mercoledì 5 gennaio 2011

1001 MODI PER SEGARE LE GAMBE ALLA GIUSTIZIA

Come riportato da molti giornali, dal 2 gennaio è stata interrotta l’assistenza tecnica su un certo numero di software di vitale importanza per il funzionamento degli uffici giudiziari. Motivazione: la mancanza di soldi. Ancora risorse sottratte alla Giustizia, dunque, e in un settore cruciale per i rapporti fra il Palazzo e la gente. Intendiamoci: non è che di colpo i computer scompariranno dalla scrivania di cancellieri e magistrati. Ma le cose, almeno per un po’, procederanno a rilento.

Giudici e funzionari sono sul piede di guerra. E diffidano delle rassicurazioni. Hanno le loro ragioni. Se i problemi, quando ci sono, venissero presentati, diciamo, con le dovute maniere, avremmo tutti uno spirito più collaborativo: per intenderci, se mi dicono “scusa, c’è la crisi, facciamo del nostro meglio per rimediare, dacci una mano”, mi sento invogliato a rimboccarmi silenziosamente le maniche. Se mi coprono d’insulti ogni volta che una mia inchiesta sfiora un qualche mammasantissima e mi danno del fannullone a ogni piè sospinto, poi non è che possano invocare l’understatement. 
Al Ministero contano di provvedere in tempi ragionevoli. Ne sono personalmente convinto: un deficit nell’informatica giudiziaria - sbandierata nei mesi scorsi come la Nuova Frontiera - fa troppo “brutta figura” per poter durare a lungo. 
Piuttosto, a questo problema concreto non si possono che opporre contromisure concrete: vale a dire, trovare i soldi per ripristinare l’assistenza. Capisco che possa sembrare banale (come spesso appare il buon senso) ma provate a far funzionare un Pc parlandogli della commissione d’inchiesta sui Pm eversivi e della separazione delle carriere o minacciandolo di impiantare dei tornelli: quello, il Pc, non vorrà saperne. E continuerà a fissarvi. Muto, inerte, vagamente sfottente.

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