Bologna sceglie Merola. A Napoli Cozzolino, ma scoppia il caso
Il primo dato è certo: queste primarie rappresentano la vera rivincita del Partito democratico su vendoliani e rottamatori. E così a Bologna ha trionfato il Pd, contro tutto e tutti. Se il centrodestra se ne stava alla finestra pronto a festeggiare, la città ha detto no e, nonostante i cinque anni dell’assente Sergio Cofferati e un anno di Flavio Delbono, travolto dagli scandali sessuali e da un’accusa di corruzione, il partito è riuscito a non perdere le primarie. Anzi, le ha vinte.
La coalizione di centrosinistra a Bologna saluta anche un'altra conquista: con 28.390 votanti l’affluenza alle primarie supera i 25mila che si recarono ai seggi per scegliere il candidato sindaco nel 2008. Un anno e mezzo in cui è successo di tutto: le dimissioni da sindaco, a gennaio 2010, del Pd Flavio Delbono per il Cinzia-gate, poi il trauma del commissariamento nella città modello del buon governo di sinistra. Allora la competizione era interna al Pd, oggi è la coalizione a mettersi in gioco. In ballo dunque non ci sono solo le performances dei singoli, ma la “tenuta” del centrosinistra dopo due amministrazioni giudicate deludenti. E, con riflessi anche nazionali, la difesa dello strumento delle primarie, sotto accusa nel Pd dopo la vittoria del candidato vendoliano a Milano...SEGUE
OLTRE LE ASPETTATIVE
Il risultato va al di là di tutte previsioni. Quasi 10 mila votanti a mezzogiorno, alle 18 la svolta: 22.400 presenze,alla vigilia nessuno si azzardava a puntare sopra quota 20 mila. A metà dello spoglio gli exit poll sono confermati. Nella storica sede della Bolognina votano in 433: 215 vanno al candidato Pd, 180 all'ex dirigente Caritas. A Borgo Panigale lo stacco più forte: Merola 661, Frascaroli 168, Zacchiroli 65. Il segretario dei democratici bolognesi Raffaele Donini esulta. Da mesi è in trincea per la scelta di primarie sempre e comunque, anche dopo il ritiro del popolare e favorito Maurizio Cevenini per problemi di salute, anche quando si accusava il Pd (confluito su Merola non senza una corposa “fronda interna”) di non avere un nome abbastanza forte. «Abbiamo fatto una battaglia per ridare la sovranità agli elettori, hanno colto questa opportunità - rivendica dunque Donini -, quindi mi sento confermato nellamia intuizione: le primarie sono la cura per questa situazione politica,nonil problema ».
La portavoce bolognese di Sel Cathy La Torre spinge sul tasto: «L’affluenza a Bologna lo conferma, le primarie sono l’unico modo efficace per selezionare il candidato sindaco, e che servono anche a livello nazionale». Lo stesso Vendola venerdì era tornato ad accendere i riflettori sul voto bolognese. Altro dato certo è l’alta percentuale di volti femminili nei 50seggi allestiti, dove tra l’altro vengono raccolte oltre 20 mila firme in calce alla petizione Pd per le dimissioni del premier. Difficile etichettare gli elettori. Merola ha fatto il pieno nei circoli Pd e in periferia, lottando contro l’etichetta di candidato “di apparato”. Frascaroli, una vita spesa nel sociale, è riuscita a riunire intorno a sé l’ala sinistra e molto associazionismo. Ma anche giovani e donne che volevano dare un segnale al partito per un maggiore rinnovamento. E proprio sul «cambiamento» e sull’apertura ai giovani come parole d’ordine si è giocata la sfida tra i due: «Sto cambiando il partito - aveva assicurato Merola - chiedo 10 anni per cambiare la città puntando su innovazione, cultura, università».
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