venerdì 28 gennaio 2011

METODO BOFFO CONTRO LA BOCCASSINI



MILANO - Duro attacco del Giornale di Alessandro Sallusti contro la pm Ilda Boccassini, titolare (insieme a Forno e Sangermano) dell'inchiesta sul caso Ruby. Il quotidiano di proprietà di Paolo Berlusconi, in prima pagina, riporta una foto del magistrato, con il titolo "Amori privati della Boccassini". "La pm - si legge - finì sotto processo al Csm perché sorpresa in atteggiamenti sconvenienti con un giornalista di sinistra". Nel testo dell'articolo si spiega la storia: "Ilda Boccassini nel 1982 fu sorpresa in atteggiamenti amorosi con un giornalista di Lotta Continua, e finì al Csm. Contro chi la accusava si difese invocando la sua privacy. E quella di Berlusconi allora?".
L'allora procuratore di Milano Mauro Gresti chiese il trasferimento per incompatibilità ambientale della Boccassini facendo riferimento anche a presunti «episodi disdicevoli» all'interno della procura (secondo il quotidiano, riunioni serali in ufficio e violente liti). Il Giornale ricorda come la Boccassini si difese sostenendo che la vicenda riguardava «solo questioni che attengono esclusivamente alla mia vita privata coperta, come tale, da un diritto di assoluta riservatezza». Il Pg della Cassazione aveva motivato la richiesta di rinvio a giudizio «non certo per il compiaciuto scambio di vistose affettuosità», scrive il giornale citando le carte del Csm, ma perchè l'altra persona coinvolta era un cronista di palazzo di Giustizia e questo avrebbe determinato «le facili battute, il comportamento spicciolo, le maliziose insinuazioni e soprattutto il sospetto - fondato o meno non importa - nell'ambiente giornalistico, forense o in altri a questi vicini, che la pubblicazione di talune notizie possa ricollegarsi a privilegiate confidenze». 
Il pg della Cassazione chiese la «perentoria censura» per Ilda Boccassini ma il magistrato fu assolto dalla sezione disciplinare del Csm nell'aprile del 1983 perchè, scriveva l'organo di autogoverno dei giudici, «nel ribadire il proprio orientamento in materia di diritto alla privacy, ritiene il comportamento della dottoressa Boccassini non abbia determinato alcuna eco negativa, nè all'interno degli uffici giudiziari, come provano le attestazioni dei colleghi della Procura, nè all'esterno»... SEGUE 

SALLUSTI: "ESISTONO ALTRI GIORNALISTI" «La Boccassini ha una passione per i giornalisti di sinistra. Ci sono altri colleghi». Così ai microfoni di 'Radio 24', Alessandro Sallusti, direttore de 'Il Giornalè che oggi ha pubblicato un pezzo dal titolo «Amori privati della Boccassini». «La Boccassini ha una passione per i giornalisti di sinistra. Ci sono altri colleghi - ha detto il direttore del Giornale alla trasmissione la Zanzara su Radio 24 -. Non abbiamo pubblicato il nome del giornalista con il quale amoreggiava perchè è un collega e non è l'unico. Ce ne è uno dell'Unità e, come scriviamo, anche altri colleghi». 

BRUTI DIFENDE BOCCASSINI Le campagne di denigrazione e l'attacco personale ai magistrati si qualificano da soli e, in un sistema di civile convivenza, devono essere un problema per chi ne è autore e non per chi ne è vittima». Con queste parole, decise e precise, affidate a un comunicato stampa, il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, ha voluto difendere oggi pubblicamente i pm impegnati nell'inchiesta sul 'caso Ruby' e, in particolare, anche senza mai fare riferimenti espliciti, il procuratore aggiunto Ilda Boccassini. Stamani, infatti, 'Il Giornalè è uscito in edicola titolando in prima pagina 'Amori privati della Boccassinì e con un articolo, 'La doppia morale della Boccassinì, che riportava una vicenda di 29 anni fa finita con un procedimento davanti al Csm, al termine del quale il magistrato venne assolto. E in tarda mattinata è arrivato il comunicato firmato da Bruti Liberati, con il quale il capo della Procura, dopo aver precisato di essersi lui stesso assunto la «piena responsabilità» delle indagini sul caso Ruby con un ruolo di «coordinamento», ha espresso «pieno sostegno e apprezzamento» nei confronti dei pm titolari dell'inchiesta. A difesa della Boccassini e dei «colleghi di Milano» è intervenuto anche il presidente dell'Anm, Luca Palamara. «Il 'metodo Mesianò non ci intimidisce e non ci intimidirà», ha affermato, parlando di un «attacco di inaudita gravità» da parte del 'Giornalè con l' «intento di personalizzare lo scontro» nei confronti della Boccassini. La presa di posizione di Bruti Liberati segue un'altra nota che il procuratore aveva diffuso lo scorso 17 gennaio, 3 giorni dopo l'invito a comparire per il premier Silvio Berlusconi e soprattutto all'indomani del duro attacco alle 'toghè milanesi da parte del presidente del Consiglio, attraverso un video-messaggio. In quel caso, Bruti Liberati aveva chiarito che il lavoro della Procura proseguiva «in piena serenità, nel saldo riferimento ai principi costituzionali dell'uguaglianza di tutti davanti alla legge, dell'obbligatorietà dell'azione penale, della presunzione di non colpevolezza». Nel comunicato di oggi, per prima cosa, Bruti Liberati spiega che i titolari dell'inchiesta, i procuratori aggiunti Boccassini e Pietro Forno e il pm Antonio Sangermano, «senza esenzione alcuna dai turni e dalla attività ordinaria, hanno compiuto e stanno compiendo con tempestività e rigore professionale attività d'indagine». Poi arriva la difesa dagli attacchi, con il riferimento 'indirettò al 'Giornalè: «Ogni attività della magistratura - e dunque anche quella della Procura della Repubblica di Milano - in un ordinamento democratico, è soggetta alla valutazione e alla critica della libera stampa; le campagne di denigrazione e l'attacco personale ai magistrati si qualificano da soli». In più il procuratore rimarca che, «in considerazione della delicatezza della vicenda», sta seguendo «costantemente e compiutamente tutta la attività» dell'inchiesta, di cui «ha assunto personalmente il coordinamento e conseguentemente piena responsabilità». Infatti, ricorda che è stato lui stesso a firmare «le richieste e le note di trasmissione degli atti, dirette alla Camera dei Deputati» e a 'vistarè due inviti a comparire, quello destinato al premier e quello per la sue ex igienista dentale Nicole Minetti, «pur non essendo richiesto il visto per tale tipo di atti». 

ANM: STOP A METODO MESIANO «Il metodo 'Mesianò non ci intimidisce e non ci intimidirà: come Anm esprimiamo solidarietà ai colleghi di Milano e alla Boccassini che ha ricevuto un attacco di inaudita gravità da 'Il Giornalè per la sola 'colpà di applicare la legge come prevede la Costituzione». Lo ha detto il presidente dell'Anm, Luca Palamara, durante una conferenza stampa nella sede di Piazza Cavour. «È un attacco di una gravità inaudita - ha proseguito Palamara - perchè non riguarda tutti i titolari dell'inchiesta che sono ben tre, ma uno solo, la Boccassini, con l'intento di personalizzare lo scontro». «Se il prezzo di poter svolgere un'indagine è quello di subire ritorsioni, diciamo, a chi si serve di questi metodi denigratori, che non faremo un solo passo indietro», ha concluso Palamara.

PM MILANO CONTRATTACCANO Pm di Milano al contrattacco sul caso Ruby. Il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, ha scritto una nota in riferimento al Giornale, che pubblica un articolo sulle vicende private della pm Boccassini, titolare dell'inchiesta insieme a Pietro Forno e ad Antonio Sangermano. «Le campagne di denigrazione e l'attacco personale si qualificano da soli», ha detto Bruti, che ha aggiunto che «ogni attività della magistratura - e dunque anche quella della procura della repubblica di Milano - in un ordinamento democratico è soggetta alla valutazione e alla critica della libera stampa ; le campagne di denigrazione, e quindi l'attacco personale ai magistrati si qualificano da soli e in un sistema di civile convivenza devono essere un problema per chi ne è autore e non per chi ne è vittima».

IDV: METODO BOFFO CONTRO BOCCASSINI «Il linciaggio mediatico nei confronti di Ilda Bocassini continua. I giornali di famiglia proseguono con il metodo Boffo nel tentativo di punire i magistrati e di intimidirli, partendo dal magistrato più esposto. La colpa della Bocassini? È quella di avere i capelli rossi così come la colpa del giudice Mesiano era quella di avere i calzini turchesi». È quanto afferma in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando. «L'Idv esprime solidarietà e vicinanza umana a Ilda Bocassini, ai suoi colleghi e a tutti i poliziotti costretti a fare da scorta alle escort di Arcore. Chiediamo anche un intervento dell'Ordine dei giornalisti affinchè valuti se è deontologicamente corretto il pestaggio mediatico e se tutto ciò è informazione o semplicemente manganellate di regime», conclude Orlando. 

Nessun commento:

Posta un commento