MILANO - Duro attacco del Giornale di Alessandro Sallusti contro  la pm Ilda Boccassini, titolare (insieme a Forno e Sangermano)  dell'inchiesta sul caso Ruby. Il quotidiano di proprietà di Paolo  Berlusconi, in prima pagina, riporta una foto del magistrato, con il  titolo "Amori privati della Boccassini". "La pm - si legge - finì sotto  processo al Csm perché sorpresa in atteggiamenti sconvenienti con un  giornalista di sinistra". Nel testo dell'articolo si spiega la storia:  "Ilda Boccassini nel 1982 fu sorpresa in atteggiamenti amorosi con un  giornalista di Lotta Continua, e finì al Csm. Contro chi la accusava si  difese invocando la sua privacy. E quella di Berlusconi allora?".
L'allora  procuratore di Milano Mauro Gresti chiese il trasferimento per  incompatibilità ambientale della Boccassini facendo riferimento anche a  presunti «episodi disdicevoli» all'interno della procura (secondo il  quotidiano, riunioni serali in ufficio e violente liti). Il Giornale  ricorda come la Boccassini si difese sostenendo che la vicenda  riguardava «solo questioni che attengono esclusivamente alla mia vita  privata coperta, come tale, da un diritto di assoluta riservatezza». Il  Pg della Cassazione aveva motivato la richiesta di rinvio a giudizio  «non certo per il compiaciuto scambio di vistose affettuosità», scrive  il giornale citando le carte del Csm, ma perchè l'altra persona  coinvolta era un cronista di palazzo di Giustizia e questo avrebbe  determinato «le facili battute, il comportamento spicciolo, le maliziose  insinuazioni e soprattutto il sospetto - fondato o meno non importa -  nell'ambiente giornalistico, forense o in altri a questi vicini, che la  pubblicazione di talune notizie possa ricollegarsi a privilegiate  confidenze». 
Il pg della Cassazione chiese la «perentoria censura»  per Ilda Boccassini ma il magistrato fu assolto dalla sezione  disciplinare del Csm nell'aprile del 1983 perchè, scriveva l'organo di  autogoverno dei giudici, «nel ribadire il proprio orientamento in  materia di diritto alla privacy, ritiene il comportamento della  dottoressa Boccassini non abbia determinato alcuna eco negativa, nè  all'interno degli uffici giudiziari, come provano le attestazioni dei  colleghi della Procura, nè all'esterno»... SEGUE 
SALLUSTI: "ESISTONO ALTRI GIORNALISTI" «La  Boccassini ha una passione per i giornalisti di sinistra. Ci sono altri  colleghi». Così ai microfoni di 'Radio 24', Alessandro Sallusti,  direttore de 'Il Giornalè che oggi ha pubblicato un pezzo dal titolo  «Amori privati della Boccassini». «La Boccassini ha una passione per i  giornalisti di sinistra. Ci sono altri colleghi - ha detto il direttore  del Giornale alla trasmissione la Zanzara su Radio 24 -. Non abbiamo  pubblicato il nome del giornalista con il quale amoreggiava perchè è un  collega e non è l'unico. Ce ne è uno dell'Unità e, come scriviamo, anche  altri colleghi». 
BRUTI DIFENDE BOCCASSINI Le campagne di  denigrazione e l'attacco personale ai magistrati si qualificano da soli  e, in un sistema di civile convivenza, devono essere un problema per  chi ne è autore e non per chi ne è vittima». Con queste parole, decise e  precise, affidate a un comunicato stampa, il procuratore della  Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, ha voluto difendere oggi  pubblicamente i pm impegnati nell'inchiesta sul 'caso Ruby' e, in  particolare, anche senza mai fare riferimenti espliciti, il procuratore  aggiunto Ilda Boccassini. Stamani, infatti, 'Il Giornalè è uscito in  edicola titolando in prima pagina 'Amori privati della Boccassinì e con  un articolo, 'La doppia morale della Boccassinì, che riportava una  vicenda di 29 anni fa finita con un procedimento davanti al Csm, al  termine del quale il magistrato venne assolto. E in tarda mattinata è  arrivato il comunicato firmato da Bruti Liberati, con il quale il capo  della Procura, dopo aver precisato di essersi lui stesso assunto la  «piena responsabilità» delle indagini sul caso Ruby con un ruolo di  «coordinamento», ha espresso «pieno sostegno e apprezzamento» nei  confronti dei pm titolari dell'inchiesta. A difesa della Boccassini e  dei «colleghi di Milano» è intervenuto anche il presidente dell'Anm,  Luca Palamara. «Il 'metodo Mesianò non ci intimidisce e non ci  intimidirà», ha affermato, parlando di un «attacco di inaudita gravità»  da parte del 'Giornalè con l' «intento di personalizzare lo scontro» nei  confronti della Boccassini. La presa di posizione di Bruti Liberati  segue un'altra nota che il procuratore aveva diffuso lo scorso 17  gennaio, 3 giorni dopo l'invito a comparire per il premier Silvio  Berlusconi e soprattutto all'indomani del duro attacco alle 'toghè  milanesi da parte del presidente del Consiglio, attraverso un  video-messaggio. In quel caso, Bruti Liberati aveva chiarito che il  lavoro della Procura proseguiva «in piena serenità, nel saldo  riferimento ai principi costituzionali dell'uguaglianza di tutti davanti  alla legge, dell'obbligatorietà dell'azione penale, della presunzione  di non colpevolezza». Nel comunicato di oggi, per prima cosa, Bruti  Liberati spiega che i titolari dell'inchiesta, i procuratori aggiunti  Boccassini e Pietro Forno e il pm Antonio Sangermano, «senza esenzione  alcuna dai turni e dalla attività ordinaria, hanno compiuto e stanno  compiendo con tempestività e rigore professionale attività d'indagine».  Poi arriva la difesa dagli attacchi, con il riferimento 'indirettò al  'Giornalè: «Ogni attività della magistratura - e dunque anche quella  della Procura della Repubblica di Milano - in un ordinamento  democratico, è soggetta alla valutazione e alla critica della libera  stampa; le campagne di denigrazione e l'attacco personale ai magistrati  si qualificano da soli». In più il procuratore rimarca che, «in  considerazione della delicatezza della vicenda», sta seguendo  «costantemente e compiutamente tutta la attività» dell'inchiesta, di cui  «ha assunto personalmente il coordinamento e conseguentemente piena  responsabilità». Infatti, ricorda che è stato lui stesso a firmare «le  richieste e le note di trasmissione degli atti, dirette alla Camera dei  Deputati» e a 'vistarè due inviti a comparire, quello destinato al  premier e quello per la sue ex igienista dentale Nicole Minetti, «pur  non essendo richiesto il visto per tale tipo di atti». 
ANM: STOP A METODO MESIANO «Il  metodo 'Mesianò non ci intimidisce e non ci intimidirà: come Anm  esprimiamo solidarietà ai colleghi di Milano e alla Boccassini che ha  ricevuto un attacco di inaudita gravità da 'Il Giornalè per la sola  'colpà di applicare la legge come prevede la Costituzione». Lo ha detto  il presidente dell'Anm, Luca Palamara, durante una conferenza stampa  nella sede di Piazza Cavour. «È un attacco di una gravità inaudita - ha  proseguito Palamara - perchè non riguarda tutti i titolari  dell'inchiesta che sono ben tre, ma uno solo, la Boccassini, con  l'intento di personalizzare lo scontro». «Se il prezzo di poter svolgere  un'indagine è quello di subire ritorsioni, diciamo, a chi si serve di  questi metodi denigratori, che non faremo un solo passo indietro», ha  concluso Palamara.
PM MILANO CONTRATTACCANO Pm di Milano  al contrattacco sul caso Ruby. Il procuratore della Repubblica di  Milano, Edmondo Bruti Liberati, ha scritto una nota in riferimento al  Giornale, che pubblica un articolo sulle vicende private della pm  Boccassini, titolare dell'inchiesta insieme a Pietro Forno e ad Antonio  Sangermano. «Le campagne di denigrazione e l'attacco personale si  qualificano da soli», ha detto Bruti, che ha aggiunto che «ogni attività  della magistratura - e dunque anche quella della procura della  repubblica di Milano - in un ordinamento democratico è soggetta alla  valutazione e alla critica della libera stampa ; le campagne di  denigrazione, e quindi l'attacco personale ai magistrati si qualificano  da soli e in un sistema di civile convivenza devono essere un problema  per chi ne è autore e non per chi ne è vittima».
IDV: METODO BOFFO CONTRO BOCCASSINI «Il  linciaggio mediatico nei confronti di Ilda Bocassini continua. I  giornali di famiglia proseguono con il metodo Boffo nel tentativo di  punire i magistrati e di intimidirli, partendo dal magistrato più  esposto. La colpa della Bocassini? È quella di avere i capelli rossi  così come la colpa del giudice Mesiano era quella di avere i calzini  turchesi». È quanto afferma in una nota il portavoce dell'Italia dei  Valori, Leoluca Orlando. «L'Idv esprime solidarietà e vicinanza umana a  Ilda Bocassini, ai suoi colleghi e a tutti i poliziotti costretti a fare  da scorta alle escort di Arcore. Chiediamo anche un intervento  dell'Ordine dei giornalisti affinchè valuti se è deontologicamente  corretto il pestaggio mediatico e se tutto ciò è informazione o  semplicemente manganellate di regime», conclude Orlando. 

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