Gli Stati Uniti, dirimpettai del Giappone anche se a distanza, accusano senza mezzi termini il governo nipponico di mentire. La situazione della centrale di Fukushima è gravissima, da
disastro epocale. Un dramma mondiale. Il governo italiano, dopo aver tenuto il punto sul
ritorno al nucleare promesso ai costruttori, finalmente ha capito che non poteva resistere su
una posizione tanto ottusa. Tutto il mondo sta tornando a riflettere sul nucleare, sui sistemi disicurezza. Alla fine ha ceduto. Ma la preoccupazione per i cittadini non c’entra nulla, come ha rivelato la frase del ministro Stefania Prestigiacomo detta ieri in Transatlantico, a
Montecitorio, al collega dell’Economia, Giulio Tremonti: “E’ finita. Non possiamo mica perdere le elezioni. Non facciamo cazzate”.
Al di là dei problemi italiani, il dramma del nucleare giapponese ha ormai posto in tutto il
mondo anche un altro tema, di fondo, di cui economisti, industriali e politici non vogliono
parlare, perché mette in discussione un assioma: il profitto e l’attenzione al solo conto
economico hanno dimostrato, prima con la crisi finanziaria e adesso con questo dramma, che non producono automaticamente efficienza e sicurezza. Al contrario, anche quando la mala gestione può mettere a rischio il resto dell’umanità possono essere ancora una molla potente che spinge ad agire senza precauzioni per la sorte degli altri.
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