NON NASCONDIAMO LO SPORCO SOTTO LO STUOINO.
IL PARTITO DEMOCRATICO NON PUO' LASCIARE ZONE GRIGIE.
Era stata per qualche ora una consultazione-festa con affluenza record - 44mila votanti -. Si è trasformata in uno psicodramma a colpi di accuse di brogli e "assalti" alla sede del partito. Lo scrittore propone Cantone. E Bersani decide di rinviare l'assemblea nazionale
Doveva essere la festa delle primarie, è diventata una devastante resa dei conti, l'ultimo scontro dentro un Pd che si contende il dopo-Iervolino e il potere nel comune di Napoli. Sulle macerie di una consultazione funestata forse da brogli, certamente da reciproche, velenosissime accuse, piomba ora la richiesta di Roberto Saviano: si rifacciano le primarie a Napoli.
E poco dopo l'annuncio destinato a suscitare nuove polemiche: il segretario Bersani chiede di rinviare l'assemblea nazionale del partito che proprio a Napoli doveva tenersi: "Adesso bisogna fare chiarezza. Ho chiesto alla presidente Rosy Bindi di sospendere l'Assemblea nazionale e chiedo un immediato incontro alla coalizione di centrosinistra che ha organizzato le primarie a Napoli per dare risposte convincenti"...segue
Dice lo scrittore: "Mi pare che le consultazioni si siano svolte nel caso più completo. In alcuni casi, sono stati perfino allontanati i gionalisti. mi chiedo perché. Hanno votato esponenti del centrodestra, si è parlato di voto a pagamento e di infiltrazioni della criminalità organizzata. Questa situazione va chiarita. Il partito democratico deve essere al di sopra di ogni sospetto". Saviano propone una nuova consultazione e si augura la candidatura di Raffaele Cantone, giudice anti-camorra. Il primo a fare il nome di Cantone fu Walter Veltroni all'Eliseo, il 26 novembre scorso. "A Napoli serve un candidato che parli a tutta la coalizione, a tutto il Pd a tutta la città, che dia una speranza" aggiunge l'esponente del Pd dopo l'appello di Saviano.
L'ennesima avventura pieddina in Campania è cominciata sabato scorso 3 e si è arenata nel giro di 48 ore su ricorsi ai Garanti e assalti alla sede del partito. La corsa aveva avuto inizio di prima mattina, con il voto dalle 9 alle 21 nei seggi disseminati in tutta la città. Affluenza ottima che induceva nuove speranze - alla fine i votanti saranno oltre 44mila -, code alle urne, entusiasmo ritrovato nelle file dei militanti. Ma già a metà mattina è un festival di recriminazioni 4: prima l'allarme di Mancuso, candidato di Sinistra e Libertà. Poi le accuse di un secondo candidato, Nicola Oddati, e infine quelle dell'entourage di Umberto Ranieri, il più titolato dei contendenti, sostenuto dalla segreteria provinciale.
I COZZOLINIANI INVADONO LA SEDE DEL PD
LA DENUNCIA DI TREMANTE: NAPOLI NON MERITAVA QUESTO
Il bersaglio è il 48enne Andrea Cozzolino 7, europarlamentare, bassoliniano da sempre, titolare in Campania d'un consistente pacchetto di voti. In particolare in tre seggi della periferia Nord - accusano i suoi competitori - loschi personaggi e capibastone orientano il voto offrendo danaro in cambio di schede votate. L'accusa ha un sotto-capitolo: una parte del Pdl sarebbe mobilitata per la vittoria di Cozzolino. Un doppio marchio d'infamia, dunque: contiguità con il malaffare e intelligenza col nemico nella città devastata dalla camorra, e politicamente ultimo baluardo contro la destra. A urne aperte, Cozzolino prova a arginare l'onda: se saranno verificati episodi di inquinamento - dice pubblicamente unendo la sua voce a quella degli altri candidati - si intervenga duramente. "Attenzione però a non distruggere una bella prova di democrazia".
Nella notte dello scrutinio, invece, sarà un crescendo: contestazioni sempre più dettagliate, rumors assordanti. E sentimenti al calor bianco quando nelle urne Cozzolino batte Ranieri (16358 preferenze contro 15137). Fra il sabato e la domenica circola una indiscrezione dal potenziale devastante: i garanti hanno già annullato il voto in quei famigerati tre seggi. Nel giro di 36 ore arriva poi il ricorso di Ranieri appoggiato da Oddati, e l'altolà di Libero Mancuso. Primarie sotto ipoteca, dunque, e prima reazione infuocata di Cozzolino: "Sto contenendo la rabbia e la delusione di tanti elettori delle primarie, di centro e periferia, che si sentono umiliati, presi in giro. Ma io a differenza di altri - dice - non parlo da irresponsabile. Attendo che i garanti abbiano compiuto il loro lavoro".
La risposta del segretario provinciale del Pd, Nicola Tremante, schierato con Ranieri, è a cannonate: "Hanno mandato a votare consiglieri di centrodestra, una cosa assurda, una soverchieria. Abbiamo foto che lo mostrano, e poi ci sono casi di extracomunitari che sono stati colti davanti a seggi e hanno dichiarato di avere avuto 5 euro per votare Cozzolino". Da Roma arriva invano l'invito ad abbassare i toni, dopo che Bersani aveva telefonato - là come a Bologna - per congratularsi della buona reattività dei fedelissimi pieddini. Ormai ognuno marcia per sè. I cozzoliniani "invadono" fisicamente la sede democratica chiedendo la ratifica del responso delle urne. Tremante si indigna. Gli altri aspettano, nessuno sa come uscirne. E Saviano lancia il suo appello: lo psicodramma si chiuda rifacendo le primarie.
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