Quanto è accaduto tre giorni fa in commissione, alla Camera, è l'ennesimo scandalo della democrazia. L'emendamento al disegno di legge sul processo breve, presentato dal carneade pidiellino Maurizio Paniz (il patetico Cirami di questa sedicesima legislatura) abbatte i tempi della prescrizione per gli incensurati. Più ancora di quelle che l'hanno preceduta, è una norma tagliata a misura per i bisogni processuali del Cavaliere. Grazie a questo trucco legislativo, il processo Mills decadrà prima dell'estate, e il premier sfuggirà ad una probabile condanna. La vergogna non è tanto la "cosa in sé": di misure ad personam il Cavaliere se n'è fatte approvare ben 38, in diciassette anni di avventura politica. Il vero scandalo è nella menzogna eletta a metodo di governo.
Solo tre settimane fa, nel quadro della controffensiva politico-mediatica orchestrata da Berlusconi e dalla Struttura Delta, il governo aveva spacciato al Paese la sua "storica riforma della giustizia". Vendendola agli italiani, al capo dello Stato e all'opposizione come una "svolta di sistema", che per la prima volta non avrebbe contenuto norme atte ad incidere "sui processi in corso". Quindi mai più giustizia ad uso personale, mai più leggi ad personam. Un mossa astuta, propagandata e camuffata con tutti i mezzi del network informativo e televisivo di cui il premier può disporre. Una mossa che aveva accecato i soliti "addetti al dialogo" del Pd. Avevamo scritto che quella non era affatto una "riforma storica", ma una "controriforma incostituzionale". Avevamo scritto che prima di andare a vedere cosa c'era nella mano visibile del Cavaliere, bisognava capire cosa c'era in quella nascosta dietro alla sua schiena. Ora lo sappiamo. È l'ultima conferma che in Italia, finché c'è Berlusconi, la legge non sarà mai uguale per tutti. Noi l'abbiamo capito da un pezzo. Ora speriamo che l'abbiano capito anche le anime belle del centrosinistra.
Solo tre settimane fa, nel quadro della controffensiva politico-mediatica orchestrata da Berlusconi e dalla Struttura Delta, il governo aveva spacciato al Paese la sua "storica riforma della giustizia". Vendendola agli italiani, al capo dello Stato e all'opposizione come una "svolta di sistema", che per la prima volta non avrebbe contenuto norme atte ad incidere "sui processi in corso". Quindi mai più giustizia ad uso personale, mai più leggi ad personam. Un mossa astuta, propagandata e camuffata con tutti i mezzi del network informativo e televisivo di cui il premier può disporre. Una mossa che aveva accecato i soliti "addetti al dialogo" del Pd. Avevamo scritto che quella non era affatto una "riforma storica", ma una "controriforma incostituzionale". Avevamo scritto che prima di andare a vedere cosa c'era nella mano visibile del Cavaliere, bisognava capire cosa c'era in quella nascosta dietro alla sua schiena. Ora lo sappiamo. È l'ultima conferma che in Italia, finché c'è Berlusconi, la legge non sarà mai uguale per tutti. Noi l'abbiamo capito da un pezzo. Ora speriamo che l'abbiano capito anche le anime belle del centrosinistra.
m.giannini@repubblica.it
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