mercoledì 29 dicembre 2010

Su Mirafiori sinistra divisa

(da Repubblica 29.12.20101)  ROMA 
"Ci sono novità e miglioramenti importanti rispetto al contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici". Il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo, commenta così l'esito del primo incontro tra Fiat e sindacati, a Roma, sul nuovo contratto di lavoro per lo stabilimento di Pomigliano d'Arco. Il tavolo è aggiornato alle 11. "L'intento - dice Di Maulo - è di chiudere domani in serata".
Dopo l'intesa raggiunta su Mirafiori l'azienda e i sindacati (esclusa la Fiom che non ha sottoscritto l'accordo di giugno si sono ritrovati oggi per discutere del nuovo contratto di lavoro: verranno riassunti i 4.600 lavoratori dello stabilimento che produrrà la nuova Panda. Sul nuovo testo potrebbe essere trovata un'intesa entro la fine dell'anno. Una volta definito il contratto della newco, la Fiat darà il via alle assunzioni dal 2011. Il tavolo dovrà concordare anche i parametri per salario, orario e scatti d'anzianità.
Per domani, intanto, è stata convocata la riunione di un comitato straordinario della Fiom. Che si preannuncia calda. Ieri, Giorgio Cremaschi ha sollecitato la Cgil  a indire uno sciopero generale. Oggi il coordinatore nazionale dell'area di minoranza della Cgil, Gianni Rinaldini, ha chiesto "la convocazione urgente e straordinaria del direttivo nazionale". E domano il leader dei metalmeccanici della Cgil, Maurizio Landini, che oggi ha riunito la segreteria, porterà le sue proposte ad un Comitato centrale riunito di urgenza dopo l'accordo per Mirafiori, che impone una accelerazione verso sciopero di categoria e richiesta alla Cgil per uno sciopero generale. Nel frattempo il governo, per bocca del ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani, fa sapere "di non volere intervenire: "La Fiat questa crisi se la può tranquillamente risolvere da sola. L'intesa di Mirafiori è un'opportunità e non un rischio"  (!!!)

Sulle regole della rappresentanza sindacale, altro tema delicato della trattativa, interviene il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni: "Il pluralismo va bene se si fonda sulla regola che una volta discusso, accertata un'opinione a maggioranza, anche chi dissente a quel punto la sostiene e la riconosce". Proprio alle parole di Bonanni fa riferimento Cesare Damiano, (ex ministro del Lavoro, ora parlamentare del Pd), che chiede di ripartire dal documento unitario firmato nel 2008 da tutti i sindacati, chiedendo a Confindustria "di battere un colpo".
Che l'esclusione della Fiom sia un atto dagli effetti pesanti, lo si capisce anche dalle parole del presidente di Federmeccanica, Pierluigi Ceccardi, che chiede che venga aperto "un tavolo sulla rappresentanza". Perché "un conto è concludere un contratto senza la firma della Fiom, un altro è gestire le relazioni industriali in azienda senza una organizzazione che rappresenta una parte cospicua dei lavoratori".
Chi invece attacca frontalmente gli accordi raggiunti in Fiat è il leader di Sel Nichi Vendola: "Si vuole mettere il bavaglio a tutti coloro che non si allineano, imponendo l'eliminazione del sindacato che è renitente alla leva di Marchionne. Chi non è d'accordo non ha più diritto ad esistere nei luoghi di rappresentanza dei lavoratori".
Duro anche Antonio Di Pietro: "'Noi dell'Italia del Valori - dice riferendosi in particolare all'intesa su Mirafiori - pensiamo che quell'accordo ponga prima di tutto un enorme problema di legittimità costituzionale. Sulla Costituzione repubblicana non si può discutere. Va rispettata senza se e senza ma. Invece, è proprio la Costituzione repubblicana che viene negata e cancellata quando si dice che d'ora in poi non varrà più la reale rappresentanza dei sindacati ma solo il loro aver firmato o meno un accordo".
Diviso il Pd. Con l'ex popolare Beppe Fioroni che commenta positivamente l'accordo: "Nella crisi ci vuole coraggio, conservare significa recedere e perdere tutto". Diametralmente opposto il giudizio del senatore Vincenzo Vita, esponente della sinistra del partito: "Il giudizio su tale vicenda deve essere forte e netto da parte del Pd perche è uno di quei casi in cui ambiguità e incertezze minano dalle fondamenta la natura stessa di un partito riformista". Per Stefano Fassina, responsabile economico del Partito democratico, serve "un'intesa quadro tra le parti sociali e poi una legge quadro che garantiscano l'esigibilità degli accordi da parte delle aziende ma garantiscano la rappresentanza anche a chi è contrario".
Sia l'attuale sindaco di Torino, Piero Chiamparino, sia Piero Fassino (che il Pd candida come successore), entrambi torinesi, invitano a votare si' al referendum: "Se non venisse approvato a pagare sarebbero solo infatti i lavoratori perchè l'azienda trasferirebbe altrove le proprie produzioni". Infine l'ex leader della Cisl Franco Marini dice che se fosse capitato a lui avrebbe detto "sì" all' intesa e aggiunge che "si è perso anche troppo tempo".

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