico messo in giro dal comitato pro-Moratti.
sabato 28 maggio 2011
Il Cavaliere e la favola dei 106 processi
(da La Repubblica. G. D'Avanzo)
PER NON DIMENTICARE
SI dice: il processo sia "breve" e se questa rapidità cancella i processi di Silvio Berlusconi sia benvenuta perché contro quel poveruomo, dopo che ha scelto la politica (1994), si è scatenato un "accanimento giudiziario" con centinaia di processi.
Al fondo della diciottesima legge ad personam, favorevole al capo del governo c'è soltanto uno schema comunicativo, fantasioso, perché privo di ogni connessione con la realtà. È indiscutibile che un giudizio debba avere una ragionevole durata per non diventare giustizia negata (per l'imputato innocente, per la vittima del reato). "Processo breve", però, è soltanto un'efficace formula di marketing politico-commerciale. Nulla di più. Per credere che dia davvero dinamismo ai dibattimenti, bisogna dimenticare che le nuove regole (durata di sei anni o morte del processo) sono un imbroglio, se non si migliorano prima codice, procedura, organizzazione giudiziaria. Sono una rovina per la credibilità del "sistema Italia", se definiscono "non gravi" i reati economici come la corruzione. Con il tempo, la ragione privatissima del disegno di legge è diventata limpida anche per i creduloni, e i corifei del sovrano ora ammettono in pubblico che la catastrofica riforma è stata pensata unicamente per liberare Berlusconi dai suoi personali grattacapi giudiziari. L'effrazione di ogni condizione generale e astratta della legge deve essere sostenuta - per conformare la mente del "pubblico" - da un secondo soundbite, quella formuletta breve e convincente che, come una filastrocca, deve essere recitata in tv, secondo gli esperti, al ritmo di 6,5 sillabe al secondo, in non più di 12/15 secondi. Diffusa, ripetuta e disseminata dai guardiani vespi e minzolini dei flussi di comunicazione, suona così: Silvio Berlusconi ha il diritto di proteggersi - sì, anche con una legge ad personam - perché ha dovuto subire centinaia di processi dopo la sua "discesa in campo", spia di un protagonismo abusivo e tutto politico della magistratura che indebolisce la democrazia italiana.
Bene, ma è vero che Berlusconi è stato "aggredito" dalle toghe soltanto dopo aver scelto la politica? E quanto è stato "aggredito"? Davvero lo è stato con "centinaia di processi" tutti conclusi con un nulla di fatto? Domande che meritano parole factual, se si vuole avere un'opinione corretta anche di questo argomento sbandierato da tempo e accettato senza riserve anche dalle menti più ammobiliate. ...
venerdì 27 maggio 2011
TRAMVIA a FIRENZE
MARTEDI 7 GIUGNO dalle 16.30 alle 19.30
presso il DLF di via Alamanni
Iniziativa di approfondimento sul sistema tranviario fiorentino
organizzata dal Circolo Mobilità e Trasporti PD
giovedì 26 maggio 2011
OLTRE LA PAURA
Ore 17.30 del 27 maggio
presso il Circolo "Andreoni"
OLTRE LA PAURA
ed il Presidente della Regione Enrico Rossi, oltre a numerosi rappresentanti delle comunità di migranti
presenti nel territorio, amministratori e associazioni che operano nello specifico settore, .
PER CHI HA CERVELLO
(Concita de Gregorio, L'Unità)
Bisogna immaginarsi la scena. Un tipo ruba sei lattine di birra in un supermercato, esce passando davanti alla guardia che - naturalmente - lo ferma, il ladro si divincola e inizia a gridare “io voto Pisapia”. Un rom tenta di scippare un’anziana sull’autobus, un mendicante esce da un negozio di abbigliamento carico di maglie con dispositivo antitaccheggio, un ragazzino si fa bloccare al mercato di quartiere con le tasche piene di frutta: tutti e tre, fermati, dicono in italiano incerto di essere elettori di Pisapia, e che tanto quando Pisapia vincerà loro saranno padroni a Milano. Sembra un film da commedia all’italiana, sembra uno scherzo.
Eppure è vero. Milano è invasa da figuranti incaricati di rubare platealmente, fare pipì per strada in pieno giorno e, riallacciandosi i pantaloni, far sapere ai passanti il loro apprezzamento politico per Pisapia.
A volte la cosa trascende in una finta aggressione, alle quali d’altra parte i milanesi sono abituati fin dai tempi dell’attentato a Belpietro. Pedoni che fingono di essere stati investiti da un ciclista militante di sinistra. Finti militanti di sinistra che spintonano e aggrediscono davvero. Se non fosse una tragica presa in giro dell’intelligenza degli elettori ci sarebbe da scompisciarsi dalle risate. I ragazzi lo fanno, in rete: seppelliscono l’idiozia con un boato di risate. Arrivano catene di sms, “Pisapia è il mandante della catena di omicidi della Fiera dell’Est”, quella che per due soldi mio padre un topolino comprò. “Pisapia fa le orecchie ai tuoi libri”.
IERI MEGASHOW DEL CAIMANO: UNA GRAN RACCOLTA DI BALLE!
ll Cavaliere si scatena contro De Magistris e Pisapia. "Non c'è alternativa a noi e alla Lega". "Non ho attaccato i magistrati". "Contro di me un blocco mediatico". "Crisi economica? I ristoranti sono pieni". "La telefonata per Ruby? L'avrei fatta anche per Rosy Bindi". "Disposto a passo indietro per riunire i moderati"
Berlusconi: senza cervello chi vota De Magistris o Pisapia
Berlusconi iersera parla e straparla a Porta a Porta, le agenzie diffondono cosa ha detto nella registrazione ed evidentemente non gli restano che agli insulti: «Non credo che ci sia una persona con la testa sulle spalle che possa votare per il signor De Magistris; uno che vota per il signor del De Magistris vada a casa, si guardi nello specchio e dica sono un uomo o una donna senza cervello». Anzi, chi vota a sinistra non ha cervello: «La Moratti e Lettieri sono persone che hanno gestito aziende, sono capaci di prendere delle decisioni, mentre gli altri sono amministratori improvvisati. Io credo che Pisapia e De Magistris non riusciranno a vincere, se a Milano e Napoli la gente andrà a votare senza lasciare a casa il cervello».
Berlusconi iersera parla e straparla a Porta a Porta, le agenzie diffondono cosa ha detto nella registrazione ed evidentemente non gli restano che agli insulti: «Non credo che ci sia una persona con la testa sulle spalle che possa votare per il signor De Magistris; uno che vota per il signor del De Magistris vada a casa, si guardi nello specchio e dica sono un uomo o una donna senza cervello». Anzi, chi vota a sinistra non ha cervello: «La Moratti e Lettieri sono persone che hanno gestito aziende, sono capaci di prendere delle decisioni, mentre gli altri sono amministratori improvvisati. Io credo che Pisapia e De Magistris non riusciranno a vincere, se a Milano e Napoli la gente andrà a votare senza lasciare a casa il cervello».
mercoledì 25 maggio 2011
PROGETTO SUI 150 ANNI DELL’UNITA’ D’ITALIA: SCUOLA E TERRITORIO!
Si stanno tirando le fila in questi giorni del progetto promosso dall’Assessorato alle Politiche della Formazione del Comune di Impruneta dal 17 marzo scorso: la raccolta e la valorizzazione dei lavori dei bambini e dei ragazzi di tutti gli Istituti Scolastici del territorio in occasione del 150° Anniversario della nostra Nazione.
Un percorso dal titolo “IL MIO PAESE: L’ITALIA”: valorizziamo quello che ci unisce come nazione e che ci impegna come stato unitario di fronte ai problemi e alle sfide che ci attendono”.
“Stiamo arrivando alla fine di un unico percorso che ha riguardato tutti gli studenti di tutte le Scuole del nostro Comune, Istituto Statale e Istituti Paritari, - spiega l’Assessore Francesca Buccioni - con il coinvolgimento degli insegnanti e grazie al loro prezioso aiuto. Tutti gli studenti sono stati impegnati a scrivere temi, realizzare disegni, collage, fotografie, cartelloni, articoli, poesie e qualsiasi altra forma di espressione possa essere stata scelta…legati a questo importante festeggiamento che coinvolge e riguarda ognuno di noi.
Certa poi che le opere, che stanno iniziando ad arrivare numerose, bellissime e interessanti all’Ufficio Scuola, possano offrire spaccati e sfaccettature importanti di questa ricorrenza, dal 02 giugno (Festa della Repubblica), troveranno posto nelle diverse realtà associative di Impruneta: Circoli, Associazioni, luoghi di ritrovo…che hanno voluto condividere con me questo percorso e che con disponibilità apriranno le porte delle loro sedi ai lavori degli studenti.
Vi assicuro che i nostri ragazzi sapranno offrire agli adulti, con i loro elaborati, una riflessione e un approfondimento non banale sulla Festa della nostra patria avendone anche attualizzato l’argomento e trovato risvolti inusuali, eventi, personaggi e attimi della nostra identità e della nostra Storia.
L’esposizione nelle differenti realtà del territorio si lega a due miei obiettivi che spero, con l’aiuto di tutte le componenti coinvolte, di perseguire:
- portare fuori dalle mura scolastiche i lavori dei ragazzi: la loro energia, ingenuità e freschezza possono davvero coinvolgere gli adulti e soprattutto, su un tema generale come questo, smuovere la riflessione e sollecitare il dibattito
- coinvolgere il territorio e iniziare a lavorare insieme su alcuni percorsi condivisi con l’Amministrazione Comunale creando contatti, mettendo in relazione Associazioni e Circoli differenti e allargando a tutto il paese un’esperienza comune.
Per molti – conclude l’Assessore - sarà un’iniziativa magari banale e scontata, ma, credo, si debba partire dalle cose più piccole, come una mostra di disegni e temi, per condividere un’occasione comune per tutto il territorio su un tema legato alla nostra identità più vera e profonda”.
BERLUSCONI STASERA A PORTA A PORTA
QUESTA SERA BERLUSCONI ANNUNCIA A PORTA A PORTA IL MIRACOLO DELLE TASSE. PECCATO CHE LA CORTE DEI CONTI ABBIA DETTO CHE BISOGNA TAGLIARE 46 MILIARDI L’ANNO DI SPESA E CHE IL GOVERNO, COME PREVISTO, ABBIA ANNUNCIATO UNA STANGATA DA 40 MILIARDI DOPO LE ELEZIONI. MA NIENTE PAURA: PER TREMONTI VA TUTTO BENE.
Edizione straordinaria di Porta a Porta questa sera con la consueta intervista elettorale di Bruno Vespa al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Dopo aver preso l’appuntamento con Berlusconi Vespa aveva chiamato Bersani (per lunedì sera), in modo da realizzare così una parvenza di equilibrio. Il segretario del Pd ha detto chiaro e tondo che non si fa imporre le date dei propri interventi secondo l’agenda di Berlusconi, né intende dare copertura allo stravolgimento delle regole e della par condicio in campagna elettorale, accettando un finto equilibrio. Se confronto deve esserci, deve essere diretto. Altrimenti l’equilibrio deve riguardare i candidati milanesi, perché Berlusconi parla di Milano.
In anteprima la lettera dei Sindaci PD del Chianti a Rossi
Dott. Enrico Rossi
Presidente della Regione Toscana
Piazza Duomo, 10
50122 Firenze
Egregio Presidente,
ricevuta la lettera indirizzata alla Sua Giunta e gli inviti al sopralluogo conoscitivo che i Sindaci della Piana fiorentina e le Amministrazioni Provinciali di Prato e Firenze hanno inviato nelle settimane scorse e consapevoli della importanza di un confronto esteso e partecipato, riteniamo opportuno trasmetterLe le nostre riflessioni sulle complesse scelte di governo che riguardano il futuro dell’area metropolitana. Ci sentiamo in animo di scriverle, in maniera assolutamente rispettosa di ambiti amministrativi che non riguardano immediatamente i nostri territori, ma certamente e direttamente la vita delle comunità che governiamo. La Regione Toscana ha sempre rappresentato un punto di riferimento fondamentale, politico oltre che amministrativo, e questo ha facilitato enormemente il nostro lavoro di amministratori locali; abbiamo avvertito la volontà di un impegno comune, svolto in uno spirito di pari dignità e di condivisione e nel rispetto delle reciproche competenze, e questo crediamo ci abbia permesso di ottenere risultati altrimenti irraggiungibili.
Ci preme sottolineare, perché sappiamo di affrontare un punto fondamentale della Sua azione politica di questi mesi di governo, quanta condivisione trovi presso le nostre Amministrazioni la pianificazione regionale in materia di raccolta e smaltimento dei rifiuti, e la determinazione politica con la quale viene portata avanti, per superare ritardi ormai decennali e colmare il divario che separa, in questo come in altri servizi pubblici, la Toscana dagli esempi di aree europee più virtuose ed avanzate. Ci ha sempre convinto il Suo richiamo alla responsabilità ed alla celerità delle azioni da compiere in questo campo così delicato e complesso, che merita e richiede scelte improcrastinabili.
Propaganda tossica a Milano
SOSTIENE Berlusconi: "Con la sinistra Milano diverrebbe una città islamica". O "diverrebbe Zingaropoli". O cadrebbe nelle mani violente dei centri sociali. O peggio ancora, senza più condizionale: "Sarà Stalingrado". La campagna del premier non potrebbe essere più tossica, menzognera. Ancora una volta, tenta la seduzione degli elettori immettendoli in una bolla d'inganni: non idilliaca stavolta ma cupa, sinistra. Nella sua retorica, idillio e fiele combaciano, l'insulto si fa incontinente. La bolla è chimerica anche quando non offre una vita al riparo da crisi e mutamenti (una sorta di Milano-2 allargata, tranquillizzata dal recinto che la protegge da incursioni straniere), perché il miraggio della vita in nero non è meno scollato dall'oggi.
martedì 24 maggio 2011
Il paradosso degli "INDIGNADOS" che premiano la destra
Partiamo dagli 'indignados', che rifiutano etichette politiche e sono fortemente critici nei confronti della 'casta'. Vanno letti come il segno di una crisi della sinistra spagnola o più in generale della politica?
«Possono essere letti come un sintomo della gravissima crisi economica che ha colpito la Spagna. E visto che al potere ci sono i socialisti, è inevitabile che il malcontento investa chi sta al governo e Zapatero in primo luogo. Ma c’è un elemento di paradossalità nel fatto che questa protesta rischia di favorire la destra, che progetta lo smantellamento del welfare. Siamo al gatto che si morde la coda. E una situazione classica che si è ripetuta in tanti Paesi».
SE IL PAESE DERAGLIA
(Concita de Gregorio, L'Unità)
Mentre la destra di governo, a Milano, scopre l’esistenza del Mullah Pisapiah diretta emanazione, secondo Bossi, di Al Qaeda (praticamente l’erede meneghino di Bin Laden, meno male che dovevano abbassare i toni e limitare almeno il ridicolo) l’Italia disinteressata all’indiscutibile e concreto pericolo che drogati e musulmani occupino palazzo Marino - gay mancini e ladri d’auto albini nelle retrovie, anziani terroristi a far da palo - l’Italia vera, dicevo, arranca nel disastro economico con un piede nella povertà e l’altro nella trincea della sopravvivenza.
L’Italia che non ne può più nemmeno dei pistolotti in tv, che tanto poi le multe dell’Agcom alla Rai le paghiamo sempre noi col canone e con le tasse di cui Berlusconi sembra disporre come di un balzello personale, qui le metto, qui le tolgo, se state buoni le cancello e sennò le raddoppio. L’Italia delle donne che mandano avanti la baracca mettendo il vestito da lavoro in ufficio e togliendo i tacchi per le scale di casa, che dentro aspettano i figli e i nonni da accudire senza nemmeno il tempo di dire come va: due miliardi di ore di cura di bambini e anziani, l’Istat lo chiama “aiuto informale”, così, una mano tanto per passare il tempo, lieto volontariato, piacere puro e generoso, niente di che. Figuratevi, anzi: c’è bisogno d’altro? Possiamo forse esservi utili a ripianare le buche nelle strade, sulla via del rientro, o a togliere due sacchi d’immondizia di quelli abbandonati davanti a casa, visto che l’amministrazione pubblica non ce la fa?
lunedì 23 maggio 2011
LE PIETRE CANTANO: MONTAUTO
Alcune foto della prima puntata della bella iniziativa "Le Pietre cantano la Storia" che si è tenuta ieri nella splendida cornice del Castello di Montauto, grazie alla cortesia dei signori Vallecchi. Appuntamento alla prossima domenica 29 maggio alla Chiesa di San Lorenzo alle Rose.
Il Castello di Montauto |
L'Assessore Marco Pistolesi introduce l'evento. |
Il Professor Pinto racconta... |
Il concerto del Gruppo Polifonico Foianese |
Questi comandano l'Italia!
Tra pernacchie, "vaffa" e frasi biascicate in un italiano elementare, ecco due MINISTRI DELLA REPUBBLICA (Bossi e Calderoli) dirigenti di quel partito che non è neppure maggioranza assoluta in Padania ma impone quel che vuole all'Italia intera.
domenica 22 maggio 2011
IERI GRANDE FESTA A TAVARNUZZE
Ieri al Circolo Arci di Tavarnuzze si è tenuta una importante iniziativa per festeggiare l'installazione dell' impianto fotovoltaico sul tetto della Casa del Popolo, prima casa del Popolo in Toscana a realizzarlo. Hanno partecipato il Presidente della Provincia Barducci, e quelli di Legambiente Baronti, della Agenzia Fiorentina per l'Energia Gatteschi, dell'Arci Provinciale Chiavacci e di Libera Toscana Don Bigalli. Ovviamente non poteva mancare il Sindaco di Impruneta Ida Beneforti, raggiunta più tardi dal Sindaco di San Casciano Pescini.
Rivolta a Reggio contro le bandiere vietate Riempito il centro, la espone anche il parroco
Sul balcone sventola bandiera… d’acqua. Ha provocato una vera e propria reazione popolare tra i sostenitori dei referendum del 12-13 la denuncia del Pdl reggiano nei confronti di chi espone le bandiere referendarie pro acqua pubblica e contro il nucleare. Così il sindaco di Novellara, il paese dove era partita la denuncia, Raul Daoli (Pd) ha fatto marcia indietro non solo sulle multe, ma ora chiede ai vigili urbani di lasciare i vessili lì dove sono.
“Distinguerei i casi di propaganda dalla manifestazione del pensiero”. A Reggio Emilia dove il consigliere provinciale del Pdl Massimiliano Camurani aveva fatto denuncia per un intervento analogo il sindaco di Reggio ha dato ordine, appellandosi ad una sentenza della Corte Costituzionale del 1995, di lasciare dove sono i drappi. Non poteva essere diversamente visto il grandissimo numero di bandiere che oramai sono esposte in tutta la provincia.
“Distinguerei i casi di propaganda dalla manifestazione del pensiero”. A Reggio Emilia dove il consigliere provinciale del Pdl Massimiliano Camurani aveva fatto denuncia per un intervento analogo il sindaco di Reggio ha dato ordine, appellandosi ad una sentenza della Corte Costituzionale del 1995, di lasciare dove sono i drappi. Non poteva essere diversamente visto il grandissimo numero di bandiere che oramai sono esposte in tutta la provincia.
sabato 21 maggio 2011
Moratti, tasse rimandate al dopo elezioni
“Noi non abbiamo messo le mani nelle tasche dei milanesi, Pisapia invece è del partito delle tasse”. Ecco l’ultima trovata del Pdl per tentare di screditare il rivale di Letizia Moratti già accusato di essere un ladro d’auto, terrorista, costruttore di moschee e fiancheggiatore dei centri sociali. Peccato che le cose non stiano proprio come le raccontano a Palazzo Marino e che a Milano gli aumenti tariffari siano già stati previsti ma ovviamente non pubblicizzati. Perché formalmente è vero lo slogan: “Letizia Moratti non ha aumentato le tariffe”. Ma è una verità solo contabile. La sostanza è ben altra. Perché, a dirla tutta, le casse di Palazzo Marino sono talmente vuote che gli aumenti delle tariffe non solo sono nell’aria ma sono stati già pianificati e proprio dalla giunta Moratti, con tanto di iscrizione a bilancio. Un bilancio evidentemente elettorale che li nasconde nel biennio 2010-2011 – l’anno elettorale di Letizia Moratti appunto – per farli ricomparire dopo, a urne ormai chiuse, a partire dal 2012.
Il Fatto Quotidiano pubblica la prova inequivocabile del trucco contabile, una tabella degli aumenti che è contenuta nella Relazione programmatica previsionale 2011-2013. Il documento non è mai stato pubblicato e non lascia adito a dubbi.
Un abuso da fermare
di GIUSEPPE D'AVANZO , LA REPUBBLICA
Un altro limite è stato superato, forse irrimediabilmente. Un prepotente, abusando in modo autoritario del suo potere e del conflitto d'interessi che lo protegge, ha rovesciato il tavolo. Si è assiso dinanzi alle telecamere di tutti i notiziari e, infischiandosene di ogni regola, si è lanciato in messaggi promozionali per i candidati della destra. Che cosa resta più del corretto gioco elettorale dopo questo oltraggio? Ci sono da qualche parte nelle istituzioni le energie e la volontà per mettere fine a questa oscenità per la democrazia? In tutte le battaglie che ha combattuto - politiche, economiche, finanziarie, fino ai conflitti matrimoniali - Berlusconi ha truccato le carte, ingannato gli antagonisti, corrotto gli arbitri, violato le regole del gioco.
venerdì 20 maggio 2011
giovedì 19 maggio 2011
Sondino Nanogastrico - E ora?
Le cose stavano andando benino, per B. Si era comprato uno stock di Responsabili, scavallando la sfiducia. Intanto il Pd riusciva a perdere le sue primarie a Milano e a truccare e poi annullare quelle di Napoli per candidare un signor nessuno, dopodiché era riesplosa la solita guerra fra veltroniani e dalemiani. I tg di regime facevano la loro parte riservandogli 261 minuti in tre mesi contro gli 84 di Bersani. Insomma la mummia di Arcore stava riprendendo un po’ di colore, grazie anche all’apposito sondino nanogastrico.
Poi è rientrato in scena con la consueta grazia Giuliano Ferrara, che dopo anni di letargo ha deciso di riprendere in mano le sorti del Pdl. Ed è stata subito catastrofe. Non bastassero i contributi beneauguranti di Olindo Sallusti e Rosa Santanchè e i preziosi consigli di Belpietro, il Platinette Barbuto s’è paracadutato sul Cainano convalescente, disintegrandolo. L’idea – ammettiamolo – di trasformare le comunali in un referendum pro o contro la Boccassini e Ingroia, il bungabunga e Ciancimino aveva un che di geniale. Meglio ancora la trovata di tappezzare Milano di manifesti sulle “Br in Procura”. Addirittura strepitosa la campagna per fare del mite borghese Pisapia un terrorista rosso ladro di Ape Piaggio. Complimenti vivissimi a chi ha dato la linea.
Ora che si contano i morti e i feriti, la parola d’ordine è “incredulità”. B. non se l’aspettava. Bossi men che meno. La Padania parla di “voto anomalo”. E tutti a domandarsi: com’è che non votano più per noi? Forse non ci hanno capiti, chissà come mai. La Santanchè invece insiste che, con quel drogato di Pisapia, Milano diventerà un enorme Leonka tutto spinelli e spranghe. Il Giornale di Mastro Olindo trova che “tira brutta aria” e rivela che “non è andata bene”, ma “il Pdl tiene” (perde solo un terzo dei voti in un anno) e comunque non è colpa del padrone, figuriamoci: “Lo scivolone della Moratti è dovuto alla radicalizzazione dello scontro voluto da Berlusconi? Io credo di no, la linea dura ha preso più voti del sindaco moderato”. Infatti gli elettori hanno premiato la campagna sallustiana “Io voto Lassini”. Strepitoso successo: 872 preferenze, cioè tutti i lettori e quasi tutti i redattori del Giornale, più alcuni parenti stretti di Sallusti (quelli di Lassini no: lo conoscono). Insomma, secondo Olindo, B. “paga un anno di massacro mediatico”.
Vero: come l’ha massacrato il suo Giornale, non l’ha massacrato nessuno. Molto apprezzati dai fan di zio Tibia i titoli “Ciclone Berlusconi”, “Mandiamoli a casa, il voto è la grande occasione per liberarci di questa sinistra amica degli estremisti”. Decisive le profetiche prime pagine di Libero: “Via le Br dalle liste”, “Aria di festa”, “Silvio alla riscossa”, “La campagna in prima persona porta un recupero fenomenale di consensi. Il centrodestra vincerà ancora perché è l’unico ad avere un leader”, “E se il Pd perdesse Torino e Bologna?”. Fatto.
L’altra sera, in tv, la comica finale. Non contento di averlo sospinto giù dalla scarpata, Ferrara spiegava che B. ha sbagliato tutto. Infatti ha dato retta a lui. E pure la Moratti, che sinché riusciva a fingersi autonoma da B. vinceva, poi s’è ferrarizzata e berlusconizzata, e il risultato s’è visto. Povera donna. Anche lei, fino a due settimane fa, aveva la vittoria in pugno. Poi ha letto sul Giornale un editoriale-soffietto che le pronosticava “il secondo mandato” grazie alla “solita grinta e tranquillità”, al “lavoro ben fatto” di “questa signora” che “fa pochi scontenti”, “tiene in pugno una grande città europea e la proietta sulla scena del mondo, non si cura del chiacchiericcio, realizza quel che ha promesso”, insomma “la Moratti è un tipo di leadership femminile che persuade senza voler incantare e per questo è oggetto di attenzioni speciali da parte del mondo ideologico che odia le persone capaci, gli imprenditori in politica, la ricchezza familiare”. Mentre faceva i debiti scongiuri, ha letto la firma del leccatore: Giuliano Ferrara. E lì ha intuito che non c’era più niente da fare.
(Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 18 maggio 2011)
Poi è rientrato in scena con la consueta grazia Giuliano Ferrara, che dopo anni di letargo ha deciso di riprendere in mano le sorti del Pdl. Ed è stata subito catastrofe. Non bastassero i contributi beneauguranti di Olindo Sallusti e Rosa Santanchè e i preziosi consigli di Belpietro, il Platinette Barbuto s’è paracadutato sul Cainano convalescente, disintegrandolo. L’idea – ammettiamolo – di trasformare le comunali in un referendum pro o contro la Boccassini e Ingroia, il bungabunga e Ciancimino aveva un che di geniale. Meglio ancora la trovata di tappezzare Milano di manifesti sulle “Br in Procura”. Addirittura strepitosa la campagna per fare del mite borghese Pisapia un terrorista rosso ladro di Ape Piaggio. Complimenti vivissimi a chi ha dato la linea.
Ora che si contano i morti e i feriti, la parola d’ordine è “incredulità”. B. non se l’aspettava. Bossi men che meno. La Padania parla di “voto anomalo”. E tutti a domandarsi: com’è che non votano più per noi? Forse non ci hanno capiti, chissà come mai. La Santanchè invece insiste che, con quel drogato di Pisapia, Milano diventerà un enorme Leonka tutto spinelli e spranghe. Il Giornale di Mastro Olindo trova che “tira brutta aria” e rivela che “non è andata bene”, ma “il Pdl tiene” (perde solo un terzo dei voti in un anno) e comunque non è colpa del padrone, figuriamoci: “Lo scivolone della Moratti è dovuto alla radicalizzazione dello scontro voluto da Berlusconi? Io credo di no, la linea dura ha preso più voti del sindaco moderato”. Infatti gli elettori hanno premiato la campagna sallustiana “Io voto Lassini”. Strepitoso successo: 872 preferenze, cioè tutti i lettori e quasi tutti i redattori del Giornale, più alcuni parenti stretti di Sallusti (quelli di Lassini no: lo conoscono). Insomma, secondo Olindo, B. “paga un anno di massacro mediatico”.
Vero: come l’ha massacrato il suo Giornale, non l’ha massacrato nessuno. Molto apprezzati dai fan di zio Tibia i titoli “Ciclone Berlusconi”, “Mandiamoli a casa, il voto è la grande occasione per liberarci di questa sinistra amica degli estremisti”. Decisive le profetiche prime pagine di Libero: “Via le Br dalle liste”, “Aria di festa”, “Silvio alla riscossa”, “La campagna in prima persona porta un recupero fenomenale di consensi. Il centrodestra vincerà ancora perché è l’unico ad avere un leader”, “E se il Pd perdesse Torino e Bologna?”. Fatto.
L’altra sera, in tv, la comica finale. Non contento di averlo sospinto giù dalla scarpata, Ferrara spiegava che B. ha sbagliato tutto. Infatti ha dato retta a lui. E pure la Moratti, che sinché riusciva a fingersi autonoma da B. vinceva, poi s’è ferrarizzata e berlusconizzata, e il risultato s’è visto. Povera donna. Anche lei, fino a due settimane fa, aveva la vittoria in pugno. Poi ha letto sul Giornale un editoriale-soffietto che le pronosticava “il secondo mandato” grazie alla “solita grinta e tranquillità”, al “lavoro ben fatto” di “questa signora” che “fa pochi scontenti”, “tiene in pugno una grande città europea e la proietta sulla scena del mondo, non si cura del chiacchiericcio, realizza quel che ha promesso”, insomma “la Moratti è un tipo di leadership femminile che persuade senza voler incantare e per questo è oggetto di attenzioni speciali da parte del mondo ideologico che odia le persone capaci, gli imprenditori in politica, la ricchezza familiare”. Mentre faceva i debiti scongiuri, ha letto la firma del leccatore: Giuliano Ferrara. E lì ha intuito che non c’era più niente da fare.
(Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 18 maggio 2011)
mercoledì 18 maggio 2011
E ADESSO AL LAVORO
(editoriale di Concita de Gregorio, L'Unità)
Più si guarda da vicino il voto di domenica e più si allarga il sorriso. Hanno davvero vinto - in tanti e tanti luoghi - la lealtà, la competenza, la politica intesa come servizio, l’energia delle nuove generazioni. Hanno davvero perso l’arroganza, la pagliacciata e l’insulto, i candidati posticci e macchiettistici da tv del pomeriggio, la rabbia che acceca i servitori più realisti del re, gli Olindo e Rosa del Cavaliere. Ha torto, ancora una volta, il povero Sandro Bondi quando dice che «è solo grazie all’impegno di Berlusconi che è stato possibile raggiungere questo risultato». È una mezza e per lui triste verità. È vero che le 28 mila preferenze sono (come il Sultano in persona disse poche settimane fa prevedendone almeno 55 mila), «il suo funerale».
Più si guarda da vicino il voto di domenica e più si allarga il sorriso. Hanno davvero vinto - in tanti e tanti luoghi - la lealtà, la competenza, la politica intesa come servizio, l’energia delle nuove generazioni. Hanno davvero perso l’arroganza, la pagliacciata e l’insulto, i candidati posticci e macchiettistici da tv del pomeriggio, la rabbia che acceca i servitori più realisti del re, gli Olindo e Rosa del Cavaliere. Ha torto, ancora una volta, il povero Sandro Bondi quando dice che «è solo grazie all’impegno di Berlusconi che è stato possibile raggiungere questo risultato». È una mezza e per lui triste verità. È vero che le 28 mila preferenze sono (come il Sultano in persona disse poche settimane fa prevedendone almeno 55 mila), «il suo funerale».
È vero anche che più di Letizia Moratti restano sul tappeto di fiori di Milano Crudelia Santanchè e i suoi sbocchi di bile, i suoi epigoni e i suoi pessimi consigli. L’altra parte della verità, però, è che a Milano con Pisapia hanno vinto i giovani dirigenti dei municipi, i ventenni e i trentenni che si sono messi al servizio della causa, Stefano Boeri che, sconfitto alle primarie, ha dato una prova suprema di lealtà e passione candidandosi in lista (il più votato a Milano, col Pd), Anna Puccio, Davide Corritore, Maurizio Baruffi e tutte le donne e gli uomini protagonisti di questa vittoria.
Berlusca insiste: "Con Pisapia i centri sociali"
A 24 ore dalla debacle elettorale, il presidente del Consiglio torna ad attaccare: "Milano non finirà in mano ai centri sociali, e a Napoli non può vincere un ex magistrato". Il ministro. La Russa ammette: "Dobbiamo fare anche un mea culpa". Il coordinatore Pdl Denis Verdini minimizza: "Nessuna conseguenza per il governo nazionale". Ma i segnali dicono il contrario. L'allargamento dell'esecutivo, con una nuova infornata di sottosegretari per soddisfare i Responsabili, sarà rinviato per evitare di indispettire ulteriormente l'elettorato. Il presidente di Ir, Luciano Sardelli, dice: "Nomine? E' un discorso chiuso". Battuta d'arresto anche per la riforma della giustizia e la moratoria sul nucleare. I vertici della Lega si chiudono nella sede di via Bellerio, in un silenzio "irritato". Del resto Berlusconi ha perso il suo referendum. Aveva dichiarato di volere superare le 53mila preferenze. Le ha dimezzate. In più deve fare i conti con la base, che critica lo scarso impegno leghista . Intanto comincia il balletto delle alleanze per i ballottaggi. Granata, Fli, dice: "A Milano voterei Pisapia, a Napoli De Magistris"
L'ultimatum di Bossi al Cavaliere "Se perdiamo, difficile evitare la crisi"
"Se si perde a Milano - è la sua analisi - Berlusconi non avrà solo contro i magistrati, ma in Parlamento verranno meno i Responsabili, il Quirinale non potrà che fare il suo dovere e via dicendo. Per risollevarsi dovrebbe fare la riforma fiscale, quella costituzionale, rilanciare l'economia. Ma non sarebbe in grado di farlo". E per rendere tutto ancora più drammatico cita il piano di Tremonti presentato all'Ue che prevede tagli per 8 miliardi quest'anno, il prossimo e nel 2013. Non solo. "Tutti gli chiederanno di dimettersi e lui non lo farà. In quella situazione rischiamo di fare la fine degli ascari che difendono il forte e tra due anni torniamo al 4 per cento". Una prospettiva che terrorizza tutto lo stato maggiore padano.
Bossi chiede allora di lavorare "ventre a terra" per cercare di ribaltare la situazione a favore della Moratti. Per evitare così la scelta più traumatica. In caso di successo, allora, "potremo organizzare il rilancio e le riforme. Solo così ha senso restare. Altrimenti per noi è difficile reggere". Anche perché tutti i big leghisti sanno che la base è una pentola in ebollizione. Rischia di scoperchiarsi con un boato. Ma recuperare a Milano è "complicato". Tra i potentati meneghini - anche Berlusconi - già circola un sondaggio che vede volare Pisapia. "Silvio - dice il Senatur ai suoi - deve tirare fuori qualcosa dal cilindro. Non può dire ora che è un voto locale".
martedì 17 maggio 2011
ARIA NUOVA
(Concita De Gregorio, L'Unità)
Per una volta non ci sono dubbi. Il centrodestra ha perso le elezioni. Il centrosinistra le ha vinte. Poi analizzeremo i risultati nelle città con tutti i distinguo e le valutazioni politiche del caso. Intanto partiamo da un dato di fatto: il vento, nel paese, è cambiato. Gli italiani bocciano la politica delle urla delle menzogne e degli insulti e i suoi campioni, Letizia Moratti – new entry nel club – è risultata troppo poco aggressiva rispetto al modello stiletto Santanchè e troppo per gli elettori di centrodestra di civili costumi. Non prende nemmeno i voti della Lega e resta molto al di sotto dei voti di lista. Per la prima volta Silvio Berlusconi - capolista a Milano - ha perso la sua battaglia personale, quella partita che lui per primo aveva definito di valore nazionale, la Grande Sfida.
La crisi politica, di fatto, è aperta. La sconfitta personale di Berlusconi è il dato principale di questo test elettorale. Il centrosinistra è tornato al Nord. Pisapia coglie un risultato straordinario, stacca Moratti di molti punti, fa immaginare per un momento ai sondaggisti persino una possibile vittoria al primo turno e comunque ha margini di recupero, nel ballottaggio, molto superiori a quelli della sua avversaria. Fassino regna su Torino incontrastato, una vittoria personale senza sbavature nella sua città. Merola, mentre scrivo, fa sperare sul filo del 50 per cento, con Sel al 10 per cento e i grillini che sfiorano le due cifre: il centrosinistra, a Bologna, è comunque saldo in testa.
UN'ALTRA ITALIA
(di M. Giannini, La Repubblica)
LA FAVOLA è finita. Il berlusconismo come narrazione epica e proiezione carismatica cade sotto i colpi della nuda verità. Non c'è più spazio per la menzogna sistematica, la propaganda populistica, la manipolazione mediatica. Questa volta il presidente del Consiglio non può brandire sondaggi posticci come armi di distrazione di massa. Questa volta c'è il voto di tredici milioni di italiani, a dimostrare che la sua parabola politica non è un "destino ineluttabile", e nemmeno una "biografia della nazione".
È stato Berlusconi ad annunciare che questo appuntamento elettorale era molto più che una contesa locale. È stato lui stesso a definire il voto di Milano "un test nazionale", e a trasformare di nuovo (come ha sempre fatto dalla mitica discesa in campo del '94) la chiamata alle urne nell'ennesimo, titanico "referendum" sulla sua persona. Ebbene, la risposta degli elettori è inequivocabile. Il premier ha perso il suo referendum. E lo ha perso in modo clamoroso, subendo il colpo più devastante proprio nel cuore del suo sistema di potere. Nella città dove la favola era cominciata, e dove la destra forzaleghista ha costruito negli anni una roccaforte che pareva inespugnabile e un'egemonia che sembrava insuperabile.
Il qualunquismo grillino dà una mano a Berlusconi
Nelle città le liste a Cinque stelle corrono. Dieci per cento a Bologna. Cinque per cento a Torino, Quattro per cento a Milano.
Sono voti che vanno a una formazione politica che per programma non intende discutere con nessuno. Che è convinta, velleitariamente, di cambiare da sola la politica italiana.
Sono voti che pescano nell’area dell’astensione e in quella del centrosinistra. Con ogni probabilità, grazie al doppio turno, non peseranno nella scelta dei sindaci. Ma alle politiche, alle europee e alle regionali peseranno molto di più.
Forse Bersani, Di Pietro e Vendola oggi avranno di che festeggiare. Ma alzando i calici si spera che mettano tutti all’ordine del giorno il problema Beppe Grillo.
Perché se con Grillo non si può parlare, con i suoi elettori sì. Per farlo, il Pd deve capire il perché di quei voti. E dare una risposta alle esigenze e alle speranze che quei voti esprimono.
L’errore più grande che il centrosinistra può fare è abbassare la guardia contro il qualunquismo. Altrettanto grave, però, sarebbe liquidare il tutto con una alzata di spalle. C’è bisogno della politica, quella vera, per capire chi sono e cosa vogliono gli uomini e le donne che al qualunquismo affidano la loro rappresentanza.
Sono decine di migliaia di voti, e cresceranno. Ma non sono tutti uguali. Non tutti, e non per sempre, si accontenetranno di un vaffanculo. Se qualcuno nutrisse ancora dubbi sul vero obiettivo del movimento Cinque Stelle, questa campagna elettorale è chiara che più chiara non si può. Potrà anche sparare alzo zero sullo psiconano, ma Beppe Grillo punta dritto a sinistra. Anzi, ai voti della sinistra. Per carità, l’obiettivo è legittimo. Solo sarebbe onesto spiegare ai cittadini, contestualmente, che contendere i voti alla sinistra senza immaginare nemmeno per ipotesi qualsiasi forma di alleanza significa consegnare il Paese a Berlusconi o alla Lega.
E’ già successo in Piemonte, e i cinquestelle sarebbero ben felici che accadesse anche a Bologna, Milano e Torino.
A Beppe Grillo, che dice di voler cambiare la politica, qualcuno dovrebbe ricordare che il cambiamento senza responsabilità, in politica, si chiama cazzeggio. E che la differenza tra rivoluzionari e guastatori è talmente sottile da non poter essere tracciata a forza di battute.
sabato 14 maggio 2011
Bersani a Ballarò strappa il contratto con gli italiani di Berlusconi
Il segretario PD: "Doveva mantenere le promesse in 5 anni, ne son passati 10, ha governato 8 e non è successo niente. Fanno decreti aspirina: non risolvono i problemi veri del Paese: lavoro e i giovani. Basta false promesse, Berlusconi è un imbroglione, un imbonitore”
Pier Luigi Bersani ha respinto così l'accusa di Silvio Berlusconi alla sinistra di voler introdurre la patrimoniale. "Non ho intenzione di mettermi a discutere con falsità di questo genere", ha aggiunto il segretario del Pd a Ballarò.
"Credo che queste favole non funzionino più. Noi non siamo per le tasse, siamo per la fedeltà fiscale", ha spiegato il leader democratico. "Se pagano tutti si paga meno. Noi non abbiamo mai fatto un condono. Siamo per alleggerire il carico sul lavoro e sulle famiglie numerose e spostarlo sulle rendite finanziarie".
“Al contrario è stato il premier ad alzare le tasse”, ha puntualizzato Bersani. "Abbiamo festeggiato i dieci anni del contratto con gli italiani, doveva mantenere le promesse in 5 anni, ne sono passati 10 e lui ha governato per 8. Cosa è successo?”
E ha strappato una copia del contratto.
MESTIZIA MORATTI, LA MANAGER CON IL BUCO INTORNO
(da Il Fatto)
L'imprenditrice prestata alla politica guida la Syntec dalla sua fondazione nel 2000. Un'azienda che conta perdite per milioni di euro
L'imprenditrice prestata alla politica guida la Syntec dalla sua fondazione nel 2000. Un'azienda che conta perdite per milioni di euro
“È presidente e maggiore azionista di Syntek capital group, società d’investimento attiva nel settore delle telecomunicazioni e dei media con sede a Monaco di Baviera”. Correva l’anno 2001 e Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti si raccontava così sul sito Internet del ministero dell’Istruzione. Lei, donna manager, “donna del fare”, chiamata al governo da Silvio Berlusconi, sfoggiava orgogliosa l’ultimo traguardo raggiunto in carriera. A un decennio di distanza, nella sua pagina online del Comune di Milano, la sindaca Moratti conferma: è ancora lei il socio principale nonché presidente dell’advisory board di Syntek. Solo che nel frattempo è successo di tutto.
SILVIO STUDIA IL MEGASPOT FINALE
ROMA - È un megaspot quello che sta organizzando il Cavaliere per tirare il rush finale a Letizia Moratti, un piano che può contare su una "coincidenza" straordinaria: la festa del Milan a piazza Duomo. Oggi pomeriggio, giornata in teoria di silenzio elettorale, a partire dalle cinque l'intero centro cittadino si trasformerà infatti in una grande kermesse rossonera per celebrare il "trionfo" del "presidente che ha più vinto nella storia del calcio".
La festa del Diavolo si sarebbe dovuta tenere inizialmente dopo la partita del Milan con il Cagliari a San Siro, ma Berlusconi ha chiesto di anticipare tutto per sfruttare meglio i Tg della sera. E in piazza Duomo verranno allestiti dei megaschermi che celebreranno i 25 anni di Milan berlusconiano. Non è nemmeno escluso che il premier - se riuscirà a convincere gli uomini della sicurezza - salga sul pullman scoperto per il city tour con i campioni d'Italia. La kermesse calcistico-politica consentirà a Berlusconi di bucare il video a dispetto della par condicio, ma non è l'unica arma segreta che il Cavaliere intende sfruttare per saturare fino all'ultimo giorno utile la campagna elettorale. Domenica infatti andrà a votare alla scuola Dante Alighieri di via Scrosati e, come già successo numerose altre volte, sarà un'altra occasione per violare l'obbligo del silenzio. Ma non è finita. Perché dopo il candidato-presidente del Milan e il candidato-al-seggio, la terza occasione di parlare Il Cavaliere se la regalerà lunedì, a urne ancora aperte, come candidato-imputato. È già prevista udienza al processo Mills e Berlusconi conta di sfruttare l'effetto-comizio contro i pm che lo inquisiscono.
La tentazione dei leghisti
(GAD LERNER, LA REPUBBLICA)
Ma siamo proprio sicuri che i leghisti milanesi, turandosi il naso, si recheranno compatti alle urne per votare Letizia Moratti? Lo sapremo fra quarantotto ore. Nel frattempo il dubbio serpeggia fra i clan rivali di un Pdl trascinato a forza su posizioni estremiste da Berlusconi, non appena intuito il rischio di rompersi l'osso del collo proprio nella sua capitale; a presidio della quale s'è ritrovato una sindachessa più fragile e impopolare del previsto.
Le perplessità di Umberto Bossi sulla ricandidatura della Moratti furono sempre dichiarate in pubblico. E nei giorni scorsi sono state ribadite con un duplice avvertimento al partner di governo: sia ben chiaro che, presentandosi capolista a Palazzo Marino, Berlusconi ha scelto di legarsi mani e piedi alla sorte di lady Mestizia; dunque il mancato conseguimento di quota 50% al primo turno, determinerebbe una "situazione difficile". La Lega, con ragione, descrive il ballottaggio a Milano come una grave incognita; non solo per l'incertezza del suo esito, ma anche per il deterioramento nei rapporti interni alla coalizione che ne conseguirebbe.
mercoledì 11 maggio 2011
Distratti dallo show
(da L'UNITA', Concita de Gregorio)
Ci sono giorni in cui si resta ammutoliti. Viene da ridere, poi da piangere, poi da non crederci. Magari è una questione di dosaggi, si sente dire da qualcuno: sarà un nuovo farmaco, un elisir di lunga vita con effetti collaterali. Spettatori di una decadenza psicofisica pirotecnica, tutti a commentare l’ultima come se non ci riguardasse come se fosse una soap, sentiamo cosa spara oggi. Tutti a farsi scandire il tempo dallo show, distratti a vita dai suoi numeri. In fondo persino nel giorno in cui dice che vuole portare i sacchi di immondizia in procura, che vuole più poteri di Napolitano e che i leader della sinistra non si lavano - così, tutto insieme, in sequenza, la riforma costituzionale Bersani puzzolente i giudici che sono un cancro e la sapete l’ultima sui negri, mancano solo le corna le puzzette a ritmo di swing e una tarantella coi rutti - ecco persino in un giorno così, anzi soprattutto davanti all’evidenza patetica di una maschera grottesca, quello che davvero stringe il cuore e fa montare la rabbia non è lui, siamo noi. Sono gli italiani che ancora ci credono e quelli che non sono stati in grado di smascherarlo, di farsi alternativa, di ribellarsi al ridicolo dietro a cui cela i suoi interessi con una proposta credibile e capace di diventare vincente. Molti sono pagati per credergli o fare finta di: le migliaia di persone retribuite direttamente o indirettamente per rendere omaggio al giullare...
Ci sono giorni in cui si resta ammutoliti. Viene da ridere, poi da piangere, poi da non crederci. Magari è una questione di dosaggi, si sente dire da qualcuno: sarà un nuovo farmaco, un elisir di lunga vita con effetti collaterali. Spettatori di una decadenza psicofisica pirotecnica, tutti a commentare l’ultima come se non ci riguardasse come se fosse una soap, sentiamo cosa spara oggi. Tutti a farsi scandire il tempo dallo show, distratti a vita dai suoi numeri. In fondo persino nel giorno in cui dice che vuole portare i sacchi di immondizia in procura, che vuole più poteri di Napolitano e che i leader della sinistra non si lavano - così, tutto insieme, in sequenza, la riforma costituzionale Bersani puzzolente i giudici che sono un cancro e la sapete l’ultima sui negri, mancano solo le corna le puzzette a ritmo di swing e una tarantella coi rutti - ecco persino in un giorno così, anzi soprattutto davanti all’evidenza patetica di una maschera grottesca, quello che davvero stringe il cuore e fa montare la rabbia non è lui, siamo noi. Sono gli italiani che ancora ci credono e quelli che non sono stati in grado di smascherarlo, di farsi alternativa, di ribellarsi al ridicolo dietro a cui cela i suoi interessi con una proposta credibile e capace di diventare vincente. Molti sono pagati per credergli o fare finta di: le migliaia di persone retribuite direttamente o indirettamente per rendere omaggio al giullare...
martedì 10 maggio 2011
Benzina sul fuoco
Di Pietro: «Premier e giudici, Napolitano agisca o rivolta sociale»
Il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: Napolitano agisca su Berlusconi che attacca i giudici o ci sarà rivolta sociale. E paragona l'azione del premier ai nazisti sotto processo a Norimberga.
«Non si è mai visto in un Paese civile, e in uno Stato di diritto, che un imputato, mentre è in aula sotto processo per un reato grave come quello di aver corrotto un testimone, accusi coloro che lo stanno giudicando. È grave che Berlusconi, forte del suo ruolo di presidente del Consiglio, di capo del partito di maggioranza, nonché del suo essere proprietario di gran parte delle televisioni private e dominus di quelle pubbliche, lo stesso giorno del processo, inveisca contro i suoi giudici definendoli criminali, eversori e componenti di un associazione a delinquere. Addirittura, servendosi di questa maggioranza asservita e comprata da lui, ha minacciato l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta, cioè di un vero e proprio tribunale speciale».
Lo afferma in una nota il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. «È come se i nazisti - prosegue con un paragone destinato a non passare inosservato - sotto processo a Norimberga, una mattina fossero arrivati in aula sostituendosi ai loro giudici. A me pare che, rispetto a tutto questo, chi ha il dovere, come il Presidente della Repubblica, di fermare l'attacco alle istituzioni, non si possa limitare a delle raccomandazioni e a dei rimbrotti, ma debba fare dei passi concreti, altrimenti fra poco ci penserà il popolo. Quel popolo che sta passando dalla manifestazione di piazza alla rivolta sociale».
Bossi: La Lega ha in mano il Paese. Fini e' uno stronzo.
La prima dichiarazione è raccapricciante, la seconda spiegà il perchè: siamo in mano a questo calibro di statisti....
Il leader del Carroccio smentisce l'esistenza di un asse con il presidente della Repubblica contro il premier: "Un governo tecnico? Non siamo mica scemi". Poi lancia un avvertimento a Berlusconi: "La Lega ha quasi in mano il Paese. Il Cavaliere può fare, ma deve avere l’accordo della Lega". E se la prende con Fini, che su Berlusconi ha detto: "Non diventerà mai presidente della Repubblica. Non avrà la maggioranza nella prossima legislatura".
Ieri, per celebrare la giornata della memoria per le vittime del terrorismo, sulla facciata del tribunale di Milano sono state esposte tre maxi-foto dei magistrati Giorgio Ambrosoli, Emilio Alessandrini e Guido Galli. La scelta di esporre queste immagini è stata voluta dal presidente Pomodoro, risposta indiretta ai manifesti del Pdl che paragonavano i magistrati alle Br.
Berlusconi, a palazzo di Giustizia per il processo Mills, ha attaccato di nuovo i pm: "un cancro". E Daniela Santanché ha dichiarato: "I pm di Milano sono delle metastasi che fanno male alle istituzioni". Solo nel pomeriggio il presidente del Consiglio è tornato sui suoi passi e ha definito "nobili" le parole di Napolitano che ha chiesto uno stop alle polemiche politiche sui magistrati. Ma in serata nuovo attacco ai magistrati. Questa volta quelli di Napoli, che - a suo dire - hanno la responsabilità dell'emergenza rifiuti perché hanno chiuso le discariche!
lunedì 9 maggio 2011
domenica 8 maggio 2011
Ieri a Tavarnuzze si è tenuta la iniziativa su Lavoro e Precarietà. Nonostante la bella giornata di sole c'è stata una confortante affluenza e il dibattito si è protratto fino oltre le sette. Interessanti interventi del senatore Passoni, di Elisa Simoni, Daniela Lastri e del giovane segretario dei GD Andrea Giorgio. Per il sindacato è intervenuto Sergio Pestelli. Perfetta conduttrice Claudia Zolfaroli. Un ringraziamento a tutti i partecipanti e agli organizzatori.
sabato 7 maggio 2011
NAPOLITANO, GARANTE DI TUTTI
(da L'Unita', Concita De Gregorio)
Meno male che Napolitano c’è, viene da dire a tutti i detrattori del Presidente della Repubblica, quelli che - durissimi e purissimi - imputano ogni piè sospinto al capo dello Stato eccesso di prudenza. Meno male che Napolitano non si fa trascinare nel rumoroso e ormai inguardabile spettacolo della rissa quotidiana fra fazioni e, per quanto grossolanamente provocato, non cade nella trappola e mantiene l’assetto di garante delle istituzioni: garante di tutti, davvero sopra le parti, garante anche di quelli che non ne comprendono per dolo o per colpa l’impegno e la fatica...
venerdì 6 maggio 2011
TUTTI A TAVARNUZZE DOMANI POMERIGGIO
Ricordiamo ai Circoli di Impruneta Tavarnuzze e Bagnolo che domani pomeriggio si tiene a Tavarnuzze l'iniziativa sulla PRECARIETA'. Partecipate numerosi! Prenderemo spunto per iniziare il lavoro del nascente Forum sul LAVORO.
Iscriviti a:
Post (Atom)