(ASCA) - Roma, 27 dic - I prodiani del Pd scrivono una lettera aperta al segretario Bersani per manifestare tutto il loro disagio davanti alla linea seguita dal partito negli ultimi tempi ed annunciano, rivendicando la propria autonomia, la determinazione a ''concorrere, d'ora in avanti, alla vita del partito, valutando occasione per occasione'', cominciando fin ''dalla prossima riunione nazionale'' della direzione del partito convocata per il 13 gennaio. ''Non riteniamo produttivo - sottolineano - continuare con la pratica di riunioni che precipitano in frettolosi voti unanimistici chiamati a confermare decisioni gia' assunte''.
E' quanto scrivono e sottoscrivono Arturo Parisi, Mario Barbi, Antonio La Forgia, Fausto Recchia, Andrea Papini, Albertina Sogliani, Giulio Santagata in una lettera prubblicata oggi sul Corrire della sera...
''Caro Bersani - si legge nella missiva - quasi tutte le parole che negli ultimi diciotto anni hanno accompagnato, e guidato, il nostro cammino comune hanno perso il loro senso.
Progetto, democrazia governante, scelta maggioritaria, alternativa, bipolarismo, vecchio ulivo, nuovo ulivo, primarie, democrazia di partito, categoria di partito e, soprattutto, partito nuovo: queste sono le piu' importanti ma non le uniche. Dire che abbiamo perso il bandolo della matassa e' il minimo ma, assieme a questa asserzione, ci pare fondamentale riconoscere la necessita' di aprire una fase di ricerca, di una ricerca che non possa essere piu' contenuta nei rituali e nelle procedure di partito ma debba svolgersi, invece, in un clima di assoluta liberta' tra i cittadini''.
''Nel corso del tempo si e' affermato, per di piu' per iniziativa dei principali dirigenti del partito, un modo di ''essere'' partito e di ''stare'' nel partito che non corrisponde piu' alle forme evocate in passato dal termine ''partito'' e, allo stesso tempo, promesse in nome di un partito nuovo per il futuro - proseguono -. Sono talmente tanti gli episodi di questa mutazione che non ci si fa piu' caso. La costituzione di associazioni con propria autonoma e formale membership, il rifiuto di riconoscere le sedi ufficiali come primo e fondamentale luogo di analisi e valutazione dei principali passaggi politici ed elettorali, la remissione del mandato di segretario nazionale fuori dagli organi ufficiali, i coordinamenti extra-statutari sono solo alcuni episodi di questo lungo commiato. Non meno rilevanti sono poi gli episodi che hanno segnato la vita parlamentare.
Valga per tutte la clamorosa dissociazione dalla indicazione del gruppo di una intiera filiera della dirigenza, a cominciare da te, in occasione dell'emendamento sul finanziamento pubblico dei partiti''.
''Senza la forza assicurata alla struttura di comando dal controllo delle risorse messe a disposizione dal finanziamento pubblico e senza il potere che viene ai vertici dirigenti dal conferimento di incarichi e posizioni, del partito resterebbe ben poco. In questo contesto non sorprende, per fare un esempio, leggere di patti decisivi per la vita del partito stretti durante un pranzo, e poi di una loro messa in causa in una successiva intervista, ne' della illustrazione sui media della linea di partito da parte di dirigenti pur autorevoli che non rivestono, tuttavia, nel presente responsabilita' formali.
''Piuttosto che attardarci, come e' capitato in passato, a recriminare sul mancato rispetto di forme ormai superate e di cambiamenti promessi, tanto vale prenderne atto - concludono -. Siamo percio' arrivati alla conclusione di concorrere, d'ora innanzi, alla vita del partito valutando occasione per occasione, cominciando dalla prossima riunione della Direzione Nazionale, in relazione alla possibilita' di prendere decisioni fondate su un trasparente confronto sufficientemente approfondito e assunte in contradditorio su documenti riconoscibili. Non riteniamo infatti produttivo continuare con la pratica di riunioni che precipitano in frettolosi voti unanimistici chiamati a confermare decisioni gia' assunte''
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