martedì 19 aprile 2011

La partita decisiva

(da L'Unità, Concita de Gregorio)


Attenzione alla campagna elettorale per Milano. Il crollo di popolarità di Berlusconi, la freddezza della Lega rispetto alla gestione della vicenda lombarda, da ultimo la sciagurata trovata del candidato pdl Roberto Lassini (c'è sempre un servitore più realista del re) che ha tappezzato la città di manifesti che equiparano i magistrati ai brigatisti, da cui la reazione di Napolitano di cui parliamo più avanti. 

Allarme rosso, per Silvio B. Perdere Milano sarebbe un colpo formidabile, il colpo di grazia, altro che processi. La Lega lo ha avvertito. Lui ha garantito che “si spenderà in prima persona” dove il verbo spendere deve essere preso alla lettera: si prevedono fiumi di milioni, denari senza risparmio investiti in pirotecniche manifestazioni pubbliche e private azioni di persuasione, impiego di patrimoni personali che, con le dovute differenze, sia nel caso di Berlusconi che in quello di Letizia Moratti non sono poca cosa... 

Certo, ci sono cose che non si comprano – le opinioni, per esempio - ma sono sempre più rari ed eroici i testimoni di questa desueta consuetudine etica. Col pagare, in genere, si vince. Bisognerà vigilare molto, denunciare ogni illecito, spiegare bene ai milanesi di che tipo di commercio si tratta e cosa si chiede loro di vendere. Che Pisapia non sia lasciato solo a farlo, che sia chiaro a tutti che la battaglia è decisiva.

Vediamo in dettaglio lo scenario. I sondaggi, pane quotidiano della politica trasformata in prodotto di mercato, danno la fiducia in Berlusconi in calo costante e ora ai minimi storici, il centrosinistra in lievissimo vantaggio (0,5%) sul centrodestra nelle intenzioni di voto. Il premier riscuote appena il 31 per cento di fiducia. Due punti in meno rispetto al mese scorso, 9 in meno dall'inizio dell'anno, 17 rispetto al gennaio dell'anno scorso, 25 dal gennaio 2009. Sulla carta sembrerebbe lo scenario ideale per una riscossa del centrosinistra al prossimo banco di prova elettorale, appunto le amministrative. In specie a Milano, dove tra scandali immobiliari expo e firme false per il listino Formigoni la credibilità del Pdl, al netto della sua capacità di spesa e di “persuasione”, è logorata assai. La Lega scalpita, ritenendo la Lombardia cosa sua, e non aspetta altro che un incidente per rivendicarla. In moltissimi comuni, lo trovate nel giornale di oggi, il Carroccio si è già sganciato dal Pdl. Basterebbe una scossa piccola piccola, i numeri sono a favore e lo scenario propizio. Milano è inoltre il teatro della grande battaglia giudiziaria, come certifica l'exploit del simpatico Lassini, campione della moderna dialettica berlusconiana. 

Dire “Via le Br dalle Procure” non poteva non suscitare un sussulto in un corpo – quello dei garanti delle istituzioni democratiche - pur provatissimo dalle provocazioni personali ed estenuato dai quotidiani agguati. Il presidente della Repubblica, difatti, reagisce e durissimo definisce “ignobile” la “provocazione del manifesto affisso per dichiarata iniziativa di un candidato alle imminenti elezioni comunali nel capoluogo lombardo”. Alla vigilia del Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo, il 9 maggio, il capo dello Stato invita alla cerimonia i familiari dei “dieci magistrati che per difendere la legalità democratica sono caduti per mano delle Br e di altre formazioni terroristiche”. Ne elenca i nomi. Sono morti per mano delle Br, anche in quella procura. Morti ammazzati. Grazie per la chiarezza, presidente. Ce n’è molto bisogno.

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