Del resto se
qualche anno fa ci fossimo trovati
di fronte a un governo come questo, le critiche di un pezzo importante di
opinione pubblica si sarebbero sprecate sin dal primo istante. I legami con il
Vaticano sono evidenti, quelli con le banche e la grande industria addirittura
dichiarati. L’età media dei ministri poi è così alta (63 anni) che la maggior
parte di loro sarebbe costretta ad andare in pensione non dalle leggi presenti,
ma persino da quelle future.
Il governo
dei professori di Mario Monti però piace. E anche chi lo guarda con diffidenza
in queste ore spesso si limita con ragionevolezza a dire: lo giudicheremo dai
fatti.
Ovviamente
nessuno sa quanto durerà la luna di miele. Finirà quando verranno imposti i
primi sacrifici? O per conservare il consenso sarà sufficiente riuscire a far
tirare la cinghia ai privilegiati, come promesso da Monti? E quanto conteranno
le pensioni, la giustizia e il mercato del lavoro?
Inutile
arrovellarsi intorno a queste domande. Ci penserà la cronaca, sopratutto quella
economico-finanziaria, a rispondere. Quella politica, invece, ci ha già
spiegato perché gli italiani appaiono oggi felici di ritrovarsi nelle braccia
di quelli che una volta si sarebbero chiamati i poteri forti: a spingerli senza
se, e pochi ma, in questa direzione non è stata tanto la quasi certa
prospettiva di default per il nostro Paese. Il rischio Grecia c’è ancora. E,
per come sono ormai messe le cose, è tutto da dimostrare che il nuovo esecutivo
sia davvero in grado di allontanarlo. A convertire i cittadini sono stati
invece i poteri marci. Ovvero quelli, sempre presenti in Italia, che negli
ultimi anni hanno trovato nel Cavaliere e nella sua corte i loro migliori
campioni.
Così la
compostezza e il rigore di Monti e dei suoi ministri tecnici rasserenano gli
animi. Le poche e misurate parole del neo-premier suonano sagge agli orecchi di
chi fino a due giorni fa era costretto ad ascoltare ogni sera un vociare
confuso, intercalato da insulti, barzellette più o meno spinte e pernacchie.
I volti
anziani degli uomini e delle donne dell’esecutivo appaiono nuovi per il solo
fatto di non essere conosciuti dai cittadini. Le loro storie professionali
(generalmente eccellenti) sembrano giganteggiare se confrontate alle carriere
politiche di chi li ha preceduti. E dopo tanto tempo si sente di nuovo parlare
di “sostenibilità” ed “equità”. Speriamo. Intanto, Monti ci ha messo la faccia.
E su questo, come su ogni altro punto, merita di essere preso in parola. Fino a
prova contraria.
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