Nel panico delle ultime settimane, mentre distribuiva disposizioni per triangolazioni bancarie e dilazioni di pagamento alle ragazze implorate di tacere a peso d’oro, assegnava loro gli avvocati opportuni e relative parti in commedia (sublime quella per la co-protagonista Minetti, qui nel ruolo di donna innamorata e gelosa del “vecchio col culo flaccido”, amato e tuttavia colpevole di ritardo nel non averle ancora fatto fare la stessa carriera della Carfagna, modello di riferimento delle fan russe e brasiliane in assembramento spontaneo ad Arcore), Silvio B. ha disposto il reingaggio di Giuliano Ferrara. Il direttore uscente del Foglio, ultimamente ubiquo e neo editorialista domenicale del Giornale di Paolo B., è stato chiamato nella speranza che possa compensare l’esiguo peso dell’esangue Sallusti e nel contempo dare al tuttora premier qualche buon consiglio, giacchè quelli di Mavalà Ghedini si sono dimostrati ultimamente deboli, per non parlare di Cicchitto e Bisignani. Ecco dunque la lettera al Corriere della Sera, con qualche correzione a penna... segue
Anche uno studente del primo anno di Scienza delle comunicazioni - facoltà che peraltro Silvio B. giudica inutile, vuoi mettere come si impara a comunicare sul campo, a bordo piscina - avrebbe capito alla terza riga la reale natura dello scritto. Un anticipo di campagna elettorale, un trucchetto propagandistico da mercante di patacche: si tende la mano all’avversario a cui fino a un minuto prima si sono dati calci in bocca, quello naturalmente non ci pensa nemmeno e così si può cominciare ad urlare disfattisti, antitaliani, vi avevo proposto di fare le riforme e non avete voluto, irresponsabili, siete voi che non volete collaborare. La propaganda di regime da stamattina sarà la sua grancassa, gli italiani appisolati a guardare la tv le sue vittime, i suoi sudditi.
Nelle piazze, dove andremo a spiegare per filo e per segno l’inganno, dovremo leggere per esteso l’articolo 41 della Costituzione, quello che ora vuole cambiare. “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Fin qui cosa c’è che non va? Troppa sicurezza, troppa libertà, troppa dignità in giro? O è l’utilità sociale che contrasta con quella personale? Di seguito: “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”. Troppi controlli? Troppo coordinamento per il bene pubblico? Applicare l’articolo 41, non cambiarlo, sarebbe il compito di un governo degno: renderlo effettivo nella pratica.
L’Italia diventerebbe un paese migliore. Ma non è l’Italia quel che interessa a Silvio B.
Nessun commento:
Posta un commento