sabato 23 aprile 2011

In fuga dal referendum, spunta il decreto acqua

Dopo la leggina spuntata all’improvviso per togliere di mezzo il referendum sul nucleare, ecco uscire dal cilindro del governo il decreto per boicottare anche i due quesiti contro la privatizzazione dell’acqua per cui sono convocate le urne il 12-13 giugno. Italia dei valori e comitati referendari, che nel silenzio più totale hanno fortissimamente voluto dare ai cittadini la parola su questi temi, gridano al «colpo di stato» e al «sabotaggio», alla «negazione di un diritto dei cittadini». Anche i più politicamente corretti ormai non possono più avere dubbi: il governa ne inventa una al giorno pur di evitare il confronto con gli elettori e con i cittadini. E’ un premier impaurito e infastidito da qualunque cosa che non sia nella sua esclusiva disponibilità quello che impiega energie e risorse, ministri e parlamentari, per fare piazza pulita dei processi in corso e anche dei quesiti referendari. La qual cosa ha una portata forse ancora più eversiva rispetto alle leggi ad personam su reati e processi perchè il referendum è un essenziale strumento di controllo dei cittadini elettori sull’attività del legislativo e dell’esecutivo. Strumento che viene aggirato e preso in giro....

Partiamo dall’acqua, che è l’ultima novità. Dopo l’annuncio criptico del ministro Romani, ecco ieri il sottosegretario Saglia che annuncia per la metà di maggio un decreto «per istituire l’authority per il settore idrico in modo che vengano fissate prima le regole del gioco sia per gli interventi da fare che per le tariffe». In modo che i cittadini non abbiano timori di ulteriori speculazioni e aumento dei prezzi da quando gli acquedotti e i relativi budget per la messa norma saranno affidati ai privati. Un giro d’affari di 64 miliardi in trenta anni.

Il 12-13 giugno si vota e entro quella data l’annunciato decreto dovrà essere approvato, diventare legge e solo a quel punto la Cassazione potrà valutare se la nuova norma supera la ragion d’essere dei due quesiti che vogliono abrogare l’affidamento ai privati delle risorse idriche. «Occhio ai depistaggi» avverte Felice Belisario, capogruppo in Senato dell’Idv «il governo annuncia e fa credere che automaticamente i quesiti saranno cancellati. Cerca di condizionare il quorum per evitare che sia raggiunto anche per il quesito che teme di più, quello sul legittimo impedimento. Ma non è così. Ho buone ragioni per dire che andremo a votare su tutti e quattro i quesiti».
L’ottimismo di Belisario vale ancora di più per il nucleare. Nel merito: «Il primo comma della modifica - spiega il senatore - dice “in attesa di ulteriori approfondimenti”. E’ chiaro che è una sospensiva e non una bocciatura del piano nucleare così come richiesto nel quesito». Nel metodo poi, «non c’è certezza che ci siano i tempi necessari per approvare in modo definitivo la norma, che il Quirinale la approvi così com’è, che sia pubblicata in Gazzetta e che la Cassazione si possa esprimere in tempo utile per il 12 giugno». 

Le opposizioni annunciano barricate contro le furbizie dell’ultimo minuto. «Difenderemo il referendum con le unghie e con i denti» insiste Belisario. I Comitati referendari hanno la consulenza e l’assistenza legale del numero 1 dei costituzionalisti, il professor Alessandro Pace. Sulle barricate anche il Pd. Il segretario Bersani pubblica un appello su Facebook in cui chiede ai cittadini di «tenere alta la guardia e di lavorare per raggiungere il quorum». Articolo 21 e i Comitati pensano a un «Referendum week», una settimana nelle piazze d’Italia per informare sui quesiti referendari e le loro ragioni, un modo per rompere il silenzio stampa e tv. Il senatore Ignazio Marino accusa il governo di essere «arrogante e di non avere pudore ». Il gioco del governo è chiaro. Adesso si tratta di vedere come va a finire.


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