Come dimostrano i dati della Ragioneria dello Stato, il governo si è accanito con particolare durezza contro la scuola pubblica, riservandole l'86% dei tagli complessivi dei dipendenti dello Stato: 55.000 uomini e donne, soprattutto donne, che lavoravano con passione e competenza anche da oltre 10 anni, spesso con contratti annuali, oggi sono letteralmente in mezzo ad una strada.
E' davvero grottesco il tentativo del governo di far passare questa operazione di macelleria sociale come la riforma epocale che porterà la qualità nel sistema scolastico italiano.
La verità è che pur di tagliare in modo indiscriminato, si è deciso di accorpare classi; di negare le ore di sostegno agli studenti con disabilità; di far insegnare inglese a chi non lo sa; di lasciare laboratori inutilizzati per tagliare gli insegnanti tecnico pratici; di eliminare le compresenze nella scuola primaria; di lasciare in stato di abbandono gli scolari quando escono dalla classe per mancanza di collaboratori scolastici; di lasciare a casa migliaia di bambini della scuola dell'infanzia.
Tuttavia, questa insopportabile cura che sta uccidendo la scuola non è servita a comprimere la spesa corrente dello Stato, che con Berlusconi continua ad aumentare, ma finirà per aggravare le disuguaglianze e a minare definitivamente le opportunità di crescita economica e sociale e la competitività stessa dell’Italia che, come ben individuato dagli obiettivi di Europa 2020, richiede un grande investimento sul capitale umano e la conoscenza dei nostri figli.
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