Cirielli (Pdl): "Limiti e ombre tra i partigiani". Dozzan (ex An): "Dobbiamo capire che a quel tempo non c'era una parte giusta e una sbagliata per la quale combattere". La Destra: "E' una pseudofesta nazionale". Manifesti fascisti a Roma e corone bruciate in Lombardia
ROMA - Chi invoca "la pacificazione". Chi chiede che si faccia luce "sui massacri dei partigiani". Chi tira in ballo le foibe e Togliatti. Chi attacca manifesti con fascio littorio e chi, più sbrigativamente, brucia gli addobbi sistemati sul monumento alla Resistenza. Eccolo il 25 Aprile di chi non festeggia. Di chi puntualizza. Di chi proprio non riesce a vedere nel 25 aprile una festa di tutti. Di chi, nel giorno della liberazione dell'Italia dalla dittatura nazifascista, preferisce invocare una "pacificazione" tra vincitori e vinti che suona tanto come una parificazione tra chi ha lottato per la liberazione del Paese e chi, di quella oppressione, era autore e complice. Il tutto mentre tre parlamentari del Pdl presentano un disegno di legge costituzionale che abolisce la norma della Costituzione che vieta "la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista". ..
"Bisogna ribadire come non ci si debba chiudere in rappresentazioni idilliache e mitiche della Resistenza e, in particolare, del movimento partigiano, come non se ne debbano tacere i limiti e le ombre" scrive il presidente della Provincia di Salerno, Edmondo Cirielli, deputato del Pdl, in un manifesto fatto affiggere in occasione del 25 aprile. Dove si fa ricadere sull'allora segretario del Pci Palmiro
Togliatti la sorte "delle centinaia di migliaia di nostri connazionali costretti a fuggire sull'onda della feroce pulizia etnica delle foibe scatenata dai partigiani jugoslavi del dittatore Tito, con la complicità morale del leader dei comunisti italiani".
Cirielli, comunque, non è solo. Con lui si schiera Fabio Garagnani, coordinatore Pdl città di Bologna che parla di "mitologia resistenziale", rivendica la sua non partecipazione alle celebrazioni di lunedì, chiede che si indaghi "sui massacri dei partigiani" e vede nel 18 aprile del 1948 "la vera festa unificante del nostro paese, che con la vittoria elettorale della Dc e dei suoi alleati consenti' all'Italia di consolidare la democrazia liberandola dalla minaccia del comunismo".
Da Bologna al Veneto il passo è breve. E i toni analoghi. Stavolta sono gli ex An Elena Donazzan (assessore regionale), Marco Luciani (assessore provinciale), Vittorio Di Dio (assessore comunale) a lanciare l'invettiva contro i partigiani: "Non sono degli eroi, magari qualcuno di loro avrà fatto degli atti coraggiosi, ma sarebbe un errore pensare che la Liberazione sia merito loro. Senza l'intervento degli alleati probabilmente la storia sarebbe stata diversa". La Donazzan si spinge ancor più avanti: "Dobbiamo capire che a quel tempo non c'era una parte giusta e una sbagliata per la quale combattere". Tutti uguali insomma. Fascisti e antifascisti. "Superando ogni divisione per creare una memoria condivisa" invoca il capogruppo del Pdl di Modena Adolfo Morandi. Magari dedicando una strada ad un milite fascista genovese, come chiede Gianni Plinio responsabile sicurezza del Pdl della Liguria.
Nella lista dei non celebranti c'è anche chi sceglie di disertare la ricorrenza per protestare contro l'arrivo dei nomadi nel comune che amministra. Come Fabio Stefoni, sindaco di Castelnuovo di Porto, un piccolo comune alle porte di Roma.
Non poteva mancare Francesco Storace. L'ex fedelissimo di Fini, adesso leader della Destra chiede che si guardi alla storia d'Italia, Ventennio compreso. "Senza manicheismi" e "con le sue luci e le sue ombre". "130 Anni non sono 150 e ci fa pena chi ne elimina 20. E' storia d'italia. E' illusorio pensare di cancellarla" tuona. Niente feste rivendicano i seguaci storaciani di Lamezia Terme: "Non abbiamo mai festeggiato il 25 aprile e non è nostra intenzione neanche pensarci. Continuiamo a considerare la pseudo 'festa nazionale' come 'misera bugia' con la quale si può ricordare solo la sconfitta nella Guerra Mondiale e la fine sanguinosa di una guerra civile".
Chi, sicuramente, lo sciagurato ventennio fascista non lo dimentica, anzi lo rivendica, è colui che ha incollato a Roma centinaia di manifesti con un'immagine di fascisti in trionfo: "25 aprile, buona Pasquetta!". O chi a Corsico, in provincia di Milano, ha bruciato gli addobbi sistemati sul monumento alla Resistenza e asportato quelli presenti su un altro dedicato agli Alpini.
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