venerdì 7 gennaio 2011

BERSANI: non è tempo di Congressi

Il segretario: ai cancelli Fiat vi inseguirebbero coi forconi. Ma andrà ospite al Lingotto dall'ex leader il 22 gennaio (di GIOVANNA CASADIO, Repubblica del 7 dicembre)

ROMA - "Un congresso anticipato per ridefinire la strategia del Pd? Lo vadano a dire davanti ai cancelli della Fiat, li inseguiranno con i forconi". Pier Luigi Bersani stoppa ogni discussione. Non è disposto a prendere in considerazione l'ipotesi, sintomo casomai dell'eterno "tafazzismo" della sinistra. O meglio del "narcisismo" di chi la avanza, ovvero Veltroni e la sua minoranza: come dice Stefano Fassina, responsabile economico dei Democratici e collaboratore del segretario. "E comunque, se congresso anticipato ci fosse, Bersani stravincerebbe". Ma i veltroniani - che lanceranno la loro offensiva al Lingotto il 22 gennaio - non rinunciano all'idea. Neppure vogliono tensioni alla vigilia di tanti appuntamenti politici cruciali per la partita politica del nostro paese: l'11 la Consulta decide sul legittimo impedimento; il 13 e il 14 c'è il referendum a Mirafiori; poi inizia il risiko parlamentare. Perciò precisano: "L'idea resta ma oggi è prematura". Se c'è insomma un un'interruzione traumatica della legislatura, allora bisogna solo "serrare i ranghi e definire con Bersani le soluzioni migliori". Ma se la legislatura va avanti, se l'Udc di Casini privilegia il dialogo nel centrodestra, allora "ci vuole un congresso anticipato". Per rimettere a punto la strategia dei Democratici.

Per il momento nessuna resa dei conti, però. Bersani ribadisce che andrà ospite al Lingotto, da Veltroni. Invitato anche D'Alema. Tempo di fair play. Tranne
che con "i rottamatori" di Pippo Civati e del sindaco di Firenze Matteo Renzi. La "direzione parallela" da loro organizzata il 12 (il giorno prima della direzione del partito) a Roma, ha irritato la segreteria: "In altri tempi di sarebbero aperte procedure disciplinari... ". Civati sul suo blog rilancia. Pubblica il documento della fine del 2008 con le firme per chiedere "primarie vere, primarie sempre": ci sono quelle di Bersani, D'Alema, Marini, Bindi, Finocchiaro, Gentiloni, Epifani. Didascalia: "Il manoscritto rinvenuto nelle catacombe di Sant'Andrea delle Fratte... ", cioè la sede del Pd. Cesare Damiano, l'ex ministro del Lavoro, avverte. "Concentriamoci sui contenuti, perché se il partito continua così siamo alla frutta".

La querelle sulle primarie è il fronte aperto. La linea di Bersani è quella di non congelarle per le amministrative di Torino, Bologna e Napoli. Ma una revisione va fatta. Spiega Fassina: "Buonsenso dice che prima si affrontano i problemi del paese, poi si decidono gli schieramenti e quindi le leadership. Altrimenti abbiamo smarrito il senso della politica". Nel "parlamentino" di giovedì prossimo il segretario rivolgerà un appello a tutte le forze dell'opposizione di centro e di centrosinistra per una "riscossa repubblicana". E inviterà all'unità il Pd e a non perdersi in chiacchiere. Beppe Fioroni attacca: "Non si può dire: non si fanno le primarie perché le perdiamo. Non possiamo avere paura delle primarie". Indispensabili sono anche per Sandra Zampa, deputato, portavoce di Prodi: "È assurdo e grottesco congelarle proprio mentre sono già in corso in alcune città italiane come Torino e Bologna". C'è poi il "caso" Cosenza, dove il sindaco uscente Salvatore Perugini contesta la decisione del coordinamento provinciale di non ricandidarlo. 
Da oggi a domenica, i Radicali hanno riunito il comitato nazionale con il segretario Mario Staderini, i leader Marco Pannella e Emma Bonino. Sul tavolo tutte le questioni politiche e l'organizzazione del prossimo congresso che sarà uno spartiacque. I radicali sono stati eletti nel 2008 nelle liste del Pd.  

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