Il Fatto Quotidiano, 12 novembre 2011 - MARCO TRAVAGLIO
Lo pubblico perché è un diverso parere, da parte di chi certo Berlusconiano non è, né Grillino e neppure grullo. Anche io mi chiedo come farà Monti a governare se i voti in Parlamento sono in maggioranza Berlusconiani. Monti non è uomo da compromessi, Silvio non è uomo onesto. Che accadrà? Siamo a un passaggio drammatico, se non facciamo subito un governo credibile i mercati ci sbranano. Un'ottima occasione per usare il BLOG per quello che è, cioè un luogo dove esporre pareri, non solo leggere quello che viene pubblicato. A fondo articolo c'è sempre il pulsante "posta un commento". Fatelo!
Dunque, se manterrà la prima promessa in vita sua, B. si dimetterà oggi, dopo l’approvazione della legge di Stabilità. E domani Monti
riceverà l’incarico di formare il governo, in tempo per la riapertura
delle Borse, che festeggeranno l’avvento di Super Mario Bros con
balocchi, profumi e maritozzi.
Del resto non sono stati gli italiani a cacciare il Cainano (tantomeno
Bersani, sebbene lui, ma solo lui, sia convinto del contrario), ma la
Bce, l’Ue, l’asse Merkel-Sarkozy, i mercati e la stampa estera che ha visto quel che accadeva in Italia con dieci anni d’anticipo sui bradipi del Corriere e del Sole 24 Ore. Fosse stato per la classe dirigente italiota, ce lo saremmo tenuto altri vent’anni. La prima Liberazione,
nel ’ 45, avvenne grazie alle truppe anglo-americane con qualche
migliaio di partigiani. La seconda avviene grazie alle truppe
franco-tedesche con qualche Carlucci e Pomicino di complemento...
Dunque è soprattutto ai liberatori stranieri che il
governo Monti piace e deve piacere. Non certo a un popolo che ancora tre
anni fa dava il 40% alla Banda B&B e il 34 al Partito Disperati. Il
programma del nuovo governo, scritto in francese e tedesco senza testo
italiano a fronte, è ancora un mistero per tutti. Ma tutti gli italiani
sani di mente devono augurarsi che venga realizzato. Anche perché, se ci
giochiamo pure Monti, è finita.
Se siamo a questo punto, è per il disastro finanziario internazionale,
che non è solo colpa nostra, e per il disastro nazionale chiamato B.,
che è solo colpa nostra (anzi di chi l’ha votato,
sostenuto e coperto). Contro il disastro internazionale Monti non può
far nulla. Ma contro il disastro nazionale può far molto, non foss’altro
perché non si chiama B., anzi ne è l’antitesi antropologica. Difficile
immaginarlo con Mangano in giardino, Gelli e Craxi al piano di sopra,
Tarantini dietro la porta, Ruby nel lettone e Lavitola al telefono.
Ma il materiale politico e umano con cui dovrà fare i conti è lo stesso
che ha dato prova di sé negli ultimi tre anni. Siamo sicuri che questa
ciurma approverà le misure “lacrime e sangue” solo perché a proporle non
è più B., ma Super Mario Bros, per giunta in piena campagna elettorale?
Se davvero Monti è l’ultima spiaggia, non sarebbe meglio andare subito al voto
come in Spagna e dar modo a chi ha osteggiato B. in tempo utile (Pd,
Idv, Udc, Fli, Sel) di presentarsi agli elettori con Monti candidato
premier e un programma di pochi punti per deberlusconizzare il Paese
(patrimoniale, tagli alle caste, galera per evasori, corrotti e cricche,
legge sui conflitti d’interessi, riforma della Rai e del sistema
elettorale) da realizzare in due anni, e poi tornare alle urne con la
destra che fa la destra e la sinistra che fa la sinistra? Così Monti
avrebbe buone speranze di fare ciò che serve. Cosa che oggi, con questo Parlamento, è quasi impossibile visto che, senza B., il governo non nasce neppure.
L’unico che pare averlo capito è Di Pietro, che conosce
B. dunque sa bene che, se appoggerà Monti, non lo farà gratis:
pretenderà garanzie per le sue aziende e i suoi processi, imponendo il
solito Letta come vice e altri manutengoli alla Giustizia e alle
Comunicazioni. Infatti su Di Pietro è partita la solita campagna, che va
dal Quirinale al Pd, dal Corriere a Repubblica, per trascinarlo nel Grande Inciucio aizzandogli contro la “base”.
Resta da capire per quale strano motivo chi ha combattuto B. dovrebbe
andare al governo con B., e per giunta da gregario, visto che l’Idv non è
determinante mentre B. sì. La Costituzione dice che, prima di
sciogliere le Camere, il capo dello Stato verifica se esista una
maggioranza diversa: non che la crea lui. E poi quando mai s’è visto un
governo con tutti dentro e nessuno all’opposizione? La democrazia è
fatta di maggioranze che governano e minoranze che controllano. Se
nessuno controlla, non si chiama democrazia. Si chiama in un altro modo.
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