Bengasi in mano ai rivoltosi - Voci di fuga di Gheddafi, l'amico del Cavaliere.
Notte di scontri e tensioni dopo il discorso del figlio di Gheddafi che promette riforme ma minaccia: "Fermatevi o sarà guerra civile". Spari e urla nella capitale. Il bilancio ufficioso parla di quasi trecento morti a Bengasi, che sarebbe nelle mani dei rivoltosi come il centro di Manama. Unità dell'esercito solidarizzano. Un cantiere straniero assaltato: feriti. Voci di fuga del leader. La Cnn: "Impossibile collegarsi"
I Paesi dell'area Ue e gli Stati Uniti condannano fermamente l'uso della violenza. Il Governo di Roma dopo l'infelice battuta di Berlusconi ieri (“Non voglio disturbare Gheddafi”), non ha ancora preso una posizione ufficiale. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si è limitato a esprimere preoccupazione per la crisi in Nordafrica. L’Italia “sottoscriverà qualsiasi tipo di dichiarazione che promuova la stabilità, la sicurezza e la prosperità nel Mediterraneo”, ha detto confermando che i timori sono legati, come già espresso da Roberto Maroni, alle “ripercussioni sulle situazioni migratorie nel sud del Mediterraneo”. E mentre Seif al-Islam, il figlio secondogenito di Gheddafi, si appresta a comunicare alla nazione dalla tv di Stato libica, nelle piazze continuano gli scontri. Solo a Bengasi nella giornata di domenica ci sono stati cinquanta morti e centinaia di feriti . La protesta si è estesa fino al Marocco. E lo scontro diplomatico si acuisce. Il Colonnello ha minacciato la Ue di non rispettare più gli accordi che prevedono il controllo delle coste per evitare flussi migratori verso il vecchio continente.
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