sabato 26 marzo 2011

Quanto il due di briscola

Ancora una volta risulta evidente quanto l'Italietta Berlusconiana paghi l'inaffidabilità e la mancanza di credibilità del suo leader sul piano internazionale, dove non arrivano i telegiornali di Minzolini e di Emilio Fido a taroccare la realtà. Contiamo quanto il due di briscola. Francia e Inghilterra annunciano una azione diplomatica congiunta per risolvere il problema Libia e l'Italia non viene neppure considerata. Berlusconi è nerissimo e sogna la rivincita sperando di inserirsi "last minute" in una mediazione diretta col suo "amico" Colonnello Gheddafi.

Intanto Silvio Berlusconi a Bruxelles rimane in silenzio. Per due giorni si nega alla stampa facendosi scudo con un motto per lui - comunicatore per antonomasia - del tutto inedito: «Non avete ancora capito che governare è fare, non dichiarare», dice ai cronisti. Unico tra i leader del continente, non risponde del suo operato al summit europeo, ed evita le domande scomode su Libia e Gheddafi, sul Patto di stabilità e sulla politica.

Eppure il Cavaliere è nero. Glielo si legge in faccia. Lo conferma chi ha assistito alle riunioni del Consiglio europeo. Una fonte comunitaria racconta che «il premier è entrato nella sala e, al posto di scambiare i normali convenevoli con gli altri leader, scuro in viso si è seduto e ha iniziato a leggere». E' un premier isolato. E furibondo. Con la stampa, per le indiscrezioni sulla cena con i Responsabili di mercoledì scorso spesa tra canti (anche ironici su Fini) e barzellette mentre il Paese è di fatto in guerra. Ma soprattutto per il nuovo strappo di Sarkozy e Cameron che nel chiuso delle riunioni provano a far passare l'idea di piccoli interventi con truppe a terra in Libia e in conferenza stampa annunciano una nuova iniziativa che taglia fuori l'Italia. «Quei due fanno finta di non conoscere il nostro ruolo a Tripoli», commenta il premier con i collaboratori. Nei colloqui riservati si dice certo che l'ostinazione con cui Sarkozy cerca di escludere l'Italia è dettata dal calcolo politico: vuole fare affari nel dopo-Gheddafi «sostituendo la nostra presenza economica e commerciale». Ma forse il Cavaliere dimentica l'irrilevanza ormai cronica di Roma quando in Europa ci sono da prendere le grandi decisioni.

In realtà l'illusione del premier è quella di tornare in gioco in un secondo momento, se e quando si aprirà uno spiraglio per risolvere la partita libica. Certo, sarebbe più facile se l'Italia non fosse entrata in Odissey Dawn. Tanto che il Cavaliere nella cena con i partner Ue si lascia andare e alla Merkel dice: «Forse hai fatto bene tu a restare fuori dall'alleanza». Una frase che resta ben impressa alla delegazione tedesca, stupita da parole tanto in contraddizione con le responsabilità assunte dall'Italia nella coalizione dei volenterosi (che Berlusconi però non mette in dubbio, ambiguo come sempre). Per il resto il Cavaliere è taciturno, anche quando vengono affrontati gli altri temi in agenda. Tanto che nei riassunti dei diplomatici il suo nome compare pochissimo, perfino meno di quello del maltese Lawrence Gonzi.

Berlusconi ha paura di perdere ancora terreno. Pensa ad un vertice internazionale sulla Libia a Napoli, ma è ancora un'ipotesi. Intanto una soddisfazione arriva dal viaggio in Tunisia di Frattini e Maroni che, grazie ai buoni uffici dell'"amico" Tarek Ben Ammar, parlano di immigrazione con le nuove autorità. Una missione della quale il premier si complimenta con un comunicato. Anche perché sulle promesse fatte alla Lega per salvare il governo (scudo navale e ripartizione dei rifugiati nella Ue) a Bruxelles non ha ottenuto niente. Anzi, non ne ha proprio parlato.

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