(da L'Unità 10.1.11 Simone Collini)
Parola d’ordine: evitare spaccature. Perché c’è una ripresa parlamentare che sarà cruciale per le sorti della legislatura e perché l’appello all’Udc può avere qualche possibilità di essere raccolto solo se il Pd si mostra unito. Bersani, che oggi incontra al Nazareno il segretario della Fiom Landini per discutere dell’accordo Fiat, si prepara alla riapertura delle Camere dovendo fare i conti con un fronte interno e molteplici fronti esterni.
Disinnescare il primo è obbligatorio per lavorare poi con qualche speranza di successo agli altri. Per questo alla riunione della Direzione, giovedì, il leader del Pd rilancerà la proposta di un «patto costituente» chiedendo però alle altre forze di opposizione (centristi in primis) «una risposta all’altezza della situazione» e ribadendo che non vuole rinunciare alle primarie ma che prima va discusso il programma e la coalizione da costruire attorno ad esso. Un’impostazione che dovrebbe rispondere alle obiezioni mosse dalla minoranza di Movimento democratico (per Veltroni il problema non è lavorare alle alleanzemase il Pd lo fa inseguendo le altre forze politiche o come partito cardine che ha un potere di attrazione sugli altri) e che gli dovrebbe evitare di giocare in difesa se effettivamente Marino, i rottamatori, qualche ulivista e anche qualche estimatore di Vendola presenteranno undocumento a difesa delle primarie. Il governatore della Puglia continua a battere su questo tasto, aggiungendo che un’alleanza col Terzo polo è fuori questione.
«Non vedo come si possa cancellare il ricorso alle primarie », dice a “Che tempo che fa”. E alla «sequenza logica» difesa da Bersani, Vendola obietta che «una coalizione in astratto non si può fare», che «se è una specie di alchimia che bisogna inventarsi al chiuso non sarà mai attrattiva», e che anzi se il Pd vuole prima lavorare all’alleanza e poi scegliere chi sarà a guidarla è solo per un motivo: «La coalizione viene evocata per scansare il problema delle primarie, ma appena si comincia a parlare di coalizione inizia il balletto dei veti». Come quello che, è la convinzione del leader di Sinistra e libertà, continuerà adarrivare da parte dell’Udc: «Il Terzo polo lavora per un’altra ipotesi» e una coalizione di centrosinistra che includa i centristi è come «discutere del sesso degli angeli ». Anche perché, sottolinea Vendola, «il Pd ha già fatto una proposta al Terzo polo, che ha risposto no grazie ».
D’ALEMA CHIAMA L’UDC
Chi non si rassegna, oltre a Bersani, è D’Alema, che attraverso un’intervista al “Riformista” chiede all’Udc di archiviare la posizione terzista mantenuta fino ad oggi: «Non riesco a capire bene dove possa condurre la tattica dell’Udc che non vuole andare con Berlusconimanon vuole lo scontro. Si tratta di una posizione ambigua e logorante. Farsi carico della governabilità senza far parte del governo. Così i moderati si indeboliscono ».
Per il presidente del Copasir quella avanzata dal Pd - ovvero dar vita a una «coalizione democratica ampia» che lavori auna riforma istituzionale e anorme per rilanciare l’economia - è «l’unica proposta seria e realistica intorno alla quale costruire una prospettiva per il paese». I centristi però ancora evitano svolte. Buttiglione dà un segnale sulla mozione di sfiducia a Bondi («avrebbe dovuto dare le dimissioni già da unpezzo») e anche sulla precondizione per qualunque discorso: «Bersani e D'Alema ci chiamano, ma rappresentano l’idea di tutto il Pd?». Ma Cesa gela ogni possibile entusiasmo assicurando che l’Udc rimanere «equidistanteda centrodestra e centrosinistra » visto che l’obiettivo dei centristi è quello di «costruire un’alternativa a questo sistema». Le alleanze, è la risposta di Cesa all’appello del Pd, si devono fare «sulla base di convergenze programmatiche e piattaforme valoriali comuni da difendere, non con il solo obiettivo di vincere le elezioni ». Per Bersani, che nei prossimi giorni incontrerà Casini e Fini, il confronto è all’inizio.
10 gennaio 2011
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