giovedì 31 marzo 2011

NON SONO D'ACCORDO!

La Redazione del Blog vi prega di leggere questo articolo apparso su LA NOTA DEL MATTINO del Partito Democratico. Noi non siamo d'accordo affatto sul tono soddisfatto sulla "reazione del PD": d'accordo, la situazione è difficile, ma possiamo andare avanti con la "normale" opposizione parlamentare, da bravi ragazzi? Abbiamo fatto la nostra brava protesta democratica, arringato i manifestanti... mentre, nella loro volgarità e violenza, Pdl e Lega hanno portato a casa 1) consenso dei Lampedusani 2) norma Salvaprocessi 2) show mediatico di Berlusca che sul suo pubblico televisivo fa sempre effetto 3) nuova tornata di nomine in Rai per blindare l'informazione... e chissà cos'altro. Loro se vogliono 100, chiedono 1.000, portano a casa 200 e noi fessi festeggiamo credendo di aver vinto una battaglia. Va così da anni. Non può continuare, non ci sarà più niente da difendere. Quello che è successo ieri in aula non è "normale":  almeno Rosy Bindi ha proposto di reagire in modo clamoroso abbandonando il Parlamento! Ripetiamo, la "vibrata protesta" non può bastare. Questa è una emergenza democratica. 


LA REAZIONE DEL PD FRENA LA SPALLATA DELLA DESTRA CHE VOLEVA IN UN SOL GIORNO PRESCRIZIONE BREVE, SPARTIZIONE DELLE POLTRONE E RILANCIO DEL CAPO CON LO SHOW A LAMPEDUSA. BERSANI E BINDI ARRINGANO I MANIFESTANTI. LA RUSSA PRIMA PROVOCA E POI FA UN AUTOGOL. 


“E’ una vergogna. Faccio appello a tutte le forze dell’opposizione per fare fronte comune contro lo sfregio alla Costituzione italiana e alla democrazia”. In piedi su una scaletta e con un megafono in mano, il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, ha parlato ieri pomeriggio alla folla riunitasi di fronte a Montecitorio per protestare contro il tentativo della maggioranza di approvare in fretta e furia la prescrizione breve. Il sit in era stato convocato dallo stesso Pd in mattinata dopo che la maggioranza aveva votato l’inversione dell’ordine del giorno dei lavori della Camera per imporre l’immediata discussione sul cosiddetto processo breve. “E’ una vergogna -ha ripetuto ancora Bersani - che quelli della Lega che predicano rigore e moralità poi votino provvedimenti destinati a lasciare in libertà molti delinquenti. Andremo in tutti i luoghi del Nord per denunciare questo comportamento. Combatteremo fino alla fine con tutti gli strumenti parlamentari, faremo opposizione dentro e fuori il Parlamento”. 

La reazione del Pd, la passione e la determinazione della folla accorsa davanti a Montecitorio, la battaglia parlamentare hanno frenato ieri la spallata che la destra aveva studiato ogni particolare per chiudere la partita su più fronti. Ieri mattina, prima di partire per Lampedusa e prima che alla Camera la maggioranza chiedesse di mettere subito in discussione il processo breve, compresa la prescrizione breve, il capo del governo si è riunito con il ministro Giulio Tremonti, con il sottosegretario Gianni Letta e con il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, per mettere a punto la mappa delle nomine nelle aziende dove lo Stato ha ancora forti quote azionarie o è addirittura l’unico proprietario: Eni, Enel, Poste, Ferrovie, Terna, Finmeccanica. Fortissime le pressioni della Lega, intenzionata a mettere propri uomini in ogni posto disponibile. 
Poi, partenza per Lampedusa, dove Berlusconi ha preparato con cura il solito show, compreso l’acquisto di una casa (aveva fatto la stessa cosa dopo il terremoto in Abruzzo), le rassicurazioni sul superamento dei problemi in tre giorni, fino al punto da promettere la creazione di Casinò, campi da golf, scuole, perfino ripittura delle case sullo stile di Portofino. Lo show aveva lo scopo di rimettere Berlusconi in sintonia con la pancia del proprio elettorato e nello stesso tempo di coprire mediaticamente il blitz alla Camera per salvare il presidente dai processi. Ma la tempestività, la passione e il clamore delle proteste hanno rotto il giocattolo, svelato la posta in gioco e innervosito gli uomini della destra, tanto da spingerli a farsi un autogol. 
Ieri i manifestanti di fronte a Montecitorio sono stati lasciati avvicinare al portone principale della Camera, fatto davvero singolare (di solito la polizia non lascia oltrepassare lo sbarramento delle transenne). Il presidente del gruppo parlamentare democratico, Dario Franceschini, ne ha chiesto pubblicamente conto alle forze dell’ordine. Ignazio La Russa, ministro della Difesa, è uscito ostentatamente nel momento di maggior pressione della folla. Lo stesso hanno fatto Daniela Santanché e il leghista Gianluca Bonanno. E sono stati accolti con polemiche e lancio di monetine. 
La Russa è rientrato in aula per fare a sua volta uno show sui manifestanti e il centrosinistra, ma non è riuscito a controllarsi, ha urlato, inveito, ha perfino mandato a 
quel paese il presidente Gianfranco Fini. Un autogol. La seduta della Camera è stata sospesa. Tg e quotidiani sono pieni di articoli e servizi sulle proteste contro Berlusconi e sullo spettacolo indecente offerto da un ministro in aula. Il viaggio di Berlusconi a Lampedusa è stato capito per quello che era. E il governo ha continuato anche a perdere pezzi, perché il sottosegretario Mantovano si è dimesso in polemica con la gestione dell’emergenza immigrazione. 



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