martedì 1 febbraio 2011

Il Pdl rispolvera il processo breve

Nuovo tentativo di blitz alla Camera per neutralizzare i processi del premier: in commissione Giustizia la richiesta di far ripartire l'iter del provvedimento
La novità delle ultime ore è questa. I guai del Cavaliere sono troppo grossi per non tentare di mettervi riparo spendendo la carta di una modifica legislativa in corsa. Ecco allora che oggi, in commissione Giustizia a Montecitorio, il Pdl chiederà di riavviare il cammino del processo breve. Tutto qui? Non è affatto poco. Per almeno tre ragioni. Il disegno di legge - che fissa un tetto massimo di durata dei dibattimenti in complessivi sei anni, superati i quali il processo è cancellato, e vale anche per quelli in corso - da settembre 2010 a oggi ha fatto dei silenziosi passi in avanti. Prevedendo la possibile bocciatura del legittimo impedimento, il Pdl, lontano dai riflettori, in questi mesi ha chiuso le audizioni degli esperti. Quindi il ddl può entrare subito nella fase degli emendamenti. Proprio questo ddl può essere utilizzato come legge-madre, come contenitore per ulteriori norme favorevoli al Cavaliere, ad esempio una limatura dei tempi di prescrizione per chi risulta incensurato (è il caso del premier)... segue 

 Ma soprattutto, se venisse conservata l'attuale norma transitoria, il processo breve farebbe il funerale di almeno due dei tre processi di Berlusconi a Milano. Chiusi Mills e Mediaset, resterebbe in piedi solo Mediatrade. L'effetto permarrebbe anche se venisse edulcorata l'attuale norma transitoria, con l'escamotage che il ddl "si applica solo ai processi indultabili", cioè per reati commessi fino al maggio 2006. E guarda caso ci rientrano giusto quelli del capo del governo.
Il processo breve però non ha alcuna influenza sul Rubygate. Nel vertice di stamattina a palazzo Grazioli si affronterà quindi la questione "norme salva Silvio". E qui potrebbe aprirsi una duplice via, la spinta al processo breve alla Camera, e una altrettanto forte al Senato per il ddl sul processo penale, scritta di pugno dall'avvocato Ghedini, che contiene due atout per il "capo": l'obbligo per i giudici di accettare obtorto collo la lista dei testi chiesta dai difensori e il divieto di usare le sentenze passate in giudicato nei dibattimenti (vedi caso Mills per la condanna a quattro anni dell'avvocato londinese già coimputato di Berlusconi). Snellito, ridotto all'essenziale, il testo potrebbe subire un'accelerazione. 
Certo, la via migliore, quella di un decreto legge, pur sponsorizzata da molti pidiellini, si arena sul Quirinale. Il cui diniego alla firma sotto una smaccata legge ad personam viene dato per scontato. Soprattutto in questo momento. 
sto momento. 

Nessun commento:

Posta un commento