giovedì 10 febbraio 2011

E il Pdl paragona i magistrati alle Br

Berlusconi e il suo maestro
I pm di Milano chiedono il rito immediato per Silvio Berlusconi, accusato di concussione e prostituzione minorile. Negli atti anche le sue telefonate ma i magistrati non le utilizzeranno durante il dibattimento.
Sul fronte politico, intanto, il premier tenta di distogliere l'attenzione degli elettori dallo scandalo, annunciando riforme costituzionali per rendere più libera l'attività imprenditoriale. 
Ma la linea moderata di Berlusconi è durata decisamente poco. Dopo la richiesta di giudizio immediato inoltrata oggi dalla procura di Milano, il premier – e l’intero Pdl – hanno alzato il livello dello scontro, paragonando i magistrati milanesi a una specie di associazione sovversiva, qualcosa di molto simile alle Brigate Rosse: una “avanguardia rivoluzionaria” che vuole sovvertire il voto, nel “disprezzo del popolo e del parlamento”. Un modo per introdurre l’ultima idea che la maggioranza ha messo in campo per salvare Berlusconi dai processi. Il premier pensa infatti ad un decreto legge per intervenire sulle intercettazioni. Questa almeno l’ipotesi avanzata nell’ufficio di presidenza del Pdl, riunito questa sera a palazzo Grazioli. Nel corso della riunione Berlusconi è tornato a criticare la diffusione dei contenuti di telefonate ed sms relativi all’inchiesta sul ‘caso Ruby’, ribadendo che è una indecenza e che non c’è nulla di vero. L’idea di decreto dovrebbe essere poi sottoposta al presidente della Repubblica Napolitano, per sondarne gli umori. Ma anche su questo le versioni non coincidono. Le agenzie battono prima la notizia di un incontro al Colle. Passano pochi minuti, però e dal Quirinale arriva la secca smentita: “Nessun incontro previsto”. segue

Intanto, per dare un peso alle parole del capo, l’ufficio di presidenza ha licenziato un documento che il ministro Frattini aveva anticipato come “serio ed equilibrato”. Eccone un passaggio: “L’Ufficio di presidenza del Popolo della Libertà esprime pieno sostegno al premier Berlusconi, vittima da 17 anni di una persecuzione che non ha precedenti nella storia dell’Occidente. Stabilisce inoltre di avviare tutte le iniziative politiche necessarie per difendere il diritto di tutti i cittadini ad una Giustizia giusta e di intraprendere tutte le opportune iniziative parlamentari per scongiurare un nuovo 1994 o, ancor peggio, che a determinare le sorti dell’Italia sia una sentenza giudiziaria e non il libero voto dei cittadini”.

L’equilibrato documento prosegue denunciando la deriva stalinista dello stato: “La Procura di Milano appare ormai come una sorta di avanguardia politica rivoluzionaria, in sfregio al popolo sovrano ed ai tanti magistrati che ogni giorno servono lo Stato senza clamori e spesso con grandi sacrifici. Essa agisce come un vero e proprio partito politico calibrando la tempistica delle sue iniziative in base al potenziale mediatico”.

Il partito del premier non rileva che fu proprio un pool di magistrati coordinato da Ilda Boccassini a portare alla sbarra gli esponenti delle nuove Br, che tra la fine degli anni 90 e l’inizio degli anni 2000 uccisero Massimo D’Antona e Marco Biagi.
Durissima la replica delle opposizioni, a cominciare dal leader dell’Idv Antonio Di Pietro: “Fare un decreto legge per bloccare il lavoro dei magistrati che stanno indagando su Berlusconi equivale ad una dichiarazione di guerra che, facendo le debite proporzioni, sta sullo stesso piano di quanto sta succedendo in Egitto e potrebbe provocare una rivolta simile. Anche in Italia, infatti, cominciano a mancare le condizioni minime di democrazia”.

“Ci appelliamo pertanto al presidente della Repubblica affinchè, con il senso di responsabilità che lo contraddistingue, possa bloccare per tempo questo ennesimo tentativo di calpestare la Costituzione, le istituzioni e il Parlamento”, conclude Di Pietro.

Parla di “toni terroristici” la replica del Pd. ”Il comunicato emanato dall’ufficio di presidenza del Pdl, ribadendo le tesi complottistiche a cui la destra ci ha abituato, presenta toni, sintassi e lessico piu’ vicini a quelli utilizzati da un’organizzazione terroristica che non a quelli che dovrebbero essere propri del principale partito di governo del Paese”. E’ affidata alle parole di Andrea Orlando, presidente forum Giustizia del partito, la replica dei democratici. “Il fatto che invece sia un partito con tale responsabilità di governo a usare parole così violente e minacciose – conclude – costituisce di per sè un elemento di destabilizzazione delle istituzioni, rivolto contro chi ha la colpa di fare il dovere che la Costituzione gli attribuisce”.

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