Sgarbi, sindaco di Salemi, in tre anni di amministrazione, non decide sui 70
ettari sequestrati al boss Salvatore Miceli. Ma, consigliato dall'ex
sorvegliato Pino Giammarinaro, pone come condizione che non vadano
all'associazione Libera. Poi si giustifica: "La mancata gestione? Colpa
della crisi"
E’ solo di pochi mesi addietro la scoperta di un incredibile retroscena
proprio sull’assegnazione di quel fondo da parte del Comune. Le
intercettazioni nell’ambito dell’indagine “Salus Iniqua” che coinvolse
il “signorotto” politico del paese, l’ex deputato regionale Pino Giammarinaro,
dalle quali è emersa la posizione “dominante” di Giammarinaro rispetto
al sindaco. Sgarbi una idea precisa l’aveva, la sua voce è stata
intercettata mentre diceva, parlando di quel terreno con un assessore,
“mai a Don Ciotti”. Il 16 ottobre 2009 Sgarbi fu intercettato a parlare
con un suo assessore, Caterina Bivona, a proposito
della sollecitazione giunta dalla Prefettura di Trapani che pretendeva
l’immediata assegnazione di quel terreno agricolo. Sgarbi chiedeva al
suo assessore chi avesse presentato domanda per l’assegnazione di quel
terreno. Il sindaco apprendeva che l’interesse era stato dichiarato da
Slow Food e da Libera, e Sgarbi fu sentito subito dire “a quelli di Don
Ciotti no”. L’assessore, d’accordo con lui, allora gli ricordava “il
volere di Giammarinaro”, cioè darlo in gestione ad una associazione che
si prende cura dell’assistenza ai portatori di handicap, l’Aias, e al
suo presidente, Francesco Lo Trovato. Sgarbi telefonava
a Giammarinaro e questo gli ribadiva quello che l’assessore gli aveva
detto, il terreno a “Don Ciotti mai”, ma semmai all’Aias, una
associazione di assistenza a portatori di handicap. Non è comunque
accaduto nulla. Immobilismo totale. E ora il terreno non sarà più nelle
disponibilità del Comune.
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