martedì 11 gennaio 2011

Altroconsumo contro le Banche

Denuncia della rivista: "Il 70 per cento propone investimenti non adatti ai profili degli investitori". L'Abi contesta la ricerca

(DA LA REPUBBLICA ARTICOLO di BARBARA ARDU')

ROMA - Si chiama Mifid e si traduce mai più risparmiatori traditi dalle banche. È la legge che da tre anni dovrebbe tutelare chi vuole investire. Funziona? Secondo un'indagine di Altroconsumo è ben poco applicata, se non disattesa del tutto dagli istituti di credito. Eppure da anni, dagli scandali dei Tango-bond, Cirio, Parmalat, non si fa che parlare di difesa del risparmio, educazione finanziaria, clienti da servire e non polli da spennare. Molte chiacchiere e poca sostanza, secondo Altroconsumo, che fotografa una realtà ben diversa: chi sta seduto dietro ai tavoli dei borsini per aiutare il risparmiatore a scegliere lo fa o in modo approssimativo o, peggio ancora, tenendo presente non le esigenze di chi investe, ma quelle della banca per cui lavora. Tant'è che il consiglio più gettonato è diventato l'acquisto di obbligazioni della stessa azienda di credito. Altro che suggerimenti equilibrati, come vorrebbe la Mifid, che prevede sia fatta una radiografia al cliente misurandone propensione al rischio, necessità, patrimonio....
I consulenti delle 80 filiali delle maggiori banche italiane a Roma, Milano e Torino visitate da Altroconsumo tutto hanno fatto tranne che un check-up. Tant'è che nella maggior parte dei casi ai clienti sono stati proposti investimenti non adatti. È il caso di Sofia, 10 mila euro di patrimonio e disposta a correre un rischio medio. Sei consulenti le hanno consigliato obbligazioni legate a una polizza index linked o pronti contro termine. Altre non le hanno proprio dato retta. Ma è ad Alessio, cliente ambizioso, deciso a rischiare, che vengono offerte le obbligazioni della "casa". L'alternativa? Polizze vita. Di azioni nemmeno l'ombra. Con il listino infatti le banche "non ci guadagnano nulla", conclude Altroconsumo. Né viene accontentata Anna, che desidera sicurezza e un investimento a breve per i suoi 20mila euro. Conti di deposito, Bot? Nemmeno a pensarci: obbligazioni o polizze vita. Destino cui non è sfuggito nemmeno Mario (medio rischio), disposto a tenere fermi i soldi per cinque anni. 

L'indagine però non convince l'Abi, l'associazione bancaria, che ha scritto ad Altroconsumo chiedendo un incontro per capire quale metodologia sia stata usata. I banchieri contestano anche l'esiguità del campione: 80 filiali sono ben poca cosa rispetto alle migliaia di sportelli. Nessuna parola invece sulla Mifid, che ne esce come un oggetto sconosciuto. Eppure sono proprio i signori dei borsini che devono prima fare il ceck-up al risparmiatore e poi suggerire investimenti in modo comprensibile, corretto e non fuorviante. Cosa che non accade con tanta frequenza. Nel 68 per cento dei casi i consigli sono stati dati alla cieca e solo una filiale dell'Unicredit a Milano ha fatto compilare il questionario previsto dalla Mifid.

Abbondano invece i depliant pubblicitari. Inutili o fuorvianti in un Paese dove la conoscenza finanziaria è bassa. In una scala da 0 a 10 l'Italia si colloca a 4,3, secondo uno studio del Consorzio Patti e dello Studio Ambrosetti di Milano. Circa un italiano su due non possiede le conoscenze basi relative alla rischiosità dei principali e più diffusi prodotti, azioni e titoli di Stato. La Consob promette nuove ispezioni entro giugno, ma nell'attesa i bond "della casa", collocati in conflitto di interesse, sembrano andare per la maggiore.
(11 gennaio 2011)

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