Con il Governo Monti l'Italia volta pagina.
Non è un governo "di sinistra". Ma non è neppure il prosieguo di Berlusconi. Si tratta di salvare il paese dal fallimento, e allo stesso tempo ritrovare il cammino della crescita. Sacrifici, ma anche equità. Il PD è chiamato al solito, scomodo ruolo di Partito "responsabile" e con il senso dello Stato. Troppo più facile, e popolare, chiamarsi fuori e sparare raffiche di NO. No a toccare le pensioni, no a toccare la legislazione sul lavoro, no all'ICI, e dalla parte opposta, no alla patrimoniale, no alle norme antievasione. Possiamo arroccarci in difesa, per difendere i nostri voti dalla rendita di posizione populista di Di Pietro, che non mancherà, e di Vendola, che può tranquillamente chiamarsi fuori, visto che in Parlamento non è rappresentato. Oppure possiamo metterci in gioco - come stiamo facendo - e co-gestire il cambiamento, sociale, fiscale, contrattuale, previdenziale. Monti sta (pare) proponendo una ricetta concertativa ispirata al modello renano, l'"economia sociale di mercato", alla tedesca. Sicuramente può esistere un mondo migliore, ma qui ed oggi, quella è la strada, e ci andrebbe di lusso se riusciremo a imboccarla, schivando trappole e trabocchetti.
E speriamo che la CGIL faccia una scelta consapevole e saggia. Temo che il PD possa non reggere una eventuale rottura con quello che resta il Sindacato di riferimento.
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