Un salvacondotto. Un corridoio umanitario per far uscire Silvio B. al riparo dalla selva di fischi che regolarmente, ormai, lo accolgono quando esce per strada senza aver fatto in tempo ad assoldare i figuranti. Un “patteggiamento” di quelli che non si negano a nessuno, come una sigaretta al mendicante. Sono settimane che nei corridoi dei palazzi si mormora che l’unica possibilità di convincere Silvio B. che la sua stagione è finita, che è giunto il momento che lasci la ribalta del suo show da avanspettacolo senza trascinare ulteriormente il Paese nella rovina e nel ridicolo passa da qui, dalle garanzie che il “sistema” saprà e vorrà dargli per uscirne illeso...
È a questo che lavorava Gianni Letta prima che lo scontro con Tremonti gli consumasse il tempo, è di questo che parlano i centristi ogni volta che Montezemolo mette un piede fuori, è questa la partita al cui tavolo saranno prima o poi chiamate le opposizioni. Ieri il ventriloquo del signor B., il giornalista pagato a peso d’oro per dare forma e senso apparente al delirio di onniipotenza di uno solo, l’ha scritto sul giornale di famiglia. Nella forma, immagino secondo lui scaltrissima, di un sogno da lui medesimo sognato Giuliano Ferrara ha dettato sotto dettatura le condizioni del Signore. Tornare sugli spalti a godersi lo spettacolo in cambio del patteggiamento, appunto. Un accordo, un compromesso che lo lasci libero di andare senza scontare quel che ad ogni altro cittadino sarebbe richiesto. Questo all’indomani del titolo di prima pagina su Libero che con un retorico punto interrogativo domandava: «Berlusconi è bollito?»
Pronti per affrontare la exit strategy, dunque. Mancano solo gli aedi Vespa e Signorini ma vedrete che presto arriveranno. Con carico di fango e di illazioni sconce a cui siamo abituati, con la consueta tecnica di chiamata in correità del mondo intero, pazienza. Quel che conta è che si apra quel varco. (NDR: Berlusconi non ha MAI rispettato un accordo in vita sua. Ottenuto il salvacondotto, riprenderà a imperversare. Oltretutto, ha in mano potere economico e potere mediatico. Cos'altro?)
Con eccellente tempismo tutto questo accade alla vigilia della settimana in cui, mercoledì, il Parlamento è chiamato ad approvare la legge sulla prescrizione breve che azzera insieme a qualche problemuccio del premier 15 mila reati e una quantità di processi. Le vittime di alcuni dei quali, per esempio i familiari dei morti a Viareggio, si accingono a manifestare davanti a Montecitorio per chiedere giustizia. Difficile accusarli di comunismo, difficile pagare altrettante comparse per dileggiarli. Il quadro politico interno alla maggioranza, inoltre, è sommamente incerto. Fini non perde occasione per rinfacciare a Berlusconi l’origine dei suoi e degli altrui mali, i Responsabili sono stanchi di aspettare il compenso pattuito, gli Scajola e i Verdini sono in guerra. Fuori, Emma Marcegaglia a nome degli industriali batte il piede, l’onnipotente Geronzi ha perso il controllo della macchina, Marchionne fa affari in America. Per sovrapprezzo l’Europa – fino a ieri ignorata da un governo che ora ne pretende la complicità – fa sapere che le furbizie italiche in materia di condivisione dei flussi migratori ce le possiamo anche tenere di qua dalle Alpi, di là non incantano e non servono. Tutto questo mentre il Nordafrica è un vulcano in eruzione, una geografia in epocale mutamento di cui nessuno sembra curarsi davvero. Che sia un sogno o sia un incubo, quello del ventriloquo, converrà cominciare a pensarci.
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